Tra i vantaggi di un viaggio all’estero c’è ovviamente quello di poter confrontare le proprie credenze con le altrui superstizioni, e di esser costretti a decidere se dover passare le prime nel novero delle seconde, o viceversa.
Oggi, ad esempio, ho visitato Lumbini, supposto luogo di nascita del Buddha, al confine tra India e Nepal. Una specie di Betlemme buddihsta, con le annesse mitologie di concepimenti e nascite miracolose.
Sembra infatti che la madre Maya fosse stata ingravidata in maniera miracolosa e asessuata da un elefante bianco, e che avesse dato alla luce il prodigioso figlio senza dolore da un fianco. Inaugurando così l’abitudine di rimanere vergine “prima, durante e dopo il parto”.
Le similitudini tra il Buddha e il Cristo non si fermano naturalmente qui. Di entrambi si isolano come cruciali almeno tre fasi della vita: il rito di passaggio (l’illuminazione a Bodhgaya e il battesimo nel Giordano), il discorso di fondazione (nel parco delle gazzelle a Sarnath, e su una montagna o una pianura), e la morte (a 80 anni a Kusinagara e a 33 a Gerusalemme).
Di entrambi le persone di buon senso e la ricerca storico-critica mettono in dubbio non solo l’esistenza storica, ma soprattutto l’agiografia mitologica. Per non parlare del loro ritorno futuro, come Buddha Maitreya o come giudice universale.
Il buddhismo presenta però almeno due vantaggi, nei confronti del cristianesimo. Anzitutto, il suo approccio fisio-psicologico, sostanzialmente scientifico, alla religione come cura dei disagi mentali derivanti dall’attaccamento e dal desiderio. E il suo atteggiamento antimetafisico, sostanzialmente decostruzionista, nei confronti delle sedicenti problematiche teologiche da un lato, ed esistenziali dall’altro.
Proprio per questo, dovendo prendere posizione rispetto al dilemma iniziale, io opterei per classificare il buddhismo fra le credenze orientali, e il cristianesimo fra le superstizioni mediorientali. In breve, pur rimanendo alla larga da entrambi, trovo il buddhismo umano e innocuo, e il cristianesimo paranoico e pericoloso.