domenica 25 novembre 2012

Imu alla Chiesa, arrivano le regole

25/11/2012 - Corriere e Repubblica raccontano il nuovo regolamento. Tantissimi i dubbi e il rischio di un nuovo contenzioso 

Arriva finalmente il regolamento attuativo per l’Imu agli edifici commerciali di proprietà della Chiesa. E scoppia il caos tra gli istituti religiosi, dove le nuove norme vengono viste come vessatorie. Corriere e Repubblica parlano in prima pagina della vicenda; curiosamente mentre via Solferino racconta la protesta delle scuole, Repubblica pone l’accento sugli ampi margini di esenzione per gli istituti. Roberto Bagnoli spiega cosa c’è nel nuovo regolamento:
 
Non la pagheranno solo le attività non commerciali, in caso di immobili misti quindi si prevede che il pagamento sia «proporzionale » allo spazio, al numero dei soggetti e al tempo di utilizzo. Giro di vite anche per le scuole paritarie: niente Imu solo se l’attività è svolta a titolo gratuito o se il «corrispettivo simbolico è tale da coprire solo una frazione del costo del servizio ». Infine gli enti non commerciali che volessero l’esenzione Imu «devono predisporre o adeguare il proprio statuto» entro il 31 dicembre. Che dovrà prevedere: 1) il divieto di distribuire anche in modo indiretto utili; 2) l’obbligo di reinvestire gli eventuali utili per scopi istituzionali di solidarietà sociale; 3) l’obbligo di devolvere il patrimonio dell’ente non commerciale in caso di scioglimento ad altro ente non commerciale.

Nell’articolo di Maria Antonietta Calabrò si dà conto delle critiche della Chiesa:

del servizio quello che porta a stabilire se una scuola cattolica debba essere o meno sottoposta al pagamento dell’Imu» ha affermato ai microfoni della Radio Vaticana il presidente dell’Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, padre Francesco Ciccimarra. «Nessuna scuola—spiega—è gratuita, i docenti chi li paga? Con quali soldi? ». Il criterio corretto—secondo Scuccimarra— «dovrebbe essere la produzione o meno di utili». «Tutte le scuole cattoliche — ha sottolineato ancora padre Ciccimarra—sono in fallimento, le chiuderemo in un anno, licenzieremo 200 mila persone, così tutti quanti saranno contenti». Secondo il presidente dell’Agidae, «una cosa così—dice—ci distrugge tutti. Io giro l’Italia per fare contratti di solidarietà, con riduzioni dello stipendio del 25 per cento. Questa sarà la fine delle opere cattoliche in Italia».

Sempre il Corriere dà conto dell’analisi comparsa a caldo sul sito di Avvenire:

«Quel parere viene citato in premessa, ma le modifiche non seguono pedissequamente le osservazioni in esso contenute. Ed è un bene », scrive in un’altro articolo che comparirà oggi anche sull’edizione cartacea, Luigi Corbella Eppure i rischi rimangono «perché gli istituti paritari già oggi non arrivano sempre a coprire i costi d’esercizio con le rette. E se quest’ultime dovessero essere pari a zero o meramente simboliche per continuare a godere dell’esenzione Imu, la loro sopravvivenza sarebbe a rischio ». «C’è da osservare, però—continua il commento—che l’aggettivo “simbolico” (che recepisce un’indicazione del diritto europeo) va correlato alla coordinata “e tali da coprire solamente una frazione del costo effettivo”. Quale frazione, fino a quale entità? Questo resta da chiarire».

In questa infografica di Repubblica vediamo alcune proprietà immobiliari della Chiesa:



L’analisi di Valentina Conte e Gianluigi Pellegrino invece è completamente diversa. E parte da quanto fatto dal governo dopo il parere del Consiglio di Stato:

Il testo del decreto dell’Economia, a firma del ministro Grilli, di fatto ricalca quello respinto. E rischia di gettare nel caos chi dovrebbe pagare l’imposta nel 2013 e forse continuerà a non farlo, chi la paga e non capisce il motivo degli sconti per gli altri, i Comuni bisognosi di chiarezza sui gettiti. Con l’eventualità concreta di ricorsi a non finire.

La scelta di campo del governo è dunque chiara. E ruota attorno alla definizione di “non commerciale” e quindi di presenza o meno di profitto:

Se l’ente non fa utili, o non li distribuisce o li destina alla solidarietà o anche li reinveste nelle sue attività educative, sanitarie, alberghiere, culturali, sportive, non pagherà l’Imu. A patto, dice il governo, che i servizi siano erogati gratis o con un prezzo “simbolico” e in ogni caso “non superiore alla metà della media” di mercato. Oppure tali da coprire “solamente una frazione del costo effettivo del servizio”. Criteri giudicati dal Consiglio di Stato, in entrambi i pareri negativi, “eterogenei” e con “profili di criticità”. Ma soprattutto non attinenti alla nozione di impresa come “entità che esercita un’attività economica” (non “commerciale”) adottata da tempo dall’Unione europea. Attività che consiste “nell’offrire beni e servizi in un mercato”. A prescindere se faccia o meno utili. Anche perché se il bilancio d’impresa fosse in rosso, non per questo quell’impresa sarebbe esentata dall’imposta. Grazie al regolamento confezionato dal governo, al contrario, alla fine anche attività che hanno costi e ricavi, dunque che stanno con evidenza sul mercato, potranno non versare l’Imu. Uno sconto a cui l’Europa guarda con attenzione, visto che sull’Italia pende l’infrazione per aiuti di Stato illegittimi (al Vaticano). E che potrebbe costare caro al nostro Paese, anche fino a 3,5 miliardi, se consideriamo (come stima il ministero dell’Economia) mancate entrate per 300-500 milioni all’anno, da restituire a partire dal 2006 (anno della prima legge in materia di Imu al no profit).

Infine, dice Pellegrino, il rischio è di creare un altro contenzioso con la Ue:

Gravissima è pure la ferita nei rapporti istituzionali. Finalmente le camere approvano una legge che prevede uguaglianza sull’Imu. L’Europa apprezza e ferma la procedura sanzionatoria. Ma il Governo che fa? Si auto attribuisce con un codicillo una delega per ridare alla Chiesa il regalo indebito che le Camere finalmente avevano tolto. Ora quel decreto legge è all’esame del Senato per la conversione. Se ci fosse un rigurgito di dignità dei partiti dovrebbero loro far saltare il codicillo invalidando con esso le norme regolamentari che recano l’incredibile ampia esenzione e che l’esecutivo si è affrettato a mandare in Gazzetta volendo all’evidenza far leva sul fatto compiuto. Sogniamo ad occhi aperti un finale inaspettato. I partiti spreconi e clientelari che in un rigurgito di dignità tirano le orecchie al governo del rigore pescato su uno scivolone di spreco e disuguaglianza. Ovviamente non avverrà.
 
 http://www.giornalettismo.com/archives/621779/imu-alla-chiesa-arrivano-le-regole/