venerdì 9 novembre 2012

La corsa alla speciazione degli uccelli

Contrariamente alla maggioranza degli altri animali, negli ultimi 50 milioni di anni gli uccelli hanno continuato ad aumentare il tasso di diversificazione in specie differenti. La comparsa di nuove specie, tuttavia, non è sufficiente a compensare l'accelerazione delle estinzioni provocata dall'impatto dell'uomo sull'ambiente. A sorpresa, sembra che le aree di maggior speciazione non siano quelle tropicali, ma quelle più soggette a fluttuazioni climatiche. (red)


L’albero evolutivo che collega tutte le 9993 specie viventi conosciute di uccelli è stato messo a punto da un gruppo internazionale di ricercatori, che lo ha descritto in un articolo pubblicato su “Nature”, a prima firma Walter Jetz. Dallo studio è emerso anche che, contrariamente a quanto ci si aspettava, il tasso di diversificazione delle specie è aumentato negli ultimi 50 milioni di anni, fino ad almeno cinque milioni di anni fa, interessando in varie epoche quasi tutti gli ordini, ma più recentemente e in maniera più marcata i passeriformi.

Un’altra sorpresa emersa dalla ricerca riguarda i luoghi in cui sarebbero avvenuti i più imponenti fenomeni di radiazione evolutiva, identificati combinando l'analisi delle relazioni evolutive tra gli uccelli con un’analisi geografica della loro distribuzione presente e passata. Dal momento che tre quarti di tutte le specie di uccelli si trovano vicino all'equatore, ci si aspettava che nelle regioni tropicali ed equatoriali la speciazione fosse più comune. I risultati hanno invece smentito l’esistenza di una correlazione fra latitudine e speciazione per segnalare piuttosto una significativa differenza nei tassi di diversificazione legata agli emisferi: in particolare, i tassi sarebbero stati sistematicamente più bassi nell'emisfero orientale (tra cui Africa, Sudest asiatico e Australia) che nell'emisfero occidentale. Il resto dell’Asia, e il continente americano mostrano un numero sproporzionato di specie dovuto a recenti rapide radiazioni.
Secondo Jetz e collaboratori, la spiegazione di questo fenomeno andrebbe cercata nel fatto che queste aree sono state interessate da una più elevata fluttuazione
delle condizioni climatiche, che hanno ampliato le opportunità di diversificazione, favorendo l’evoluzione di nuove soluzioni – e quindi di nuove specie - ai problemi proposti dai cambiamenti negli habitat.

Purtroppo, osservano ricercatori, l’aumento dei tassi di speciazione negli uccelli non compensa minimamente l’accelerazione dei tassi di estinzione provocata dall’impatto dell’uomo sull’ambiente: i ricercatori stimano infatti che gli uccelli stiamo proliferando a una velocità di circa una nuova specie ogni 700 anni, mentre secondo stime recenti il loro tasso di estinzione legato alle attività antropiche sarebbe circa 300 volte superiore.

I risultati dello studio vanno peraltro considerati solo un primo passo verso il raggiungimento di un albero filogenetico definitivo della classe degli uccelli, dato che – come rilevato in una nota di commento all’articolo - pur avendo vagliato un’ingente mole di dati, la cui valutazione ha richiesto ben cinque anni di lavoro, attualmente si dispone di un completo sequenziamento del genoma solo per un numero ridotto di specie.
Per ottenere il loro albero filogenetico Jetz e colleghi hanno quindi dovuto fare riferimento a uno “scheletro” di 158 importanti cladi (ossia “rami” dell’albero filogenetico) per poi operare estrapolazioni con sofisticati algoritmi fondati su distinzioni tassonomiche, in questo modo hanno determinato la posizione delle specie per le quali non è disponibile il sequenziamento del genoma. Una procedura che secondo diversi studiosi espone i risultati a un notevole margine di incertezza .

http://www.lescienze.it/news/2012/11/07/news/uccelli_evoluzione_aumento_tassi_speciazione-1353216/