venerdì 18 ottobre 2013

Gran Bretagna, scuole religiose sempre più a rischio segregazione

faithschool
Una nuova ricerca rappresenta l’ennesima tegola sul sistema delle faith schools in Gran Bretagna. Lo studio, che si basa sui dati scolastici del gennaio 2013 e sull’ultimo Census nazionale (quello del 2011), rileva che le scuole religiose finanziate dallo Stato, in particolare quelle delle minoranze, favoriscono pesantemente la segregazione etnica. Ad esempio, in 4 scuole su 5 per sikh non ci sono alunni di origine britannica, per le altre si contano sulla punta delle dita, in zone dove la popolazione autoctona arriva al 30%.

"in media il 34% di alunni britannici in meno di quanti ci si aspetterebbe"

Nella metà delle scuole per indù non ci sono studenti di origine britannica, in zone dove il 45% della popolazione non è indù. In 8 scuole islamiche su 15 non ci sono studenti autoctoni: stiamo parlando di aree dove più di un terzo della popolazione è classificata dal censimento come ‘white British’. Questi istituti hanno in media il 34% di alunni britannici in meno di quanti ci si aspetterebbe in relazione alle aree che coprono. Quasi due terzi delle scuole ebraiche non hanno asiatici, in zone dove questi rappresentano circa il 12%. In media, dovrebbero averne il 13% in più. Una minoranza di scuole cattoliche (245 su 1985) non ha alunni di origine asiatica, mentre dovrebbero averne in media 4,4% in più per essere in linea con le altre scuole della zona.

Per fare un confronto con le scuole senza caratterizzazione religiosa, solo 18 su 13.121 non hanno alunni di origine britannica. Ben 2.344 non hanno asiatici, ma si tratta di zone dove questi sono meno dell’1% della popolazione e in media hanno comunque uno 0,80% di asiatici in più rispetto alla media. Un quadro veramente sconfortante per le scuole religiose, tanto che la British Humanist Association, attenta alla laicità e ai diritti dei non credenti, anche alla luce di questi dati ha ancora una volta criticato la scelta del governo di finanziare le faith schools.
 
Richy Thompson, responsabile BHA sul tema, ricorda che la ricerca non solo conferma che molte religioni “hanno una dimensione etnica”, ma che i fenomeni di segregazione razziale e di divisione tra comunità sono amplificati da queste scuole religiose finanziate dal pubblico “in una misura che non avevamo mai visto” nel Regno Unito. “Solo 5 o 6 anni fa questi ragazzi non si sarebbero trovati davanti questi ostacoli per crescere insieme, ma ora stanno venendo su separati gli uni dagli altri”, commenta, e avverte che “se il governo continua ad aumentare il numero e il tipo di faith schools e allo stesso tempo non riesce ad agire, le ripercussioni si avranno sui loro figli e nipoti”.
 
"esclusione dei bambini dalle scuole sulla base della fede o dell’etnia"

Il professor Ted Cantle, esperto di multiculturalismo e fondatore dell’Institute of Community Cohesion, già da tempo mette in guardia dai pericoli dell’approccio britannico. “Nel 2001, nella mia relazione sulle sommosse razziali, avevo evidenziato i pericoli delle ‘vite parallele’, identificando le scuole confessionali segreganti come causa”, ha commentato: “successivamente c’erano stati cambiamenti, ma ora stiamo tornando indietro con l’aumento della balcanizzazione dei bambini nelle scuole”. “L’esclusione dei bambini dalle scuole sulla base della fede o dell’etnia sta diventando sempre più diffusa”, avverte, “e i bambini che crescono senza conoscere gli altri, senza amici che abbiano una differente estrazione e senza la comprensione di altre religioni e gruppi etnici, hanno purtroppo poche speranze di essere capaci di sfidare gli stereotipi ed evitare i pregiudizi”. Chissà se il governo inglese (ma anche l’opposizione, che sull’argomento la pensa in modo identico) ne terranno finalmente conto.
 
La ricerca conferma quanto purtroppo sosteniamo da tempo: il multiculturalismo confessionalista è una iattura per la società, e le scuole private confessionali funzionano solo in quanto ghetti identitari. Gli effetti, nei prossimi decenni, rischiano di essere esplosivi. Ma i ghetti, qualunque ghetto, in una società civile e rispettosa di tutti non dovrebbero proprio esistere se si vuole una vera integrazione e l’affermarsi di una cultura della convivenza civile e del dialogo.