venerdì 17 maggio 2013

Giornata mondiale contro l’omofobia

Liberi di amare
Oggi è la gior­na­ta in­ter­na­zio­na­le contro l’o­mo­fo­bia, la bi­fo­bia e la tran­sfo­bia. Data scelta non a caso come an­ni­ver­sa­rio della ri­mo­zio­ne del­l’o­mo­ses­sua­li­tà dalla lista delle ma­lat­tie men­ta­li sti­la­ta dal­l’Or­ga­niz­za­zio­ne mon­dia­le della sanità e resa uf­fi­cia­le dal­l’U­nio­ne eu­ro­pea dal 2007. Un’oc­ca­sio­ne im­por­tan­te per ri­flet­te­re ancora una volta sulle di­scri­mi­na­zio­ni che su­bi­sco­no gay, le­sbi­che e trans, sui di­rit­ti che ven­go­no negati in ma­nie­ra più o meno sot­ti­le, sui pre­giu­di­zi ancora dif­fu­si da certi am­bien­ti, sugli atti di vio­len­za alla luce del sole.

"in di­ver­si paesi isla­mi­ci è pre­vi­sta la pena ca­pi­ta­le per gli omo­ses­sua­li"

L’omo­ses­sua­li­tà in ge­ne­ra­le ha visto una mas­sic­cia op­po­si­zio­ne nei secoli e nei mil­len­ni so­prat­tut­to perché di­ver­se re­li­gio­ni l’han­no aspra­men­te con­dan­na­ta, le­gan­do­la alla tra­sgres­sio­ne, al pec­ca­to, allo scon­vol­gi­men­to del­l’or­di­ne “na­tu­ra­le” e della fa­mi­glia tra­di­zio­na­le. Questa ideo­lo­gia ha mar­chia­to un pe­san­te stigma nei con­fron­ti dei gay, ali­men­ta­to un clima di odio ra­di­ca­to che ha giu­sti­fi­ca­to dif­fu­se vio­len­ze e per­se­cu­zio­ni nei loro con­fron­ti. Tut­to­ra in di­ver­si paesi isla­mi­ci è pre­vi­sta la pena ca­pi­ta­le per gli omo­ses­sua­li; il caso più noto è quello del­l’I­ran teo­cra­ti­co, dove i gay ven­go­no im­pic­ca­ti.
Nel­l’A­fri­ca sub­sa­ha­ria­na le cre­den­ze tri­ba­li tra­di­zio­na­li, gli isla­mi­ci e i fon­da­men­ta­li­sti evan­ge­li­ci fo­men­ta­no la di­scri­mi­na­zio­ne. Come av­vie­ne in Uganda, dove stava per pas­sa­re la fa­mi­ge­ra­ta “kill the gay bill”. Pe­ri­co­lo ancora non scon­giu­ra­to, anche perché è pre­oc­cu­pan­te l’at­ti­vi­smo pro­prio degli evan­ge­li­ci in Africa contro gli omo­ses­sua­li, come te­sti­mo­nia­to dal do­cu­men­ta­rio God Loves Uganda.
 
Oggi le as­so­cia­zio­ni gay si da­ran­no ap­pun­ta­men­to per un sit-in da­van­ti al­l’am­ba­scia­ta ugan­de­se a Roma. In Oc­ci­den­te, con alcune ec­ce­zio­ni ecla­tan­ti come l’I­ta­lia, le con­fes­sio­ni re­li­gio­se in genere si asten­go­no dal con­dan­na­re du­ra­men­te l’o­mo­ses­sua­li­tà. Sono state abo­li­te le di­scri­mi­na­zio­ni ancora esi­sten­ti e si è av­via­ta la strada per il ri­co­no­sci­men­to delle unioni omo­ses­sua­li, fre­na­ta però dagli am­bien­ti di estre­ma destra e da quelli re­li­gio­si più in­te­gra­li­sti.
 
"L’o­mo­fo­bia in Russia si fa più estre­ma"

Anche la Chiesa or­to­dos­sa russa vei­co­la una vi­sio­ne re­tri­va nei con­fron­ti del­l’o­mo­ses­sua­li­tà, tanto da ot­te­ne­re che il go­ver­no di Vla­di­mir Putin ap­pro­vas­se una legge di­scri­mi­na­to­ria che con­dan­na la “pro­pa­gan­da” gay. Tale da im­pe­di­re qual­sia­si espres­sio­ne pub­bli­ca del­l’o­mo­ses­sua­li­tà, mentre le forze del­l’or­di­ne re­pri­mo­no le ma­ni­fe­sta­zio­ni per i di­rit­ti dei gay, che ven­go­no pun­tual­men­te col­pi­te con vio­len­za dagli estre­mi­sti e dagli in­te­gra­li­sti re­li­gio­si. L’o­mo­fo­bia in Russia si fa più estre­ma: pro­prio pochi giorni fa un gio­va­ne è stato bru­tal­men­te se­vi­zia­to e ucciso perché avreb­be ri­ve­la­to di essere gay.
 
In­tan­to in Geor­gia il pa­triar­ca or­to­dos­so Ilia II si è per­si­no ri­vol­to al sin­da­co di Tblisi per vie­ta­re una ma­ni­fe­sta­zio­ne per i di­rit­ti degli omo­ses­sua­li. “Ogni in­se­gna­men­to re­li­gio­so e scien­ti­fi­co, a parte la mo­der­na pseu­do­scien­za, con­si­de­ra l’o­mo­ses­sua­li­tà anor­ma­le e una ma­lat­tia”, ha scrit­to il pope per giu­sti­fi­ca­re il di­vie­to.
 
La Chiesa cat­to­li­ca ancora oggi pre­sen­ta l’o­mo­ses­sua­li­tà come mo­ral­men­te sba­glia­ta, un fe­no­me­no ‘contro na­tu­ra’, che può essere ‘cor­ret­to’ o ‘cu­ra­to’. La sua po­li­ti­ca non è più con­dan­na­re vio­len­te­men­te contro i gay, ma piut­to­sto com­pa­tir­li, man­te­ner­li in uno stato di mi­no­ri­tà, in­vi­tan­do­li a en­tra­re in un per­cor­so di fede fatto di pe­ni­ten­za, pre­ghie­ra e ca­sti­tà. Po­si­zio­ne espli­ci­ta­ta dalla let­te­ra ai ve­sco­vi sulla “cura pa­sto­ra­le delle per­so­ne omo­ses­sua­li“, fir­ma­ta nel 1986 dal­l’al­lo­ra pre­fet­to per la Con­gre­ga­zio­ne per la dot­tri­na della fede car­di­na­le Joseph Ra­tzin­ger. Qui viene ri­ba­di­to, sulla scorta della tra­di­zio­ne ec­cle­sia­le, che l’o­mo­ses­sua­li­tà è “og­get­ti­va­men­te di­sor­di­na­ta”, “un com­por­ta­men­to in­trin­se­ca­men­te cat­ti­vo dal punto di vista morale”.

D’al­tron­de la Chiesa ha sempre osteg­gia­to l’ap­pro­va­zio­ne di norme an­ti-omo­fo­bia e per il ri­co­no­sci­men­to delle unioni e dei ma­tri­mo­ni gay. La ten­den­za re­cen­te, sulla scorta delle te­ra­pie an­ti-gay im­por­ta­te ma­la­men­te dagli Usa, è di­pin­ge­re gli omo­ses­sua­li come per­so­ne con pe­san­ti disagi psi­co­lo­gi­ci, che hanno bi­so­gno di essere “curate” per tor­na­re sane, cioè ete­ro­ses­sua­li. Oppure, sulla base di ri­cer­che ten­den­zio­se, viene ali­men­ta­ta una sub­do­la de­le­git­ti­ma­zio­ne su basi pseu­di­scien­ti­fi­che. Anche in Italia si re­gi­stra­no casi di “te­ra­pie” per gli omo­ses­sua­li spesso so­ste­nu­te pro­prio da re­li­gio­si, come sco­per­to da Le Iene, dove gli eser­ci­zi spi­ri­tua­li si mi­schia­no a psi­co­lo­gia spic­cio­la.
 
Una sot­to­cul­tu­ra che trova spazio anche nelle scuole, come la vi­cen­da che ha visto pro­ta­go­ni­sta un in­se­gnan­te di re­li­gio­ne di Ve­ne­zia. E che trova le sue giu­sti­fi­ca­zio­ni anche nella vi­sio­ne cat­to­li­ca più re­tri­va del­l’o­mo­ses­sua­li­tà, so­ste­nu­ta pro­prio dalle ge­rar­chie re­li­gio­se. L’ap­proc­cio del Va­ti­ca­no, anche in sede in­ter­na­zio­na­le, è im­pe­di­re che si ab­bia­no “pri­vi­le­gi” per i gay e il ri­co­no­sci­men­to di una “ideo­lo­gia” del gender, per una difesa re­to­ri­ca della fa­mi­glia tra­di­zio­na­le: ciò si tra­du­ce nel porre di fatto osta­co­li alla de­pe­na­liz­za­zio­ne da parte del­l’O­nu del reato di omo­ses­sua­li­tà.
 
"non esiste nor­ma­ti­va contro l’o­mo­fo­bia né a tutela delle unioni gay"

L’I­ta­lia, che deve scon­ta­re questa ere­di­tà cul­tu­ra­le re­tri­va e tra­di­zio­na­li­sta, rimane ancora uno dei po­chis­si­mi paesi in cui non esiste nor­ma­ti­va contro l’o­mo­fo­bia né a tutela delle unioni gay. Se­con­do il rap­por­to di Ar­ci­gay, pure in Italia si re­gi­stra­no omi­ci­di a sfondo omo­fo­bo, oltre a pe­rio­di­che ag­gres­sio­ni. Il Par­la­men­to, seb­be­ne la so­cie­tà si mostri più aperta verso gli omo­ses­sua­li e più pro­pen­sa ad ac­cet­ta­re l’e­sten­sio­ne dei di­rit­ti, non ri­tie­ne la que­stio­ne im­por­tan­te. Mentre negli altri paesi — an­ch’es­si alle prese con la crisi eco­no­mi­ca — come la Fran­cia e gli Usa, cresce una dif­fu­sa sen­si­bi­li­tà dei di­rit­ti e si ap­pro­va­no leggi che tu­te­la­no anche le coppie gay. Si con­fer­ma la “spe­ci­fi­ci­tà” ita­lia­na: lo spread dei di­rit­ti ri­spet­to agli altri paesi au­men­ta sempre di più.