venerdì 3 maggio 2013

La laicità, un bene da esportare?

Se non nella pra­ti­ca, quan­to­me­no in teoria le co­sti­tu­zio­ni di quasi tutti gli stati del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea af­fer­ma­no la lai­ci­tà come un prin­ci­pio fon­da­men­ta­le. Me­ri­te­vo­le di espor­ta­zio­ne? C’è chi lo pensa. Ma c’è anche chi pensa che la lai­ci­tà al­l’eu­ro­pea sia troppo ag­gres­si­va. Iro­ni­ca­men­te, chi lo pensa è a sua volta un fau­to­re di prin­ci­pi fon­da­men­ta­li da espor­ta­re…

La prima no­ti­zia arriva da Pres­seu­rop: i di­plo­ma­ti­ci del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea ri­ce­ve­ran­no presto di­ret­ti­ve in cui si chie­de­rà loro “di pro­muo­ve­re al­l’e­ste­ro la neu­tra­li­tà dei poteri pub­bli­ci e di pro­teg­ge­re la li­ber­tà di culto”. Non è ben chiaro in cosa con­si­sta con­cre­ta­men­te il prov­ve­di­men­to, che sembra assai ge­ne­ri­co. Come è stato già sot­to­li­nea­to da alcuni, ben pochi stati eu­ro­pei pos­so­no de­fi­nir­si “neu­tra­li”: la regina d’in­ghil­ter­ra è a capo della Chiesa an­gli­ca­na, nelle scuole ita­lia­ne si in­se­gna la re­li­gio­ne cat­to­li­ca, e l’Un­ghe­ria si è re­cen­te­men­te dotata di una co­sti­tu­zio­ne smac­ca­ta­men­te cri­stia­ni­sta. Se­con­do il po­lac­co Ro­bert-Jan Uhl, con­si­glie­re sui di­rit­ti umani del­l’O­sce, “l’im­por­tan­te è il ri­spet­to dei di­rit­ti ele­men­ta­ri, fare in modo che la gente possa im­por­ta­re e dif­fon­de­re la let­te­ra­tu­ra re­li­gio­sa e che ai de­te­nu­ti siano dati pasti con­for­mi alla loro re­li­gio­ne”. In tal modo si fi­ni­sce però assai lon­ta­ni dal con­cet­to di lai­ci­tà, senza nem­me­no essere pros­si­mi a quello di li­ber­tà di re­li­gio­ne: sembra piut­to­sto la vec­chia, set­te­cen­te­sca “tol­le­ran­za”.
 
"di­rit­to di cam­bia­re re­li­gio­ne o di non essere cre­den­te. In alcuni paesi questa scelta porta al­l’e­mar­gi­na­zio­ne"
 
Due eu­ro­par­la­men­ta­ri olan­de­si, Peter van Dalen (Par­ti­to del­l’u­nio­ne cri­stia­na) e Dennis de Jong (Par­ti­to so­cia­li­sta), la vedono in ma­nie­ra più decisa: si tratta di pro­muo­ve­re anche “il di­rit­to di cam­bia­re re­li­gio­ne o di non essere cre­den­te. In alcuni paesi questa scelta porta al­l’e­mar­gi­na­zio­ne, ma la li­ber­tà di culto e le con­vin­zio­ni re­li­gio­se ri­guar­da­no anche il di­rit­to di non essere cre­den­ti”. E i tanti casi, resi noti ormai quo­ti­dia­na­men­te, di atei in dif­fi­col­tà nei più di­ver­si paesi per aver espres­so le pro­prie idee sta lì a di­mo­stra­re che un im­pe­gno del genere è ne­ces­sa­rio.
 
Nello stesso tempo, dagli Usa arriva tut­ta­via una sorta di pe­san­te di­stin­guo. Il rap­por­to an­nua­le della com­mis­sio­ne sulla li­ber­tà re­li­gio­sa in­ter­na­zio­na­le, che fa capo al di­par­ti­men­to di stato Usa, prende di mira anche il “lai­ci­smo ag­gres­si­vo”. Perché alcuni prov­ve­di­men­ti (la messa al bando in pub­bli­co del burqa in belgio e in Fran­cia, per esem­pio) sa­reb­be­ro li­mi­ta­ti­vi della li­ber­tà di re­li­gio­ne. Quali esempi di “di­scri­mi­na­zio­ne nei con­fron­ti della re­li­gio­ne” si citano anche casi assai di­scu­ti­bi­li, come alcuni limiti im­po­sti alla ma­cel­la­zio­ne ri­tua­le (assai vio­len­ta) e alla cir­con­ci­sio­ne (im­po­sta anche ai neo­na­ti).

Per contro, il rap­por­to evi­den­zia ben pochi casi di per­se­cu­zio­ni nei con­fron­ti degli atei, de­di­can­do invece am­plis­si­mo spazio alle di­scri­mi­na­zio­ni verso le re­li­gio­ni di mi­no­ran­za. Il do­cu­men­to non può però fare a meno di notare che non esiste posto mi­glio­re per la tutela della li­ber­tà di re­li­gio­ne del­l’Eu­ro­pa Oc­ci­den­ta­le, tanto da non riu­sci­re a do­cu­men­ta­re alcuna non me­ta­fo­ri­ca “ag­gres­sio­ne” di non cre­den­ti nei con­fron­ti di cre­den­ti. La de­fi­ni­zio­ne di “li­ber­tà re­li­gio­sa” che ne emerge non è per nulla nuova: è la li­ber­tà delle re­li­gio­ni di poter fare ciò che par loro, senza bi­lan­cia­men­ti da parte sta­ta­le. Cu­rio­so che a scri­ver­lo siano espo­nen­ti di un paese che, in tempi non lon­ta­ni, ha voluto espor­ta­re la de­mo­cra­zia — o, per essere più pre­ci­si, il pro­prio con­cet­to di de­mo­cra­zia. Un paese in cui, in di­ver­si stati, agli atei non è ancora oggi pos­si­bi­le ac­ce­de­re a in­ca­ri­chi pub­bli­ci. Non sor­pren­den­te­men­te, il rap­por­to del di­par­ti­men­to di stato Usa fa le pulci a molte na­zio­ni, ma pro­gram­ma­ti­ca­men­te decide di non trat­ta­re un paese: il suo.
 
"il buon esem­pio of­fer­to a casa pro­pria può spin­ge­re altri a fare al­tret­tan­to"
 
Non si tratta di chie­de­re “re­pro­ci­tà”, a mag­gior ra­gio­ne se a farlo sono paesi che, a casa loro, non si com­por­ta­no in modo ir­re­pren­si­bi­le. Si tratta semmai di li­mi­ta­re le re­la­zio­ni con quei paesi che vio­la­no i di­rit­ti umani, e non solo quelli re­li­gio­si. Non sembra tut­ta­via che gli Usa siano in grado di pren­de­re le di­stan­ze da na­zio­ni li­ber­ti­ci­de a 360 gradi come l’A­ra­bia Sau­di­ta. Né sem­bra­no in grado di rap­pre­sen­ta­re un mo­del­lo ideale per quei paesi che vo­glio­no ade­gua­re la pro­pria le­gi­sla­zio­ne a più alti stan­dard di ci­vil­tà. In fondo, il buon esem­pio of­fer­to a casa pro­pria può spin­ge­re altri a fare al­tret­tan­to a casa loro. Un’Eu­ro­pa laica è la mi­glior ga­ran­zia per chiun­que, e il mi­glior bi­gliet­to da visita per i paesi che ne fanno parte.