martedì 20 dicembre 2011

Gli italiani e la Chiesa, la secolarizzazione avanza


"Privilegi, immunità, ingerenze, denari, disparità giuridica... Ma quale libertà religiosa!". Questo il titolo del convegno che si è svolto a Roma presso l’Aula Magna della facoltà valdese il 12 dicembre, promosso da CGIL-Nuovi Diritti (responsabile Gigliola Toniollo) e Fondazione Critica Liberale (direttore Enzo Marzo) per presentare un’anteprima del VII Rapporto sulla secolarizzazione in Italia dell’Osservatorio Laico, che verrà pubblicato sul prossimo numero di Critica Liberale.
Lo studio, curato da Giovanna Caltanissetta, Laura Caramanna e Silvia Sansonetti, si serve delle fonti statistiche Istat, di dati governativi (Ministero dell’Istruzione e della Sanità), ed ecclesiastici (Annuario statistico vaticano e Cei). Dati ufficiali, quindi, che ognuno può consultare, ma che in questo rapporto formano un quadro organico che delinea un crescente, sicuro e progressivo processo di secolarizzazione della società italiana. Insomma, l’incidenza della Chiesa cattolica sui comportamenti e le scelte degli italiani è decisamente in ribasso.
Diminuiscono matrimoni concordatari, aumentano quelli civili, e soprattutto le coppie di fatto. In calo battesimi, prime comunioni, cresime. Gli anticoncezionali e le interruzioni di gravidanza non sono certo più tabù. Sempre meno studenti si avvalgono dell’ora di religione cattolica (IRC). Le scuole cattoliche chiudono per mancanza di discepoli.
Anche il portafoglio degli italiani è sempre meno generoso: le offerte e le donazioni sono in caduta libera, e pure lo scudato meccanismo dell’8 per mille regista un calo di firme pro-Chiesa. Per non parlare della crisi di vocazioni sacerdotali, che nessun serial televisivo alla “don Matteo” riesce a far crescere.
Questa situazione, allarmante per la Chiesa, la porta a cercare sempre maggiori appoggi politici per riconquistare il terreno perduto. Così, mentre le chiese si svuotano e la fede catechistica è da tempo in default, aumentano i politici-chierichetti che la incensano e la rilanciano elargendo finanziamenti e sfornando (quando possibile) leggi-precetto. Un fenomeno che nell’era berlusconiana, coincidente quasi con gli anni del Rapporto dell’Osservatorio Laico, si è amplificato oltre ogni misura assecondando il sogno papista della riconquista cattolica. A partire dall’Italia, considerata eccellente cosa propria.
Interessanti in questa operazione di riconquista, sono anche i due dossier del Rapporto sulla quantificazione della presenza del “sacro” nelle trasmissioni televisive: dai telegiornali, ai dibattiti, alle dirette di riti sacri, viaggi pontifici, iniziative religiose, … fino alle fiction con storie di santi e prelati: Don Fumino, Don Matteo, Papa Pio XII°, Frati in convento, La monaca di Monza, Don Fabrizio Canepa, Suor Therese, Mons. Simon Castell, Suor Amelia e le consorelle, Don Blasco, Don Silvano, Suor Clotilde, il Cardinale Rospigliosi, Frà Tuck, Karol, un uomo diventato Papa, Jesus, AnnoDomini, Dio vede e provvede, Il sangue e la rosa, ecc. Un mare mediatico, che irrompe nelle case degli italiani per “normalizzarli” all’universalità della fede.
Insomma, se gli italiani non vanno in chiesa, la Chiesa entra in casa loro dalla finestra TV. Una sorta di spirito santo via etere, universale e totalizzante, dove la laicità è ridotta a lumicino e anche i minimi spazi che erano dati a protestanti e ebrei – le altre due religioni importanti per presenza e storia in Italia – sono stati erosi fino a scomparire quasi del tutto, o relegati a fasce orario impossibili.
In definitiva, mentre la secolarizzazione avanza, si tende a dare della cattolicità un quadretto idilliaco di unica possibile normalità, che indipendentemente dal fatto di non credere o credere, è spacciata quasi come appartenenza etnica che ingloba all’italianità. Un gioco pericoloso che in Italia ha portato alle famigerate leggi razziali del fascismo, e che oggi, nella stessa brodaglia fa crescere i veleni che armano spedizioni contro Rom e stranieri… Ma entriamo in questo Rapporto sulla secolarizzazione attraverso i descrittori e i relativi indici che esso propone.
Crolla la sacra famiglia – Sul totale di tutti matrimoni celebrati, sono in aumento quelli con rito civile che nel 2008 sono arrivati al 62,8% del totale. Ma l’elemento ancora di maggior crisi per la l’appartenenza alla Chiesa cattolica è proprio la diversa concezione di famiglia, al di fuori del sigillo matrimoniale. 820.000 le unioni di fatto nel 2009. E se nel 1991 erano 207.000, tra il 1993-2003 se ne sono registrate 556.000. Molte di queste coppie hanno figli, il cui numero è in aumento costante. Tra il 1991 ed il 2009, cresce oltre sedici punti percentuali, raggiungendo quota 23,7% dei nati. Tra gli italiani, nonostante la pressione clericale abbia fatto fallire la legge sul riconoscimento delle coppie di fatto, si conferma sempre più l’esigenza di vivere l’affettività familiare e di coppia al di fuori della concezione cattolica. E non fa certo più scandalo per nessuno “il convivere”, né tantomeno il matrimonio civile. E nessun chierico oggi si sognerebbe di imitare il vescovo di Prato Fiordelli che nel 1956 definì pubblicamente “peccatori e concubini” i coniugi Bellandi per aver pronunciato il loro laico sì in Comune, chiedendo addirittura che il loro matrimonio fosse ritenuto nullo. Vale appena ricordare, che denunciato dagli interessati, l’alto prelato fu condannato dal Magistrato anche al pagamento di una multa in denaro (40.000 lire), perché, come stabilì la sentenza: «le leggi della Chiesa non possono contenere norme che autorizzino le autorità ecclesiastiche a ledere un bene del cittadino tutelato dalle leggi dello Stato».
Diminuiscono Battesimi, prime comunioni e cresime – Sul totale dei nati, nel 2009 i battezzati entro il primo anno di vita sono il 70,3%. Nel 1991 erano il 90%. Più di 19 punti percentuali in meno dunque. Un dato che sostanzialmente resta tale anche se depurato dal numero dei bimbi di genitori non cattolici, aumentati con la presenza degli immigrati negli ultimi anni. Non va meglio per le comunioni e le cresime. Anzi. Le prime sono scese dal 9,9% del 1991 al 7,5% del 2008 e le seconde dall’11,1% al 7,6%. Trattandosi di riti di “confermazione”, la tendenza all’emancipazione dalla chiesa curiale è evidente.
Anticoncezionali crescono – Nonostante l’educazione sessuale lasci moltissimo a desiderare nel nostro Paese, il catechistico crescete-e-moltiplicatevi è molto in ribasso. Mettere al mondo un figlio è una scelta seria e consapevole, e l’uso degli anticoncezionali è quindi un atto di responsabilità. I dati di Federfarma sulla diffusione della pillola anticoncezionale segnano una indicizzazione del 16,3% nel 2009, rispetto al 10,3% del 1992. Per contrastare questa tendenza la Chiesa ha intensificato negli ultimi anni i propri centri di difesa della vita e della famiglia, che da 487 nel 1991, sono passati a 2.345 nel 2009. E sta andando all’assalto dei consultori pubblici per addomesticarli con infornate di personale a lei fedelissimo (i pro-vita).
Interruzione volontaria di gravidanza in calo; ginecologi obiettori in aumento – Gli aborti volontari sono in netto calo, e attualmente vi fanno ricorso soprattutto le immigrate. Se nel 1991, l’Istituto Superiore di Sanità registrava 157.173 interruzioni volontarie di gravidanza, nel 2009 ne segnala 118.579. Le difficoltà di abortire in strutture sanitarie pubbliche è però aumentata in molte realtà territoriali, a causa del personale sanitario (medico e paramedico) che si appella all’obiezione di coscienza, prevista dalla 194. In Trentino, Puglia e Sardegna è praticamente impossibile. Il ricorso all’obiezione di coscienza è elevatissimo per i ginecologi, che oscillano tra un 60, 4% del 1992 e un 57,8% del 2003, raggiungendo un picco del 67% nel 2000 (potenza del Giubileo?) con variazioni successive altalenanti, date in crescita a ridosso delle massicce campagne contro l’abrogazione della legge 40, grimaldello per attaccare la 194. Se nel 2005 i ginecologi obiettori sono 58.7 %, nel 2006 diventano il 69.2% , con un incremento che arriva a più del 70% tra il 2007 e il 2009 (70.5 nel 2007, 71,5% nel 2008, 70,7% nel 2009). Quanto in questa obiezione sia più dettato dall’aderenza alla fede cattolica o piuttosto da ragioni di carriera andrebbe approfondito.
8 per mille e offerte. Il portafoglio per l’obolo di Dio piange – Va ricordato che il meccanismo dell’8 per mille è truffaldino. Esso consente infatti alla Chiesa cattolica di fare l’asso pigliatutto, nonostante solo un italiano su tre scelga di destinarlo ad essa. Questo avviene grazie all’espediente voluto dal governo Craxi e suggerito dal consulente Tremonti: «in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse» (L. 222, 1985, art.37). Un articoletto che fa incamerare alla Cei anche oltre l’85% del totale. Una quota sicurissima che porta nelle casse vaticane ogni anno ormai circa un miliardo di euro. Più dello scudato 8 per mille, è il calo del numero e dell’entità delle offerte ad evidenziare come gli italiani non siano così propensi a mettere mani al portafoglio per sostenere la Chiesa. Da 185.000 offerte nel 1991, si è scesi a 146.000 nel 2009, con un valore medio di erogazione che si aggira sui 102 euro.
Ora di religione. Aumentano i No grazie – L’insegnamento della religione cattolica (IRC), previsto dal nuovo Concordato craxiano del 1984, dopo essersi mantenuta intorno al 93% fino al 2003, negli ultimi tre anni è diminuita, raggiungendo nel 2009 il 90,0%. Il dato però è globale e quindi non emerge, ad esempio, che nelle grandi città (Roma, Milano, Torino, ecc) alle superiori – e in particolare nei licei – i ragazzi che si avvalgono dell’IRC sono una minoranza. Molto spesso uno o due per classe.
Scuole cattoliche: molte chiudono – Nonostante le campagne a favore della scuola privata (in Italia per lo più cattolica), e le generose erogazioni statali per sostenerla (anche contravvenendo all’art. 33 della Costituzione – prevede che i privati possano istituire scuole, ma “senza oneri per lo Stato” – famiglie e studenti preferiscono le scuole statali in tutti gli ordini e gradi. Il calo delle iscrizioni alla scuola cattolica è costante (anche quando aumentano le altre private). Se nel 1992 gli iscritti erano 9,1% del totale degli studenti, nel 2009 scendono a 7,1%. Il numero di iscritti più basso è caratteristico delle superiori, a cui si rivolgono attualmente il 3% di studenti. Le scuole superiori cattoliche sono passate da un totale di 304 nel 1991, a 146 nel 2008, e solo 89 nel 2009. La decrescita, contrariamente a quanto si potrebbe credere, è notevole nella fascia della scuola elementare, passata dal 6,5% nel 1992 al 4,7% del 2008; in quella d’infanzia poi, la percentuale passa dal 28,1% del 1992 al 22,7% del 2008. Sembra essere ormai lontana l’epoca della scuola materna ed elementare cattolica che faceva man bassa di alunni a causa della mancanza del tempo pieno nelle scuole pubbliche. Un tempo pieno che si sta cercando di tagliare. E non è l’unico taglio da favoreggiamento del trio Berlusconi-Tremonti-Gelmini… con appendice di calunnie sugli insegnanti fannulloni di Brunetta.
Enti di assistenza cattolici crescono, ma non per gli anziani – Perso terreno sulla scuola, ma anche nella gestione diretta degli ospedali, la Chiesa ha riconvertito queste strutture in centri di assistenza sociale: passati da 4.805 nel 1991, a 6.777 nel 2009. In prevalenza si tratta di strutture in difesa della vita e della famiglia (da 487 a 2.346), consultori (da 487 a 549), ma anche di nidi d’infanzia (da 130 a 485). Le case di cura per anziani, invalidi e cronici sono invece in flessione (1.731 nel 1991; 1.645 nel 2009).
Le vocazioni non arrivano… E molte si perdono – Se nel 1991 i sacerdoti erano 57.274, nel 2009 sono 48.333. Un calo questo, che non è compensato dalle nuove ordinazioni (405 nel 2009). In relazione al rapporto popolazione-abitanti, se nel 1991, ogni diecimila abitanti c’erano 10,09 sacerdoti, nel 2009 diventano 8,03. Inoltre, circa 40 preti ogni anno lasciano l’abito. Gli ordini monastici poi si sono dimezzati: da 4.947 a 2.988 quelli maschili; da 125.887 a 93.391 quelli femminili. Un aumento si registra invece tra diaconi (non soggetti a voto di castità) che se nel 1991 erano 1.146, nel 2009 hanno raggiunto quota 3.799.
Aumentato notevolmente il numero di catechisti, che se nel 1996 (primo dato annuale disponibile) erano 75.648, sono diventati 235.306 nel 2009. Per la crescita esponenziale di questo ultimo mestiere, aperto anche alle donne, sarebbe da approfondire quanto pesi la vocazione o piuttosto la crisi occupazionale.