mercoledì 28 novembre 2012

Il difficile rapporto del mondo cristiano con i diritti delle donne

Sembra strano, nel terzo mil­len­nio, dover ancora star a par­la­re dei di­rit­ti delle donne nel mondo oc­ci­den­ta­le. Eppure è quanto mai at­tua­le. Per quanto sia ormai lar­ga­men­te se­co­la­riz­za­to, il vec­chio con­ti­nen­te pre­sen­ta ancora nu­me­ro­se realtà in cui una parità ef­fet­ti­va è lon­ta­na dal con­cre­tiz­zar­si. E le Chiese cri­stia­ne por­ta­no il loro far­del­lo di re­spon­sa­bi­li­tà.

Non tutte, be­nin­te­so. Il lu­te­ra­ne­si­mo ha fatto passi da gi­gan­te, e una reale ugua­glian­za è ormai un dato di fatto anche al­l’in­ter­no delle sue Chiese na­zio­na­li: le donne pos­so­no non solo essere elette ve­sco­vo, ma ri­co­pro­no tal­vol­ta l’in­ca­ri­co anche in sedi epi­sco­pa­li di as­so­lu­to pre­sti­gio. La Chiesa an­gli­ca­na si è invece fer­ma­ta a metà strada, ne­gan­do alle donne l’ac­ces­so al­l’e­pi­sco­pa­to. Da ultimo ven­go­no la Chiesa or­to­dos­sa e quella cat­to­li­ca, per le quali non è nem­me­no al­l’or­di­ne del giorno la pos­si­bi­li­tà di ac­ce­de­re al sa­cer­do­zio.
 
Non è una coin­ci­den­za: più un paese si se­co­la­riz­za, più si se­co­la­riz­za anche la pro­pria Chiesa tra­di­zio­na­le. Pena la per­di­ta di in­fluen­za, come ac­ca­du­to al cat­to­li­ce­si­mo fran­ce­se. Il ra­gio­na­men­to sembra valere anche al­l’in­ver­so: meno se­co­la­riz­za­to è un paese, e più le donne sono di­scri­mi­na­te. Si pensi al mondo isla­mi­co.
E il nostro paese com’è messo? A sua volta male, si di­reb­be. Siamo pre­ci­pi­ta­ti al­l’ot­tan­te­si­mo posto al mondo nel Global Gender Gap, pre­ce­du­ti da Bo­tswa­na, Perù e Cipro. Le donne con­ti­nua­no a essere pe­san­te­men­te di­scri­mi­na­te, il loro ac­ces­so alle isti­tu­zio­ni viene so­ven­te negato, le vio­len­ze nei loro con­fron­ti au­men­ta­no. Tol­le­ra­te dalle stesse ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che: di pochi giorni fa è l’in­chie­sta che ha mo­stra­to come i par­ro­ci na­po­le­ta­ni, alle donne vit­ti­me di per­cos­se, con­si­gli­no ancora “la sop­por­ta­zio­ne”.

“Mol­la­te sia i mariti che i par­ro­ci”, è invece il nostro con­si­glio. Per carità, anche il “nuovo” mondo dei non cre­den­ti sconta in parte l’e­re­di­tà di mil­len­ni di so­cie­tà ma­schi­li­ste. L’ul­ti­mo numero del Free In­qui­ry, la più dif­fu­sa ri­vi­sta in­cre­du­la del pia­ne­ta, è stato de­di­ca­to pro­prio ad af­fron­ta­re in modo cri­ti­co questo tema, pre­sen­tan­do in­te­res­san­ti ar­ti­co­li di au­to­re­vo­li per­so­na­li­tà scet­ti­che quali Melody Hen­sley, Ophe­lia Benson, Jen­ni­fer Mc­Creight, Re­bec­ca Watson, Susan Jacoby, Sikivu Hut­chin­son, Wafa Sultan, Jen­ni­fer Mi­chael Hecht.
 
Ma, per l’ap­pun­to, il fatto che le voci fem­mi­ni­li atee e agno­sti­che siano così nu­me­ro­se mostra già quanto assai più ac­co­glien­te sia la mi­scre­den­za. Del resto, il mondo uma­ni­sta or­ga­niz­za­to è gui­da­to, a li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le, pro­prio da una donna, la belga Sonia Eg­ge­ric­kx. Non c’è dunque pa­ra­go­ne con la dif­fu­sis­si­ma mi­so­gi­nia re­li­gio­sa. Il pro­ble­ma è semmai far per­ce­pi­re la dif­fe­ren­za a quei quasi due mi­liar­di di donne che vivono prive di di­rit­ti, e che cio­no­no­stan­te con­ti­nua­no a te­sti­mo­nia­re la pro­pria ap­par­te­nen­za alla fede che le di­scri­mi­na.
Solo in un quadro di lai­ci­tà delle isti­tu­zio­ni i di­rit­ti delle donne tro­va­no ri­co­no­sci­men­to. E questo è un altro con­te­sto in cui siamo chia­ma­ti a muo­ver­ci. Di lai­ci­tà al fem­mi­ni­le se ne par­le­rà sabato a Roma. La par­te­ci­pa­zio­ne è ben­ve­nu­ta, le pro­po­ste per agire anche.