La legislatura si è conclusa. Con la sua fine è terminato anche il rischio che fosse approvata una legge contro il testamento biologico. Il famigerato Ddl Calabrò non è infatti stato approvato in tempo utile dal Senato. I suoi fautori dovranno ricominciare da capo con la prossima legislatura. Se i cittadini li voteranno.
Ricapitoliamo la vicenda. La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul caso di Eluana Englaro, nell’ottobre 2007 stabilì che l’interruzione di trattamenti nei confronti di pazienti in stato vegetativo permanente è legittima, se lo stato è ritenuto irreversibile e se il paziente ha, in precedenza, manifestato inequivocabilmente le proprie intenzioni di non accettare tali trattamenti. Nel luglio 2008 la Corte d’Appello di Milano, applicando la sentenza, autorizzò Beppino Englaro a interrompere i trattamenti di idratazione e alimentazione forzata su sua figlia, che morì il 9 febbraio 2009.
Il 6 febbraio il governo Berlusconi aveva però adottato un decreto che ordinava di proseguire l’alimentazione fino all’approvazione di una legge sul testamento biologico. Ricordate? Silvio Berlusconi sosteneva che Eluana potesse “avere figli”, ragione per “non farla morire”. Ma il presidente Giorgio Napolitano non firmò il decreto, suscitando l’esplicita delusione del Vaticano. Il testo di quel decreto divenne dunque un disegno di legge, il ddl Calabrò, che il 26 marzo 2009 fu approvato dal Senato con 150 voti favorevoli, 123 contrari e 3 astenuti. Il 12 luglio 2011 è stato il turno della Camera, con 278 voti favorevoli, 205 contrari e 7 astensioni. Poiché il testo era stato leggermente modificato, il ddl tornò al Senato, che non è tuttavia riuscito ad approvarlo in via definitiva.
Pericolo scampato, dunque? Non è detto. Dipende da come andranno le prossime elezioni, e quanti clericali saranno eletti in parlamento. C’è peraltro bisogno anche di molti laici, in parlamento, perché una legge a favore del testamento biologico è comunque necessaria. Certo, al momento lo “stato dell’arte” è la sentenza della Cassazione, che fa giurisprudenza, ma fu emanata dopo ben quindici anni dall’incidente di Eluana, e solo per la non comune tenacia di Beppino Englaro. Serve invece una legge che garantisca modalità e tempi certi per esercitare quella libertà di scelta che spetta di diritto a ogni cittadino.
È per questo motivo che l’Uaar ha avviato, ormai da tre anni, la sua campagna Liberi di scegliere, è per questo che si è attivata in numerosi comuni per introdurre i registri dei testamenti biologici, ed è per questo che si è unita all’associazione Luca Coscioni e a Exit per avanzare una proposta di legge di iniziativa popolare. La responsabilità più grande la portano tuttavia gli elettori: se ancora zeppo di onorevoli come Calabrò, Binetti e Fioroni, un nuovo parlamento rischierebbe seriamente di vanificare la sentenza della Cassazione, riportando le lancette dell’orologio indietro di sei anni. O di sei secoli.