mercoledì 16 ottobre 2013

Il divorzio violento degli ebrei ortodossi e le conseguenze aberranti delle dottrine religiose

epstein
Dagli Stati Uniti arriva un’altra storia che deve far riflettere sulle aberrazioni che può creare l’osservanza di dottrine religiose in comunità molto chiuse. Un’inchiesta dell’FBI con agenti in incognito ha portato all’arresto di diverse persone nel New Jersey e a New York nella comunità ultra-ortodossa, per i metodi poco ‘ortodossi’ con cui alcuni religiosi garantivano i divorzi. La dottrina ebraica richiede infatti che siano i rabbini a ufficializzare un documento (get) con cui il marito concede la separazione alla moglie. Senza, nonostante il divorzio civile, la donna viene penalizzata nella comunità: è ritenuta agunah, ancora “incatenata” all’uomo, non può risposarsi e i suoi figli futuri sono considerati illegittimi (e nemmeno loro possono sposarsi con ebrei).

 
"bastava pagare 10 mila dollari a una corte rabbinica per approvare il get"

Il problema è che per estorcere ai recalcitranti mariti il consenso al divorzio, come rivelato dagli stessi religiosi ignari agli agenti sotto copertura che li avevano contattati, alcuni rabbini arrivavano persino a rapire e torturare il malcapitato e per il trattamento chiedevano alle mogli decine di migliaia di dollari. Sono finiti per questo in manette Mendel Epstein e Martin Wolmark, due rabbini di Brooklyn, e altre due persone che facevano da energumeni. Si parla di alcune decine di casi nella zona. ‘Convinto’ il marito, bastava pagare 10 mila dollari a una corte rabbinica per approvare il get e altri 50 o 60 mila dollari per gli energumeni, che utilizzavano anche taser per dare scosse elettriche e buste di plastica in testa.

Curiosamente, in una puntata della serie The Sopranos di qualche anno fa, i mafiosi venivano ingaggiati proprio per picchiare un ebreo, affinché concedesse il divorzio a una donna. Visto il caso imbarazzante, il procuratore Joseph Gribko si è affrettato a dire che gli accusati non lo facevano sulla base delle loro convinzioni religiose, ma solo per i soldi. Ma proprio un legale di Epstein ha ribattuto che la pubblica accusa si è spinta troppo oltre, facendo capire che è riduttivo liquidare il tutto come una questione di denaro: “Possono essere tradizioni religiose controverse, ma anche antiche”. Segno che il problema dei metodi controversi con cui si ottiene il divorzio ebraico è noto e sentito dalla stessa comunità.
 
Non stupisce quindi che il sistema, che si basa su una rigida osservanza delle regole religiose e sulla chiusura comunitarista, possa portare ad abusi. Se infatti a monte esiste una legge religiosa liberticida e non al passo con i tempi, come nel caso in questione in cui la donna è obbligata ad avere il placet dei rabbini per essere emancipata dal precedente marito, possono crearsi delle situazioni per cui occorre trovare un “inganno” per soddisfare le reali esigenze di tante persone. Si può quindi arrivare ad una aberrazione progressiva dell’”inganno” (ovvero modi informali sui quali si chiude un occhio, persino abusi, per spingere a concedere il divorzio).
 
"la Chiesa concede un divorzio speciale senza chiamarlo col suo nome"

È una caratteristica che si ritrova anche in altre religioni. Si può fare un parallelismo con la dottrina cattolica, in cui il divieto di divorzio porta all’escamotage della nullità matrimoniale sancita dai tribunali ecclesiastici. Di certo non ci sono violenze come quelle descritte prima, ma c’è sempre un giro di interessi. Inoltre si è di fronte alla cessione di libertà ai rappresentanti di una religione per fatti che riguardano la propria vita affettiva. La Rota Romana infatti è un organismo che rende nulli i matrimoni, come se non fossero mai esistiti — spesso con procedure lunghe e macchinose, alti costi e giustificazioni imbarazzanti — con conseguenze anche sul piano civile, perlomeno in Italia, come la perdita del mantenimento. Di fatto, la Chiesa concede un divorzio speciale senza chiamarlo col suo nome, ostacolando al contempo l’approvazione del divorzio in sede civile (come avvenuto ai tempi del referendum) o facilitarlo (come dimostra la strenua opposizione dei vescovi al divorzio breve). Tutto ciò, con l’aumento delle separazioni, crea un’area grigia sempre più consistente e accade persino che tanta gente si rivolga a noi, visto che nemmeno su internet trova facilmente a chi rivolgersi.
 
In conclusione, più si è coinvolti in una comunità religiosa, più la necessità di aderire alle regole per continuare a farne parte può generare non solo comportamenti assurdi, ma anche la necessità di porli in essere. Comportamenti talvolta criminali, forse anche legittimati e protetti da leggi più o meno scritte e da condizionamenti sociali favorevoli alla religioni. Situazioni figlie di comunità dove vige il pensiero unico. Se fosse più palese a ogni persona che esistono alternative, sarebbe anche più facile ridurre tali comportamenti.