venerdì 14 settembre 2012

L’Iheu chiede all’Onu la condanna dei paesi che promuovono la violenza religiosa

 

Sono tan­ti gli sta­ti che pro­muo­vo­no più o meno aper­ta­men­te atti vio­len­ti mo­ti­va­ti con la re­li­gio­ne. E que­gli stes­si sta­ti sie­do­no nell’as­sem­blea Onu, con­tri­buen­do a orien­ta­re la po­li­ti­ca mon­dia­le, in par­ti­co­la­re in ma­te­ria di di­rit­ti uma­ni. Sa­reb­be in­ve­ce tem­po di in­ver­ti­re la rot­ta, in­ter­ve­nen­do nei loro con­fron­ti.

Lo chie­de l’Iheu (In­ter­na­tio­nal Hu­ma­ni­st and Ethi­cal Union), la fe­de­ra­zio­ne in­ter­na­zio­na­le che rag­grup­pa le as­so­cia­zio­ni lai­che di tut­to il mon­do, e al cui in­ter­no l’Uaar rap­pre­sen­ta l’Ita­lia. In mol­ti pae­si sono in­fat­ti in vi­go­re leg­gi che con­dan­na­no bla­sfe­mia o apo­sta­sia, sia con­tro atei e agno­sti­ci sia con­tro mi­no­ran­ze re­li­gio­se (come i cri­stia­ni). Per sen­si­bi­liz­za­re l’opi­nio­ne pub­bli­ca e le isti­tu­zio­ni in­ter­na­zio­na­li sul­la gra­vità del fe­no­me­no, che li­mi­ta gli spa­zi di li­bertà e met­te a ri­schio l’in­co­lu­mità di tan­te per­so­ne, l’Iheu si è ri­vol­ta al Con­si­glio per i Di­rit­ti Uma­ni del­le Na­zio­ni Uni­te, che il 10 set­tem­bre ha inau­gu­ra­to a Gi­ne­vra la sua ven­tu­ne­si­ma ses­sio­ne.

Il rap­pre­sen­tan­te Iheu Roy Bro­wn ha chie­sto all’alto com­mis­sa­rio per i di­rit­ti uma­ni, Navi Pil­lay, l’esclu­sio­ne dal­lo UN Hu­man Rights Coun­cil pro­prio di quei pae­si dove sono in vi­go­re leg­gi an­ti-bla­sfe­mia. Come ri­le­va­to dall’Iheu, la vio­len­za a base re­li­gio­sa da par­te di grup­pi in­te­gra­li­sti in­fiam­ma pae­si come la Ni­ge­ria (come ha po­tu­to spe­ri­men­ta­re sul­la pro­pria pel­le an­che l’at­ti­vi­sta lai­co Leo Igwe), l’Al­ge­ria, il Su­dan, la Li­bia, l’Egit­to e il Mali.

Ma in In­do­ne­sia, in Iran, nel Pa­ki­stan, in In­dia, in Ara­bia Sau­di­ta sono pro­prio gli sta­ti ad at­tua­re pe­san­ti per­se­cu­zio­ni con­tro i non cre­den­ti, pri­vi­le­gian­do in ma­nie­ra evi­den­te una fede e non ap­pli­can­do il prin­ci­pio di lai­cità, che do­vreb­be es­se­re uno dei fon­da­men­ti de­gli sta­ti li­be­ra­li e de­mo­cra­ti­ci.
Mol­ti sono sta­ti i casi di re­pres­sio­ne del fe­no­me­no atei­sti­co in tali pae­si. Ba­sti ri­cor­da­re la con­dan­na a set­te anni e mez­zo di pri­gio­ne per due non cre­den­ti in Tu­ni­sia, o i due anni e mez­zo ad Ale­xan­der Aan in In­do­ne­sia. In pas­sa­to, il noto scrit­to­re Sal­man Ru­sh­die è sta­to co­stret­to a fug­gi­re per una fat­wa di mor­te sca­glia­ta dall’aya­tol­lah Kho­mei­ni. In In­dia, il pre­si­den­te di Ra­tio­na­li­st In­ter­na­tio­nal Sa­nal Eda­ma­ru­ku su­birà un pro­ces­so per aver sve­la­to un fal­so mi­ra­co­lo in una chie­sa cat­to­li­ca. Sen­za di­men­ti­ca­re che i casi di cui si è ve­nu­ti a co­no­scen­za sono si­cu­ra­men­te una mi­ni­ma par­te del fe­no­me­no per­se­cu­to­rio nei con­fron­ti di atei e agno­sti­ci.

Come de­nun­cia l’Iheu, in mol­te par­ti del mon­do le per­so­ne che cri­ti­ca­no i dog­mi re­li­gio­si sono trat­ta­te in ma­nie­ra in­de­gna, sen­za al­cun ri­spet­to, su­ben­do mi­nac­ce e vio­len­ze. Non ve­do­no ri­co­no­sciu­ti pie­na­men­te i pro­pri di­rit­ti di cit­ta­di­ni: non c’è ri­spet­to per la loro in­te­grità fi­si­ca, non esi­sto­no li­bertà di espres­sio­ne e as­so­cia­zio­ne. Ci sono poi le vio­len­ze che su­bi­sco­no co­lo­ro che vo­glio­no sem­pli­ce­men­te vi­ve­re li­be­ri dal­la re­li­gio­ne, fon­dan­do la loro esi­sten­za su scel­te re­spon­sa­bi­li e au­to­de­ter­mi­nan­do­si, e vo­len­do con­fron­tar­si con il pros­si­mo ana­liz­zan­do la realtà sen­za tra­di­zio­na­li­smi e con­get­tu­re so­pran­na­tu­ra­li di­vi­si­ve.

Ma an­che le isti­tu­zio­ni in­ter­na­zio­na­li che do­vreb­be tu­te­la­re i di­rit­ti uma­ni su­bi­sco­no la pres­sio­ne de­gli sta­ti dove do­mi­na l’in­te­gra­li­smo. Va ri­cor­da­to che i pae­si mu­sul­ma­ni — non estra­neo il si­len­zio­so be­ne­pla­ci­to del Va­ti­ca­no — han­no chie­sto una clau­so­la spe­ci­fi­ca per pu­ni­re la ‘bla­sfe­mia’ in nome del­la tu­te­la del­la li­bertà re­li­gio­sa. Nel 2008 una ri­so­lu­zio­ne di que­sto tipo è sta­ta ap­pro­va­ta dal­la Ter­za Com­mis­sio­ne del­le Na­zio­ni Uni­te. An­che l’Uaar ha da tem­po de­nun­cia­to l’an­daz­zo e i ri­schi che cor­ro­no i non cre­den­ti nel mon­do. Pro­prio il Con­si­glio Onu per i di­rit­ti uma­ni, cui si è ri­vol­ta l’Iheu, ave­va ap­pro­va­to nel mar­zo 2010 una ri­so­lu­zio­ne con­tro la “dif­fa­ma­zio­ne” del­la re­li­gio­ne.

Si può con­sta­ta­re come tut­to ciò di­ven­ti un gri­mal­del­lo per ot­te­ne­re una co­per­tu­ra in­ter­na­zio­na­le nel­la re­pres­sio­ne con­tro qual­sia­si for­ma di espres­sio­ne an­che solo leg­ger­men­te cri­ti­ca o scet­ti­ca nei con­fron­ti dei pro­pri dog­mi re­li­gio­si. For­tu­na­ta­men­te l’at­ti­vi­smo di que­sta ‘In­ter­na­zio­na­le in­te­gra­li­sta’ è sta­to, al­me­no per il mo­men­to, ar­gi­na­to, con la boc­cia­tu­ra da par­te del Con­si­glio dell’ul­ti­ma ri­so­lu­zio­ne ‘an­ti-bla­sfe­mia’.

Ma oc­cor­re an­co­ra vi­gi­la­re. Le pres­sio­ni in­ter­na­zio­na­li sono riu­sci­te spes­so a im­pe­di­re che le mi­nac­ce de­gli in­te­gra­li­sti si tra­sfor­mas­se­ro in realtà. E’ però ve­nu­ta l’ora di in­ter­ve­ni­re in ma­nie­ra più si­ste­ma­ti­ca. Al­tri­men­ti l’esca­la­tion po­treb­be es­se­re ine­vi­ta­bi­le, come i fat­ti di Ben­ga­si han­no mo­stra­to pro­prio l’al­tro ieri.

http://www.uaar.it/news/2012/09/14/iheu-chiede-onu-condanna-paesi-promuovono-violenza-religiosa/