Oggi è la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia. Data scelta non a caso come anniversario della rimozione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali stilata dall’Organizzazione mondiale della sanità e resa ufficiale dall’Unione europea dal 2007. Un’occasione importante per riflettere ancora una volta sulle discriminazioni che subiscono gay, lesbiche e trans, sui diritti che vengono negati in maniera più o meno sottile, sui pregiudizi ancora diffusi da certi ambienti, sugli atti di violenza alla luce del sole.
"in diversi paesi islamici è prevista la pena capitale per gli omosessuali"
L’omosessualità in generale ha visto una massiccia opposizione nei secoli e nei millenni soprattutto perché diverse religioni l’hanno aspramente condannata, legandola alla trasgressione, al peccato, allo sconvolgimento dell’ordine “naturale” e della famiglia tradizionale. Questa ideologia ha marchiato un pesante stigma nei confronti dei gay, alimentato un clima di odio radicato che ha giustificato diffuse violenze e persecuzioni nei loro confronti. Tuttora in diversi paesi islamici è prevista la pena capitale per gli omosessuali; il caso più noto è quello dell’Iran teocratico, dove i gay vengono impiccati.
Nell’Africa subsahariana le credenze tribali tradizionali, gli islamici e i fondamentalisti evangelici fomentano la discriminazione. Come avviene in Uganda, dove stava per passare la famigerata “kill the gay bill”. Pericolo ancora non scongiurato, anche perché è preoccupante l’attivismo proprio degli evangelici in Africa contro gli omosessuali, come testimoniato dal documentario God Loves Uganda.
Oggi le associazioni gay si daranno appuntamento per un sit-in davanti all’ambasciata ugandese a Roma. In Occidente, con alcune eccezioni eclatanti come l’Italia, le confessioni religiose in genere si astengono dal condannare duramente l’omosessualità. Sono state abolite le discriminazioni ancora esistenti e si è avviata la strada per il riconoscimento delle unioni omosessuali, frenata però dagli ambienti di estrema destra e da quelli religiosi più integralisti.
"L’omofobia in Russia si fa più estrema"
Anche la Chiesa ortodossa russa veicola una visione retriva nei confronti dell’omosessualità, tanto da ottenere che il governo di Vladimir Putin approvasse una legge discriminatoria che condanna la “propaganda” gay. Tale da impedire qualsiasi espressione pubblica dell’omosessualità, mentre le forze dell’ordine reprimono le manifestazioni per i diritti dei gay, che vengono puntualmente colpite con violenza dagli estremisti e dagli integralisti religiosi. L’omofobia in Russia si fa più estrema: proprio pochi giorni fa un giovane è stato brutalmente seviziato e ucciso perché avrebbe rivelato di essere gay.
Intanto in Georgia il patriarca ortodosso Ilia II si è persino rivolto al sindaco di Tblisi per vietare una manifestazione per i diritti degli omosessuali. “Ogni insegnamento religioso e scientifico, a parte la moderna pseudoscienza, considera l’omosessualità anormale e una malattia”, ha scritto il pope per giustificare il divieto.
La Chiesa cattolica ancora oggi presenta l’omosessualità come moralmente sbagliata, un fenomeno ‘contro natura’, che può essere ‘corretto’ o ‘curato’. La sua politica non è più condannare violentemente contro i gay, ma piuttosto compatirli, mantenerli in uno stato di minorità, invitandoli a entrare in un percorso di fede fatto di penitenza, preghiera e castità. Posizione esplicitata dalla lettera ai vescovi sulla “cura pastorale delle persone omosessuali“, firmata nel 1986 dall’allora prefetto per la Congregazione per la dottrina della fede cardinale Joseph Ratzinger. Qui viene ribadito, sulla scorta della tradizione ecclesiale, che l’omosessualità è “oggettivamente disordinata”, “un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”.
D’altronde la Chiesa ha sempre osteggiato l’approvazione di norme anti-omofobia e per il riconoscimento delle unioni e dei matrimoni gay. La tendenza recente, sulla scorta delle terapie anti-gay importate malamente dagli Usa, è dipingere gli omosessuali come persone con pesanti disagi psicologici, che hanno bisogno di essere “curate” per tornare sane, cioè eterosessuali. Oppure, sulla base di ricerche tendenziose, viene alimentata una subdola delegittimazione su basi pseudiscientifiche. Anche in Italia si registrano casi di “terapie” per gli omosessuali spesso sostenute proprio da religiosi, come scoperto da Le Iene, dove gli esercizi spirituali si mischiano a psicologia spicciola.
Una sottocultura che trova spazio anche nelle scuole, come la vicenda che ha visto protagonista un insegnante di religione di Venezia. E che trova le sue giustificazioni anche nella visione cattolica più retriva dell’omosessualità, sostenuta proprio dalle gerarchie religiose. L’approccio del Vaticano, anche in sede internazionale, è impedire che si abbiano “privilegi” per i gay e il riconoscimento di una “ideologia” del gender, per una difesa retorica della famiglia tradizionale: ciò si traduce nel porre di fatto ostacoli alla depenalizzazione da parte dell’Onu del reato di omosessualità.
"non esiste normativa contro l’omofobia né a tutela delle unioni gay"
L’Italia, che deve scontare questa eredità culturale retriva e tradizionalista, rimane ancora uno dei pochissimi paesi in cui non esiste normativa contro l’omofobia né a tutela delle unioni gay. Secondo il rapporto di Arcigay, pure in Italia si registrano omicidi a sfondo omofobo, oltre a periodiche aggressioni. Il Parlamento, sebbene la società si mostri più aperta verso gli omosessuali e più propensa ad accettare l’estensione dei diritti, non ritiene la questione importante. Mentre negli altri paesi — anch’essi alle prese con la crisi economica — come la Francia e gli Usa, cresce una diffusa sensibilità dei diritti e si approvano leggi che tutelano anche le coppie gay. Si conferma la “specificità” italiana: lo spread dei diritti rispetto agli altri paesi aumenta sempre di più.