martedì 2 aprile 2013

L’utilità pubblica della Chiesa cattolica: 11 miliardi… di buone intenzioni

L'impegno
Negli ultimi anni, i com­por­ta­men­ti con­cre­ti della Chiesa cat­to­li­ca hanno con­tri­bui­to non poco a minare la cre­di­bi­li­tà goduta nei con­fron­ti di tanti fedeli: la co­per­tu­ra degli abusi ses­sua­li com­mes­si da sa­cer­do­ti, i ri­pe­tu­ti scan­da­li che hanno coin­vol­to lo Ior, l’o­sti­na­ta op­po­si­zio­ne ai di­rit­ti delle coppie omo­ses­sua­li, il corvo… l’e­len­co po­treb­be con­ti­nua­re a lungo. Il Va­ti­ca­no non è mai stato così mal­vi­sto da larghi strati della po­po­la­zio­ne: in Italia, che pure è un paese dove se la passa meglio che al­tro­ve, la Chiesa gode ormai della fi­du­cia di una mi­no­ran­za dei cit­ta­di­ni.
 
Vista dal mondo cat­to­li­co, si tratta di “un’on­da­ta ostile”, per quanto siano in­ne­ga­bi­li i com­por­ta­men­ti in­tol­le­ra­bi­li di “sin­go­li”. A espri­mer­si così è Giu­sep­pe Ru­sco­ni, autore di un libro che tenta di far ri­sa­li­re la cor­ren­te. Par­ten­do dal­l’u­ni­co aspet­to su cui, ne siamo per­sua­si anche noi, la Chiesa con­ti­nua a godere della stima della mag­gio­ran­za degli ita­lia­ni: l’a­zio­ne so­cia­le. Il volume in que­stio­ne si chiama L’im­pe­gno. Come la Chiesa ita­lia­na ac­com­pa­gna la so­cie­tà nella vita di ogni giorno, ed è stato ov­via­men­te ac­col­to con favore e pro­mo­zio­na­to da Av­ve­ni­re, il quo­ti­dia­no dei ve­sco­vi, lo scorso 14 feb­bra­io. Se­con­do Ru­sco­ni, il mondo cat­to­li­co fa­reb­be ri­spar­mia­re ogni anno allo Stato circa 11 mi­liar­di di euro. Quasi il doppio di quanto invece co­ste­reb­be alle casse pub­bli­che se­con­do i cal­co­li Uaar.

Stando a Ru­sco­ni, è “dif­fi­ci­le di­stin­gue­re tra vero e falso”, su in­ter­net. Ed espri­me anche un piz­zi­co di in­vi­dia “per chi [come l’Uaar, NdR] ha potuto spesso citare fino al­l’ul­ti­mo cen­te­si­mo l’am­mon­ta­re della sov­ven­zio­ne sta­ta­le verso l’una o l’al­tra at­ti­vi­tà ec­cle­sia­le”. L’au­to­re è il cor­ri­spon­den­te dal­l’I­ta­lia di un quo­ti­dia­no ti­ci­ne­se, cir­co­stan­za che limita un po’ il suo ac­ces­so alle fonti, che sono in­fat­ti poche, vaghe e quasi esclu­si­va­men­te cat­to­li­che. Af­fer­ma di “non voler po­le­miz­za­re” con chi ha cal­co­la­to i costi pub­bli­ci della Chiesa. E in ef­fet­ti non lo fa. Il che mostra un cam­bia­men­to: non più la vo­lon­tà di negare l’in­ne­ga­bi­le, come fece il gior­na­li­sta di Av­ve­ni­re Um­ber­to Folena, dif­fon­den­do La vera que­stua in ri­spo­sta al suc­ces­so del libro di Curzio Mal­te­se La que­stua, ma il ten­ta­ti­vo di mo­stra­re in po­si­ti­vo il valore del­l’im­pe­gno cat­to­li­co. Tro­ve­re­te il det­ta­glio del suo cal­co­lo in calce a questo post.
 
Nel ten­ta­ti­vo di af­fa­stel­la­re te­sti­mo­nian­ze po­si­ti­ve, tut­ta­via, Ru­sco­ni parte spesso per la tan­gen­te. Ri­cor­da la fun­zio­ne so­cia­le degli ora­to­ri, ma di­men­ti­ca la fi­sca­li­tà bor­der­li­ne dei tanti bar che ospi­ta­no. Vanta l’at­ti­vi­tà delle 13.500 so­cie­tà spor­ti­ve af­fe­ren­ti al Csi, ma non nota che la sola Uisp, il con­tral­ta­re di si­ni­stra, ne af­fi­lia quasi 18.000, e non ci ri­sul­ta ri­ven­di­chi o quan­ti­fi­chi un ri­spar­mio per lo Stato. In­se­ri­sce nel to­ta­liz­za­to­re anche l’at­ti­vi­tà di ca­te­chi­smo, perché “si tratta di for­ma­re dal punto di vista dei valori tanti futuri adulti”. Cal­co­la in 10.000 euro l’una il valore della “sup­plen­za in ambito so­cia­le” eser­ci­ta­ta dalle par­roc­chie, ma le cifre che ognuna di esse riceve a vario titolo dalle am­mi­ni­stra­zio­ni pub­bli­che è quasi in­va­ria­bil­men­te più alta. Ram­men­ta il ri­spar­mio ga­ran­ti­to dalle mense per i poveri (che pe­ral­tro aveva già con­teg­gia­to tra le eco­no­mie ga­ran­ti­te dalle par­roc­chie) e stima il valore mo­ne­ta­rio di un pasto in 4,5 euro, che è il costo di mer­ca­to di un buon pasto of­fer­to dalle mense pro­fes­sio­na­li. Parla del fondo fa­mi­glia-la­vo­ro, ma gli scappa che la sola Fon­da­zio­ne Ca­ri­plo vi con­tri­bui­sce con un mi­lio­ne e mezzo di euro.
 
E ancora, elogia la Fon­da­zio­ne Mi­gran­tes, che però è un or­ga­ni­smo della Con­fe­ren­za epi­sco­pa­le ita­lia­na che ha tra i suoi scopi, e non certo in una po­si­zio­ne se­con­da­ria, “l’o­pe­ra di evan­ge­liz­za­zio­ne e la cura pa­sto­ra­le dei mi­gran­ti, ita­lia­ni e stra­nie­ri”. De­fi­ni­sce i beni ec­cle­sia­sti­ci “pa­tri­mo­nio del­l’in­te­ra Na­zio­ne”, e non si avvede (forse perché sviz­ze­ro) di star usando le stesse cri­ti­ca­tis­si­me parole che Mas­si­mo D’A­le­ma usò per Me­dia­set. En­fa­tiz­za i trenta mi­lio­ni messi a di­spo­si­zio­ne dalla Cei per il pre­sti­to della spe­ran­za, ma di­men­ti­ca che è stato un flop, e non pre­ci­sa che la Cei, di suo, non ci ha messo un cen­te­si­mo: svol­gen­do in pra­ti­ca la fun­zio­ne di ga­ran­te, così come i par­ro­ci hanno svolto, sempre in pra­ti­ca, la fun­zio­ne di af­fi­da­ta­ri, né più e né meno come una comune banca. Scrive con tra­spor­to del di­scu­ti­bi­le Pro­get­to Po­li­co­ro. Arriva a quan­ti­fi­ca­re per­si­no gli in­ter­ven­ti della Chiesa per i ter­re­mo­ta­ti del­l’A­qui­la (dove anche il ve­sco­vo D’Er­co­le è finito sotto in­chie­sta per le truffe sui fondi po­st-ter­re­mo­to, e dove “don Ban­co­mat” fun­ge­va da cas­sie­re per la cricca del G8) e per l’E­mi­lia-Ro­ma­gna, la cui giunta re­gio­na­le ha stan­zia­to la bel­lez­za di quin­di­ci mi­lio­ni per in­ter­ve­ni­re sulle chiese le­sio­na­te. Una cifra su­pe­rio­re a quanto, se­con­do lo stesso autore, ci ha messo di suo la Cei — pe­ral­tro at­tin­gen­do non da fondi propri, ma da una col­let­ta e dal­l’Ot­to per Mille. Non manca nem­me­no lo sforzo per giu­sti­fi­ca­re il pri­vi­le­gio del­l’Ot­to per Mille e per mi­ni­miz­za­re l’en­ti­tà delle esen­zio­ni Imu.
 
Sin qui, come si può notare, lo sforzo di im­ma­gi­ne è no­te­vo­le, ma non si arriva ancora alla “ciccia”, quella che porta il to­ta­liz­za­to­re a undici mi­liar­di. Una somma enorme, che si basa so­stan­zial­men­te sulla con­tro­va­lo­riz­za­zio­ne del­l’im­pe­gno in campo sa­ni­ta­rio, as­si­sten­zia­le e sco­la­sti­co. Tra le or­ga­niz­za­zio­ni elen­ca­ti c’è di tutto: dal­l’U­ni­tal­si che ac­com­pa­gna i fedeli a Lour­des al Csi (ancora!), dal Mo­vi­men­to per la Vita al­l’as­so­cia­zio­ne Gio­van­ni XXIII, quella nota per pic­chet­ta­re le en­tra­te degli ospe­da­li allo scopo di in­fa­sti­di­re le donne che le­git­ti­ma­men­te de­si­de­ra­no in­ter­rom­per­vi la gra­vi­dan­za. Stima in 650 mi­lio­ni, un im­por­to enorme, la somma che fa­reb­be ri­spar­mia­re allo Stato il Banco Ali­men­ta­re: sì, pro­prio il feudo ciel­li­no di Mauro Inzoli, l’ex “don Mer­ce­des” finito nei guai con la giu­sti­zia. Tutte realtà, quelle citate, di cui con enorme fatica tro­ve­re­te un bi­lan­cio online: una con­di­zio­ne ne­ces­sa­ria per giu­sti­fi­ca­re l’as­se­ri­ta, ma per nulla com­pro­va­ta, pres­so­ché totale in­di­pen­den­za da sov­ven­zio­ni pub­bli­che.
 
La parte del leone la fa, ov­via­men­te, la scuola cat­to­li­ca: 4,5 mi­liar­di, stima Ru­sco­ni Ab­bia­mo già mo­stra­to come il ra­gio­na­men­to che porta a spa­ra­re cifre del genere è gra­va­to da nu­me­ro­se fal­la­cie. In questa oc­ca­sio­ne vo­glia­mo bre­ve­men­te ri­cor­da­re sol­tan­to i punti sa­lien­ti. Il primo, che le scuole cat­to­li­che hanno un pro­get­to edu­ca­ti­vo an­ti­te­ti­co a quello della scuola di tutti: esclu­si­vi­sta, basato com’è sul­l’ac­cet­ta­zio­ne della dot­tri­na cat­to­li­ca (com­pre­sa, chissà, anche l’idea che “sono i bam­bi­ni a cer­ca­re ca­rez­ze”). Il se­con­do, che la scuola cat­to­li­ca è, dati Ocse (e quindi in­di­pen­den­ti) alla mano, assai meno qua­li­fi­ca­ta di quella di tutti. Il terzo, che non è af­fat­to di­mo­stra­to che, qua­lo­ra le am­mi­ni­stra­zio­ni pub­bli­che ces­sas­se­ro di ver­sa­re con­tri­bu­ti alle scuole pa­ri­ta­rie cat­to­li­che, i loro stu­den­ti tor­ne­reb­be­ro alla scuola di tutti — le scuole cat­to­li­che esi­ste­va­no in­fat­ti anche quando non ri­ce­ve­va­no alcun con­tri­bu­to. Il quarto, che i costi della scuola sta­ta­le sono in gran parte fissi, non va­ria­bi­li, per cui ba­sar­si sul ri­spar­mio per stu­den­te è sba­glia­to. Lo ri­ba­dia­mo ancora una volta, la tesi cat­to­li­ca si riduce a un con­cet­to molto sem­pli­ce: se lo Stato non spende soldi per la scuola, ri­spar­mia.

Le me­de­si­me ri­fles­sio­ni si pos­so­no ap­pli­ca­re alla sanità e al­l’as­si­sten­za cat­to­li­che. O alla Fiat. Anche Sergio Mar­chion­ne po­treb­be be­nis­si­mo so­ste­ne­re che, se lo Stato non spen­des­se soldi per il tra­spor­to pub­bli­co, ri­spar­mie­reb­be. Ma du­bi­tia­mo che Mar­chion­ne ar­ri­ve­reb­be anche a ri­ven­di­ca­re il ri­spar­mio che pro­cu­ra allo Stato ven­den­do au­to­vet­tu­re. La Chiesa invece lo fa.
 
La Chiesa traf­fi­ca perché lo Stato ester­na­liz­zi ser­vi­zi es­sen­zia­li al vo­lon­ta­ria­to cat­to­li­co, e poi mena vanto del fatto che, senza il vo­lon­ta­ria­to cat­to­li­co, lo Stato non po­treb­be ga­ran­ti­re ser­vi­zi es­sen­zia­li. I po­li­ti­ci pren­do­no per oro colato le sue af­fer­ma­zio­ni ed ester­na­liz­za­no altri ser­vi­zi es­sen­zia­li. È un cir­co­lo vi­zio­so: quello creato dai ve­sco­vi ita­lia­ni è un vero e pro­prio si­ste­ma di di­pen­den­za tos­si­ca. Anche se Ru­sco­ni scrive che “Chiesa e Stato si spar­ti­sco­no i com­pi­ti so­cia­li con re­ci­pro­ca sod­di­sfa­zio­ne”, la realtà è che il vo­lon­ta­ria­to può pro­spe­ra­re sol­tan­to lad­do­ve lo Stato fal­li­sce. Non la­men­tia­mo­ci poi dello sman­tel­la­men­to del wel­fa­re: è la con­se­guen­za di­ret­ta delle scelte sus­si­dia­ri­sti­che di una classe po­li­ti­ca for­te­men­te cle­ri­ca­le. Il vo­lon­ta­ria­to, se è vo­lon­ta­ria­to, non può non as­si­cu­ra­re ser­vi­zi di qua­li­tà in­fe­rio­re (come è cer­ti­fi­ca­to che accade per la scuola cat­to­li­ca) e, so­prat­tut­to, in quanto realtà ester­na­liz­za­ta è sog­get­to a minori con­trol­li. È un vulnus della de­mo­cra­zia.
 
Fran­ce­sco I ha af­fer­ma­to che “la Chiesa non può di­ven­ta­re una Ong pie­to­sa”. Ru­sco­ni pre­sen­ta invece una Chiesa or­go­glio­sa di es­ser­lo già di­ven­ta­ta. E, fin qui, sono sol­tan­to pro­ble­mi loro. Sono invece pro­ble­mi di tutti noi, con­tri­buen­ti ita­lia­ni, gli in­gen­ti costi pub­bli­ci della Chiesa. L’im­pe­gno è un libro scrit­to con un’ot­ti­ca estre­ma­men­te sog­get­ti­va: che la re­li­gio­si­tà sia van­tag­gio­sa per lo Stato è po­stu­la­to, non di­mo­stra­to. I be­ne­fi­ci, come ab­bia­mo visto, sono im­pal­pa­bi­li. Alla stessa stre­gua, noi po­trem­mo po­stu­la­re che la re­li­gio­si­tà im­pli­ca un gi­gan­te­sco costo per la so­cie­tà In fin dei conti, i paesi più poveri del mondo hanno i più alti indici di re­li­gio­si­tà, quelli più be­ne­stan­ti hanno invece i più bassi. Chissà se Ru­sco­ni avrà voglia di scri­ve­re un libro anche su questa sin­go­la­re cor­re­la­zio­ne.
 
Rie­pi­lo­go dei be­ne­fi­ci che, se­con­do Ru­sco­ni, lo Stato trar­reb­be dal­l’im­pe­gno so­cia­le della Chiesa cat­to­li­ca:
  • Oratori: 210 milioni
  • Realtà caritative parrocchiali: 260 milioni
  • Mensa dei poveri: 27 milioni
  • Banco Alimentare: 650 milioni
  • Fondi di solidarietà diocesani: 30 milioni
  • Scuole paritarie cattoliche: 4.500 milioni
  • Formazione professionale: 370 milioni
  • Sanità ospedaliera: 1.200 milioni
  • Comunità per il recupero dei tossicodipendenti: 800 milioni
  • Lotta contro l’usura: 1,2 milioni
  • Volontariato cattolico: 2.800 milioni
  • Migrantes: 2 milioni
  • Beni culturali ecclesiastici: 130 milioni
  • Prestito della speranza: 30 milioni
  • Post-terremoto de L’Aquila: 35 milioni in tre anni
  • Post-terremoto dell’Italia del Nord: 13 milioni
  • Progetto Policoro: un milione
http://www.uaar.it/news/2013/04/02/utilita-pubblica-chiesa-cattolica/