venerdì 29 luglio 2011

IRLANDA-VATICANO, LA GRANDE GUERRA


Manifestazione contro gli abusi L' Irlanda chiede chiarimenti e rassicurazioni da parte del Vaticano sull' abuso di minori commessi dal clero. Intanto, secondo notizie diffuse in Irlanda, l' attuale nunzio apostolico monsignor Giuseppe Leanza, si trasferirebbe a Praga. L’ ambasciata della Repubblica ceca a Dublino ha confermato la notizia, facendo sapere che il nuovo rappresentante del Papa avrebbe ricevuto il gradimento del governo.
Gerard O'Connell - Roma
La decisione straordinaria del Vaticano di richiamare il 25 luglio il suo nunzio in Irlanda, sulla scia dell'attacco senza precedenti lanciato la scorsa settimana dal Primo Ministro del Paese, durante la riunione della Camera dei Comuni irlandese, è apparso a molti come un segnale che le relazioni tra le due parti [...]
 stanno attraversando il momento più critico finora mai vissuto, e che si è certamente arrivati a un momento di svolta.



Il primo ministro Enda Kenny aveva accusato il Vaticano di porre l' istituzione prima dei bambini, dissuadendo i vescovi dal segnalare i casi di abuso alle autorità, e tentando di fare ostruzionismo nei confronti di una Commissione Governativa d'Inchiesta durante le indagini relative ai casi di abuso su minore di cui sono stati accusati i preti della diocesi di Cloyne, nel sud dell'Irlanda, negli ultimi anni.
Il premier ha chiesto che il Vaticano ora rassicuri il Governo sul fatto che la Chiesa Cattolica in Irlanda rispetterà la legge del Paese in tutte le questioni relative alla sicurezza e al benessere dei bambini. Le tensioni a livello diplomatico hanno sollevato domande sul futuro delle relazioni tra la Repubblica d'Irlanda e la Santa Sede, anzi tra la Chiesa e lo Stato in quell'isola.
Alcuni si chiedono se il Vaticano e Dublino saranno in grado di risolvere le loro divergenze in modo pacifico e collaborativo, o se, nel caso ciò non fosse possibile, il governo irlandese deciderà di eliminare la sua ambasciata presso la Santa Sede, anche per ragioni finanziarie. Altri credono che si tratti di una questione complessa, e che non sia tutto bianco e nero, come le grida stridule dei media, e non solo, vorrebbero far credere.
Per capire la situazione, è necessario analizzare quello che è realmente accaduto.
Lo scorso lunedì 25 luglio, il Vaticano ha colto il mondo di sorpresa, annunciando il ritiro, da parte della Segreteria di Stato, del Nunzio Apostolico in Irlanda, l'Arcivescovo Giuseppe Leanza, "per consultazioni".
Ciò è avvenuto, è stato riferito, a seguito della pubblicazione del 13 luglio del Rapporto d'Inchiesta della Commissione Governativa irlandese relativo ai casi di abuso su minore attribuiti ai preti della diocesi di Cloyne ("il rapporto Cloyne") e, in particolare, "sulle reazioni che ne sono seguite". La decisione ha pochi precedenti nella storia moderna del Vaticano.  Intervistato dai giornalisti, Padre Ciro Benedettini, vicedirettore dell'Ufficio Stampa della Santa Sede, ha cercato di spiegarne la logica.
Ha detto che era "destinato principalmente" alla Segreteria di Stato e ad altri uffici del Vaticano coinvolti nella vicenda, in maniera che fossero in grado di consultarsi con lui al fine di "preparare la risposta ufficiale della Santa Sede al Governo irlandese, in seguito alla pubblicazione del Rapporto Cloyne."
 Ha ammesso che si tratta di "una misura raramente utilizzata dalla Santa Sede", ma ha detto che ciò sottolinea sia "la gravità della situazione" che "la volontà della Santa Sede di affrontare il problema con obiettività e determinazione".  Il ritiro trasmette anche "una certa nota di sorpresa e di rammarico per alcune reazioni eccessive", ha aggiunto, facendo un riferimento indiretto al discorso del premier e alla discussione nel Parlamento della scorsa settimana.
Padre Benedettini ha sottolineato che la decisione “dovrebbe essere interpretata in linea con la volontà della Santa Sede di collaborare in maniera seria ed efficace con le autorità irlandesi”.
Lui e gli altri funzionari contattati da Vatican Insider, hanno insistito sul fatto che il richiamo non va inteso come se il Vaticano avesse agito per orgoglio ferito o come se si fosse offeso per ciò che il Primo Ministro aveva detto. Al tempo stesso è evidente che molti a Roma pensano che il leader irlandese "abbia un po' passato il segno", presentando delle osservazioni chiaramente offensive nei confronti del Vaticano, in un discorso che ha fatto notizia in tutto il mondo.
Un funzionario del Vaticano ha osservato che il richiamo del nunzio non dovrebbe essere interpretato in alcun modo come un desiderio di "sminuire la gravità di quello che è successo, o del pessimo modo in cui il problema è stato gestito." Il Ministro degli Esteri irlandese ha cercato di minimizzare quel richiamo, dicendo che si trattava di "una questione di competenza della Santa Sede", aggiungendo: "c'è da aspettarsi che il Vaticano vorrà consultare con attenzione il nunzio in merito alla sua risposta."
La scintilla che ha innescato quest’esplosione d’ira in Irlanda è stata la pubblicazione del 13 luglio del Rapporto della Commissione Governativa d'Inchiesta, presieduta dal giudice Yvonne Murphy, relativa all'abuso su minori da parte dei preti nella diocesi di Cloyne, nel sud dell'Irlanda, tra il 1996 e il 2009.
Il rapporto di 421 pagine ha rivelato un altro capitolo scioccante relativo all'abuso di 40 minori da parte di 19 sacerdoti, e ha presentato un giudizio caustico contro il vescovo John Magee che, "aveva poco o nessun interesse a gestire i casi di abuso su minori da parte di uomini della Chiesa fino al 2008". 
 Magee, ex segretario di Papa Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, aveva delegato il compito di gestire i casi di abuso a Monsignor Dennis O'Callaghan, che, dice il rapporto, non seguì "con costanza e coerenza" le procedure concordate dalla Conferenza Episcopale Irlandese nel 1996 - perché in disaccordo con alcune di esse; anche la diocesi non aderì pienamente ai nuovi regolamenti emessi da Papa Giovanni Paolo II nel 2001.
Ma non furono le autorità irlandesi a scoprire per prime i problemi a Cloyne; fu il Consiglio Nazionale per la Tutela dei Minori, un organismo consultivo indipendente istituito dalla Conferenza Episcopale Irlandese, che li scoprì nel 2008 e li segnalò al Governo, il quale più tardi chiese alla Commissione Indipendente guidata dal giudice Yvonne Murphy di iniziare le indagini.
I risultati del rapporto Cloyne lasciarono i cattolici sgomenti, non solo nella diocesi meridionale, ma in tutto il paese, e fece infuriare molte persone. Erano già stati traumatizzati dalle orribili rivelazioni dei tre rapporti precedenti relativi ai casi di abuso su minore da parte del clero - i Rapporti Ferns (2005), Ryan (2009) e Murphy (2009), ma comunque molti avevano cominciato a credere che la Chiesa in Irlanda stesse sinceramente cercando di trovare un accordo a riguardo con Benedetto XVI, e stesse mantenendo ormai un atteggiamento di rigore. 
Il rapporto Cloyne ha distrutto quella fiducia, proprio come il Secondo Rapporto del Gran Giurì di Filadelfia aveva fatto per molti cattolici negli Stati Uniti. I Cattolici irlandesi sono infuriati e si sentono traditi. Ma il rapporto ha anche puntato il dito contro il Vaticano, e la sua responsabilità per non aver supportato i Vescovi irlandesi quando, nel 1996, decisero di conformarsi ad un Documento Quadro che presentava le linee guida e le procedure da seguire per i casi di abuso, inviandolo a Roma perché venisse approvato.
Il documento quadro era stato redatto da un comitato consultivo per la Conferenza Episcopale. La Congregazione per il Clero non diede la sua approvazione, perché lo considerava un 'documento di studio', non un testo della Conferenza Episcopale.  Ancora più importante, la Congregazione espresse serie riserve su diversi aspetti del documento quadro, e in particolare su una clausola chiave che stabiliva che "in tutti i casi in cui è noto o si sospetti che un prete o un religioso abbia abusato sessualmente di un bambino, la questione dovrebbe essere segnalata alle autorità civili". (Va notato che la denuncia obbligatoria non era prevista dalla legge irlandese a quel tempo, per cui i vescovi erano in anticipo rispetto alla giurisprudenza).
La Congregazione obiettò in particolare a questa segnalazione obbligatoria dicendo che "dà adito a serie riserve sia di natura morale che canonica."
Tali riserve vennero comunicate ai vescovi irlandesi dall'arcivescovo Luciano Storero, allora nunzio in Irlanda, il 31 gennaio 1997. La sua lettera è resa pubblica sulla televisione irlandese all'inizio di quest'anno, e ha gettato seri dubbi sulla fondatezza delle dichiarazioni del Vaticano, che sosteneva di fare tutto il possibile per prevenire gli abusi sui minori nel Paese. 
Il Rapporto Cloyne afferma che "la reazione del Vaticano al documento quadro era completamente inutile per qualsiasi vescovo che avesse voluto attuare le procedure concordate".  Inoltre affermava che tale risposta "dava effettivamente ai singoli vescovi irlandesi la libertà di ignorare le procedure che avevano accettato di seguire e dava conforto e sostegno a chi, come Monsignor O'Callaghan, era contrario alla politica dichiarata dalla Chiesa irlandese."
Su questo sfondo, il premier, Enda Kenny, dando voce alla sua rabbia, ma soprattutto a quella dei cittadini, e temendo la scoperta di ulteriori casi di abuso anche in altre diocesi, parlò con passione e colpì duramente il Vaticano durante il dibattito del 20 luglio in Parlamento. 
Disse che le rivelazioni del rapporto Cloyne "hanno portato il governo, i cattolici irlandesi e il Vaticano a una congiuntura senza precedenti" perché, "per la prima volta in Irlanda, un rapporto sugli abusi sessuali su minori smaschera un tentativo da parte della Santa Sede, di ostacolare un'inchiesta in una repubblica democratica sovrana... poco più di tre anni fa. Non trent'anni fa."
Il rapporto Cloyne, disse, "scava nella disfunzione, nella sconnessione, nell'elitarismo, nel narcisismo, che dominano la cultura del Vaticano al giorno d'oggi".
Denunciò che "lo stupro e la tortura di minori sono stati minimizzati o 'gestiti' per sostenere, invece, il primato dell'istituzione, il suo potere, la sua legittimazione e la sua 'reputazione'. Accusò il Vaticano che, "lungi dall'ascoltare la prova dell'umiliazione e del tradimento con 'l'orecchio del cuore' di San Benedetto", aveva adottato una posizione "calcolata, sprezzante" che è "l'esatto contrario del radicalismo, dell'umiltà e della compassione su cui la Chiesa romana è stata fondata".
Egli informò il Parlamento irlandese che il giorno dopo la pubblicazione del Rapporto Cloyne, il Ministro irlandese degli Affari Esteri, Eamon Gilmore, aveva incontrato il nunzio apostolico a Dublino e aveva chiarito due cose: "La gravità delle azioni e l'atteggiamento della Santa Sede, e il totale rifiuto e la ripugnanza dell'Irlanda verso gli stessi".
Il Nunzio si era impegnato a presentare il Rapporto Cloyne al Vaticano e, disse lui, "il Governo attende la risposta ponderata della Santa Sede".
Il leader irlandese continuò ad esprimere la sua convinzione che "il popolo irlandese, compresi i moltissimi fedeli cattolici che - come me - sono rimasti scioccati e costernati dalle ripetute mancanze delle autorità ecclesiastiche di fronte alle azioni che rivelavano necessarie", ora "meritano e richiedono una conferma da parte del Vaticano", il quale s’impegni ad "accettare, approvare ed esigere che tutte le autorità della Chiesa in questo Paese (in Irlanda) si conformino all'obbligo di segnalare tutti i casi di sospetto abuso, sia attuali che passati, alle autorità dello Stato, in linea con la normativa nazionale in materia di tutela dei minori (Children First National Guidance) che avrà forza di legge".
Concluse dicendo: "Mentre la Santa Sede prepara la sua risposta ponderata al Rapporto Cloyne, io, in qualità di Primo Ministro, voglio essere chiaro: quando si tratta della tutela dei figli di questo Paese, gli standard di comportamento che la Chiesa ritiene consoni a se stessa, non possono essere e né verranno mai applicati ai meccanismi della democrazia e della società civile di questa repubblica.”
Il leader del principale partito di opposizione, Michael Martin, ha dato il suo appoggio al Primo Ministro, e il Parlamento ha votato all'unanimità a favore della mozione del governo che, "deplora l'intervento del Vaticano che ha contribuito a minare la normativa e le linee guida in materia di tutela dei minori dello Stato irlandese e i vescovi irlandesi".
Il discorso ha sorpreso l'intero Paese, anche se è parso essere accolto con favore da un gran numero persone - sia sacerdoti che laici, in patria e all'estero -, così come dalle organizzazioni delle vittime in Irlanda, negli Stati Uniti e altrove.
Commentando il discorso, l'Arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, un ex alto funzionario del Vaticano e ora una figura di spicco nella lotta contro l'abuso dei minori in Irlanda, ha dichiarato al Vatican Insider che credeva che Enda Kenny "si riferisse soprattutto alle interazioni - di cui non ero al corrente - con il Vaticano mentre veniva stilato il Rapporto Cloyne e ad un discorso ormai "storico" ​​dalla Congregazione per il Clero."
Ha sottolineato, tuttavia, che il leader irlandese "non nominò il Papa direttamente e non criticò le leggi dell'attuale Congregazione per la Dottrina della Fede", che "sono state senza dubbio di grande sostegno per incoraggiare la Chiesa in Irlanda e altrove a seguire un percorso chiaro e coerente nella lotta contro la pedofilia."
Mentre l'arcivescovo di Dublino venne preso alla sprovvista dal discorso del capo del governo, esso fu un vero e proprio fulmine a ciel sereno per il Vaticano, soprattutto perché venne pronunciato dal Primo ministro cattolico di quello che, fino a poco tempo fa, era considerato uno dei paesi più cattolici del mondo. Un paese che si era affrettato a stabilire relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1929, sei anni dopo aver ottenuto l'indipendenza dalla Gran Bretagna, ed era rimasto in buoni rapporti sin da allora, nonostante i rapporti precedenti sugli scandali degli abusi.
Mentre i funzionari del Vaticano dicono che condividono molto di ciò che Kenny ha dichiarato sulla necessità di proteggere i bambini e di una collaborazione tra Chiesa e Stato in questo senso, allo stesso modo, molti in Vaticano credono che egli si concentri troppo sugli aspetti negativi.
Notano che il Primo Ministro non ha mai riconosciuto i reali sforzi compiuti negli ultimi anni dal Vaticano, in particolare dal 2001 e, in particolare, da Papa Benedetto, per affrontare efficacemente il problema dell'abuso di minori da parte di sacerdoti e per garantire la tutela dei bambini in tutta la Chiesa cattolica e nella società in generale. Inoltre, il Primo Ministro non ha fatto riferimento alla lettera del Papa all'Irlanda, del marzo 2010, o alla visita in corso presso la Chiesa irlandese per cercare il modo di promuovere un rinnovamento della Chiesa Cattolica nell'isola, i cui risultati devono ancora essere resi pubblici.
In questo modo, dicono che il premier abbia presentato un quadro un po' “deviato” delle attività del Vaticano in Irlanda e dei suoi sforzi per liberare la Chiesa locale dal problema degli abusi. D'altra parte, nessuno in Vaticano vuole intavolare inutili polemiche con il governo irlandese, o gettare benzina sul fuoco già acceso, facendo osservazioni poco ponderate.  Infatti, diverse fonti hanno confermato il desiderio sincero della Santa Sede di cooperare pienamente con il governo irlandese per tutelare i minori irlandesi, ora e in futuro.
Una fonte, però, ha richiamato l'attenzione sul fatto che, mentre tutti puntano il dito sulla risposta negativa al Documento quadro della Congregazione per il Clero, trasmessa dal Nunzio ai vescovi irlandesi nel gennaio 1997, da nessuna parte il rapporto Cloyne accenna al fatto che, quello stesso anno, la Segreteria di Stato del Vaticano, consapevole della situazione particolarmente difficile del Paese, aveva pubblicato un articolo speciale di Diritto Canonico per l'Irlanda (noto come "indulto") per consentire ai vescovi irlandesi di poter gestire i casi di abuso.  Lo stesso era successo negli USA nel 1994, disse, e l’articolo, con alcune significative modifiche, divenne legge universale della Chiesa nel 2001.
Alcuni elementi di quel dispositivo speciale di Diritto Canonico del 1997 sono degni di nota, perché modificarono il diritto canonico vigente. Venne alzata la minore età da 16 a 18 anni, e si diede la possibilità alle vittime di denunciare presunti abusi da parte di un prete fino a 10 anni dopo compimento del 18° anno di età; fino ad allora il limite era fissato a 5 anni. Essa stabilì anche che i vescovi avrebbero dovuto denunciare gli abusi da parte di preti al Tribunale della Rota Romana.
I funzionari vaticani stanno lavorando sodo, preparando una risposta sostanziale e dettagliata alle questioni sollevate dal Primo Ministro irlandese e dal Ministro degli Esteri, alla luce del Rapporto Cloyne.  Sono consapevoli dell'importanza di fare la mossa giusta e di spianare la strada per una collaborazione positivo con il governo irlandese, in questo ambito negli anni a venire.
In Irlanda, la percezione, diffusa in tutta la società, è che il Vaticano abbia finora tentato di incolpare tutti - sacerdoti e religiosi per il loro abusi su minori, i vescovi per i loro fallimenti come leader spirituali - ma non abbia voluto assumersi responsabilità di alcun tipo per la propria inadeguatezza, i ritardi o le mancanze nel dare una risposta concreta al problema dell'abuso, come è emerso nel paese.
Molti in Irlanda, tra cui vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, affermano di sperare che il Vaticano avrà un approccio più umile nella sua risposta al governo irlandese e ammetta che anch'esso, in una certa misura, non è riuscito o è stato inadeguato e lento nell'affrontare efficacemente questo problema in Irlanda negli anni passati; ma è giunta l'ora di farlo e di collaborare sempre più con le autorità irlandesi per eliminare i casi di abuso dalla Chiesa e della società nella sua totalità.