Terremoti, nubifragi, carestie e altri disastri. Sono le piaghe d’Egitto, ovvero quelle punizioni che – secondo la Bibbia – Dio inflisse agli egiziani prima che Mosè liberasse il popolo ebreo dalla schiavitù egizia. Ma che cosa c’è di vero in questi racconti?
L’Egitto è stato effettivamente colpito da numerose ‘piaghe’: eventi estremi, tra cui terribili nubifragi, oggetto del convegno internazionale in corso ieri e oggi a Roma, presso la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche e presso l’Università la Sapienza. Nelle due giornate di lavori – dal titolo ‘Reading catastrophes: Methodological Approaches and Historical Interpretation. Earthquakes, Famines, Epidemics, Floods between Egypt and Palestine – 3rd – 1st millennium BC’ – egittologi e storici dell’antichità si sono riuniti assieme a fisici, chimici, geologi e geografi, per parlare degli eventi distruttivi avvenuti nell’antichità dell’antico Egitto e del Vicino Oriente.
“Gli antichi popoli del Mediterraneo ci hanno lasciato numerose testimonianze riguardanti disastri ambientali: tra queste i racconti biblici, in particolare quelli dell’Esodo, che descrivono eventi geofisici avvenuti tra Egitto e Palestina”, spiega Giuseppina Capriotti, egittologa dell’Istituto di studi sulle civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Cnr (Iscima-Cnr), coordinatrice dell’unità di ricerca Cnr ‘Piaghe d’Egitto’.
Terremoti violentissimi
“L’area del Sinai è sempre stata molto attiva da un punto di vista geofisico, e dovette segnare profondamente l’immaginario e la tradizione orale dei popoli antichi”.
Il più antico terremoto documentato archeologicamente in Egitto “è quello di Tell Farkha (3200-3000 a.C.), sito del Delta egiziano, scavato da una missione polacca”, prosegue Capriotti. “Un gruppo di giovani studiosi sta raccogliendo i dati attraverso il vaglio della documentazione archeologica e di quella scritta. L’analisi dei testi geroglifici e ieratici viene coordinata dal prof. Vincent Laisney, egittologo del Pontificio Istituto Biblico.
Un periodo particolarmente attivo da un punto di vista sismico fu quello del famoso Ramesse II (circa 1250 avanti Cristo) e dei suoi successori. Secondo le fonti, il corteo della sposa hittita di Ramesse II fu salutato al suo arrivo in Egitto da un terremoto, considerato una manifestazione divina. Tracce di terremoto sono state rinvenute a Tebe ovest, non lontano dalla valle dei re: sotto i crolli, sono stati trovati attrezzi databili tra la XIX e la XXII dinastia”.
Inondazioni “bibliche”
L’Egitto fu colpito in passato anche da terribili nubifragi. Uno di questi, illustrato da una stele della XVIII dinastia. Commentata durante il convegno dal prof. Robert K. Ritner dell’Oriental Institute di Chicago, potrebbe essere connesso con l’esplosione vulcanica di Thera (Santorini). “Importanti tracce di alluvioni sono state trovate in tombe della fine della XIX dinastia, quando dei graffiti della Valle dei Re menzionano ‘l’acqua del cielo’”, aggiunge la climatologa Marina Baldi dell’Ibimet-Cnr. “Il fenomeno di questi violenti acquazzoni in territorio arido o in progressiva desertificazione, è ben conosciuto. Le zone dove si scontrano masse d’aria diversa, possono conoscere piogge torrenziali”.