martedì 20 novembre 2012

Ricorso su fecondazione, mancano pochi giorni al termine e il governo tace

Stanno quasi per sca­de­re i tre mesi dalla sen­ten­za della Corte eu­ro­pea per i di­rit­ti del­l’uo­mo che il 28 agosto ha boc­cia­to di fatto la legge 40 sulla fe­con­da­zio­ne as­si­sti­ta. Ovvero il ter­mi­ne che il go­ver­no ha per pre­sen­ta­re ri­cor­so contro la de­ci­sio­ne della Corte di Stra­sbur­go. La Cedu aveva in­fat­ti ri­ba­di­to come fosse ”in­coe­ren­te” con­sen­ti­re l’a­bor­to te­ra­peu­ti­co, grazie alla legge 194, ma allo stesso tempo vie­ta­re la dia­gno­si pre­im­pan­to nei casi di pa­to­lo­gie ge­ne­ti­che. Le donne ita­lia­ne, quindi, non do­ve­va­no essere più ob­bli­ga­te a subire l’im­pian­to di em­brio­ni gra­ve­men­te malati.
 
La sen­ten­za ri­guar­da­va il caso di una coppia por­ta­tri­ce sana di fi­bro­si ci­sti­ca, quindi con al­tis­si­ma pro­ba­bi­li­tà di ge­ne­ra­re figli malati, che in­ten­de­va ac­ce­de­re alla dia­gno­si prima del­l’impianto degli em­brio­ni. L’I­ta­lia era stata quindi con­dan­na­ta per “vio­la­zio­ne del ri­spet­to della vita pri­va­ta e fa­mi­lia­re”, nonché a ver­sa­re 15.000 euro per danni morali e 2.500 per spese legali alla coppia. La tegola eu­ro­pea è ar­ri­va­ta dopo mesi di sen­ten­ze ita­lia­ne che hanno di fatto sman­tel­la­to i punti cri­ti­ci della nor­ma­ti­va for­te­men­te voluta dalla Chiesa, ri­ve­lan­do­ne l’i­na­de­gua­tez­za.
 
Il ri­schio è che il go­ver­no ‘tec­ni­co’ di Mario Monti faccia co­mun­que ri­cor­so presso la Cedu. Uf­fi­cial­men­te non ha ancora deciso, ma la Chiesa sta fa­cen­do forti pres­sio­ni. In par­ti­co­la­re il mi­ni­stro per la Salute Renato Bal­duz­zi, noto espo­nen­te del mondo cat­to­li­co e già pre­si­den­te del Meic (Mo­vi­men­to ec­cle­sia­le di im­pe­gno cul­tu­ra­le), pare ormai in­ten­zio­na­to ad at­ti­var­si per ri­pri­sti­na­re l’ob­bli­go di subire l’im­pian­to di em­brio­ni gra­ve­men­te malati per le donne che ac­ce­do­no alla fe­con­da­zio­ne as­si­sti­ta.
 
In­ter­vi­sta­to da Av­ve­ni­re il 19 ot­to­bre, aveva di­chia­ra­to che la sen­ten­za Cedu “è andata oltre le sue com­pe­ten­ze e ha tra­vi­sa­to la si­tua­zio­ne nor­ma­ti­va in Italia, crean­do un pro­ble­ma di so­vrap­po­si­zio­ne tra giu­ri­sdi­zio­ne na­zio­na­le ed eu­ro­pea e, in ge­ne­ra­le, tra giu­sti­zia e po­li­ti­ca”. Un parere si­ni­stra­men­te simile a quello espres­so al­l’in­do­ma­ni del pro­nun­cia­men­to eu­ro­peo dal car­di­na­le Angelo Ba­gna­sco, pre­si­den­te della Con­fe­ren­za epi­sco­pa­le. Quando, come giu­sta­men­te ri­cor­da­to da Carlo Fla­mi­gni, per certe te­ma­ti­che ser­vo­no esper­ti, non devoti.
 
Non con­ten­to, il mi­ni­stro ha so­ste­nu­to che la Corte Co­sti­tu­zio­na­le “ha con­ser­va­to a più ri­pre­se l’im­pian­to della legge 40″ e ha “con­tri­bui­to ad af­fer­ma­re nel Paese il dato cul­tu­ra­le più im­por­tan­te: l’em­brio­ne ha una sog­get­ti­vi­tà, non è un grumo di cel­lu­le”. Quindi Bal­duz­zi ha as­si­cu­ra­to la pre­sen­ta­zio­ne del ri­cor­so, in uno dei suc­ces­si­vi con­si­gli dei mi­ni­stri. Questo è quello che pensa il mi­ni­stro di un go­ver­no che si di­chia­ra ‘tec­ni­co’. Ma che non tiene conto di come la legge con­ti­nui a fare acqua da tutte le parti. Pro­prio qual­che giorno fa, il tri­bu­na­le di Ca­glia­ri ha emesso un’or­di­nan­za per con­sen­ti­re ad una coppia in­fer­ti­le af­fet­ta da ta­las­se­mia di ri­cor­re­re alla dia­gno­si pre­im­pian­to presso l’o­spe­da­le pub­bli­co al quale si era ri­vol­ta.
 
For­mal­men­te da Pa­laz­zo Chigi ancora non è ar­ri­va­ta una ri­spo­sta chiara. “La pro­ble­ma­ti­ca è ancora in fase di va­lu­ta­zio­ne”, ha reso noto l’Uf­fi­cio con­ten­zio­so, per la con­su­len­za giu­ri­di­ca e per i rap­por­ti con la Corte eu­ro­pea dei di­rit­ti del­l’uo­mo, in­ter­pel­la­to ve­ner­dì scorso con una let­te­ra dei pro­mo­to­ri del­l’ap­pel­lo contro il ri­cor­so. E il capo del go­ver­no Mario Monti sarà im­pe­gna­to nei pros­si­mi giorni in visite uf­fi­cia­li presso paesi arabi, quindi non sa se e quando sarà presa una de­ci­sio­ne.
 
Per questo è im­por­tan­te sen­si­bi­liz­za­re i cit­ta­di­ni sui pro­ble­mi che può ancora cau­sa­re e sulla ne­ga­zio­ne dei di­rit­ti che com­por­ta una legge ar­re­tra­ta come quella sulla pro­crea­zio­ne as­si­sti­ta. L’Uaar da tempo ha pro­mos­so una pe­ti­zio­ne che invita a fir­ma­re e dif­fon­de­re quanto più pos­si­bi­le, dan­do­ne vi­si­bi­li­tà anche tra­mi­te blog e gior­na­li. Man­ca­no pochi giorni e oc­cor­re evi­ta­re che l’en­ne­si­mo colpo di mano ‘tec­ni­co’ al­l’ul­ti­mo minuto volto a com­pia­ce­re ancora una volta la Chiesa passi sotto si­len­zio, in spre­gio alla lai­ci­tà e so­prat­tut­to sulla pelle delle donne.