giovedì 13 dicembre 2012

Embrioni per la ricerca. Ora si pronunci la Consulta

Nell’articolo uscito due settimane fa su left con il titolo la Fecondazione censurata, avevamo ventilato la possibilità di una imminente sentenza del Tribunale di Firenze sulla legge 40, un pronunciamento atteso specie dopo l’inqualificabile decisione del Governo Monti di ricorrere in appello contro la sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha giudicato la legge sulla fecondazione assistita italiana lesiva di diritti umani.

Il tribunale di Firenze si è pronunciato oggi, 12 dicembre, rimettendo la Legge 40 ancora una volta al giudizio della Corte Costituzionale che dovrà pronunciarsi sulla costituzionalità della norma riguardo al divieto di destinare embrioni non più destinati all’impianto in utero alla ricerca scientifica. Una questione di costituzionalità a cui si è arrivati dopo che una coppia milanese, assistita dall’avvocato Gianni Baldini, ha avuto il coraggio di ricorrere al tribunale per veder riconosciuto il proprio diritto di revoca del consenso informato e veder rispettata la propria scelta di donare alla ricerca embrioni che la signora non voleva più che le fossero trasferiti in un utero dacché dalle analisi erano risultati malati.
 
“Ancora una volta si dimostra quanto da noi espresso più volte ovvero la fondatezza nel dire che il divieto di revoca del consenso informato è un divieto incostituzionale ai sensi dell’art. 32 della nostra Costituzione. La revoca del consenso avviene già per tutte le altre patologie ed è indispensabile per il percorso terapeutico del paziente”commenta l’avvocato Filomena Gallo segretario dell’Associazione Luca Coscioni.
 
“Inoltre – aggiunge – il giudice, esprimendosi sul divieto di utilizzo ai fini della ricerca degli embrioni sovrannumerari malati o abbandonati, conferma il paradosso di questa assurda legge 40: in Italia è vietato estrarre linee cellulari embrionali ma si può fare ricerca con esse se importate dall’estero. Il giudice ha rilevato nella sua decisione che la legge 40 entra in contrasto con gli articoli 33 e 9 della carta Costituzionale che sanciscono la libertà di ricerca scientifica in Italia e pertanto ha rimando la legge alla Consulta”.
 
Questi due nuovi aspetti della legge 40 di nuovo al vaglio ora dei giudici della Corte Costituzionale erano stati già oggetto dei quesiti referendari del 2005. “Sarebbe stato opportuno e necessario non boicottare quel referendum- commenta l’avvocato Gallo – risparmiando a tante coppie inutili sofferenze e evitando di porre inutili e ideologici paletti alla libertà di ricerca scientifica nei nostri laboratori. Avrebbe significato garantire la salute ai cittadini del Paese. Quello che non fa il Parlamento, ovvero cancellare la legge 40, lo stanno facendo i tribunali. Siamo ancora lontani dalla Francia il cui Senato ha approvato, nella notte fra il 4 e il 5 dicembre, una proposta di legge che autorizza la ricerca sulle cellule staminali embrionali”.