L’attenzione di papa Bergoglio si sofferma in particolare su due argomenti: il diavolo e, come abbiamo già scritto, gli atei. Talvolta sono affrontati separatamente, ma non mancano di essere affiancati, com’è accaduto l’indomani stesso della sua elezione. Quando ha detto, citando Léon Bloy, che “chi non prega il Signore, prega il diavolo”, “quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”. Gli atei devono andare all’inferno, come duemila anni di dottrina insegnano, o hanno qualche chance di andare in paradiso, come sembra prefigurare l’ultima uscita di papa Francesco?
Il papa, durante un’omelia per la messa a Casa Santa Marta della settimana scorsa, ha infatti detto che “il Signore tutti, tutti ci ha redenti con il sangue di Cristo: tutti, non soltanto i cattolici”. Bergoglio aveva chiarito che “il Signore ci ha creati a sua immagine e somiglianza, e siamo immagine del Signore, e Lui fa il bene e tutti noi abbiamo nel cuore questo comandamento: fai il bene e non fare il male. Tutti”. Così dà voce a un ipotetico scambio con un fedele dalle vedute ristrette: “‘Ma, padre, questo non è cattolico! Non può fare il bene!’. Sì, può farlo. Deve farlo. Non può: deve! Perché ha questo comandamento dentro”. E ancora: “‘Ma, padre, questo non è cristiano, non può farlo!’. Sì, può farlo. Deve farlo”. Anzi, “questa chiusura di non pensare che si possa fare il bene fuori, tutti, è un muro che ci porta alla guerra”. Ma “dire che si possa uccidere in nome di Dio, è una bestemmia”, ha ammonito. Il papa ha quindi fatto il gioco delle parti anche con un ipotetico ateo: “‘Padre, gli atei?’. Anche loro. Tutti!”, aggiungendo che ci si può incontrare facendo il bene, “‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’ Ma fai il bene: ci incontriamo là!”.
"stemperare gli stereotipi religiosi nei confronti dei non credenti, soprattutto rispetto allo stile chiuso di Ratzinger"
Ora, parole come queste possono essere utili a stemperare gli stereotipi religiosi nei confronti dei non credenti, soprattutto rispetto allo stile chiuso di Ratzinger, ma di fatto non dicono niente di nuovo. Di certo non doveva arrivare il papa a dire che atei e agnostici già fanno del bene: l’hanno sempre fatto, talvolta nonostante la Chiesa cattolica. O che credenti e non credenti si incontrino nella solidarietà e nella costruzione di una società migliore. Né d’altronde gli atei hanno bisogno di una qualche patente papale per fare del bene. Piuttosto, è importante che il papa l’abbia detto esplicitamente, visto che i non credenti emergono sempre più come realtà sociale. Sebbene comprensibilmente riconduca la questione al “dovere morale” instillato da Dio, perché questo rientra nel suo modo di pensare.
Queste considerazioni del papa verso i non credenti hanno suscitato commenti riguardo la “salvezza”. Molti si sono chiesti se, a questo punto, siano redenti anche gli atei a prescindere dalla fede (non) professata. Alcuni rappresentanti dei non credenti nel mondo anglosassone, interpellati, hanno apprezzato le parole del papa, se effettivamente servono ad abbattere pregiudizi e demonizzazioni. Ma nessuno ha chiesto di essere salvato né se ne preoccupa.
Tra gli altri è intervenuto monsignor Thomas Rosica, già collaboratore dell’agenzia cattolica Zenit e che ha ricoperto vari incarichi come addetto ai media per il Vaticano, a spiegare come le dichiarazioni di Bergoglio non siano in contraddizione con la dottrina della Chiesa. Sebbene non si tratti di una risposta ufficiale di un portavoce del Vaticano, come erroneamente riportato da diverse fonti, la nota di Rosica è interessante per comprendere l’approccio cattolico, con tutte le sue ambiguità e contraddizioni.
Il religioso ci tiene a precisare che il papa “non aveva intenzione di provocare un dibattito teologico”, e snocciola alcuni punti del Compendio del Catechismo. La Chiesa di Cristo, spiega, è quella cattolica e tutti possono ottenere la salvezza, ma solo tramite essa. Quindi “non possono essere salvati quanti, conoscendo la Chiesa come fondata da Cristo e necessaria alla salvezza, non vi entrassero e non vi perseverassero”. Se però non conoscono il Vangelo e la Chiesa “ma cercano sinceramente Dio”, con “l’influsso della grazia”, “possono conseguire la salvezza eterna”.
"gli atei rimangono sempre fuori dalla salvezza. Introduce quindi anche il concetto di “cristiano anonimo”"
Ma gli atei rimangono sempre fuori dalla salvezza. Introduce quindi anche il concetto di “cristiano anonimo”, elaborato dal teologo gesuita Karl Rahner. In sostanza Dio vuole che tutti siano salvati e non vuole che i non cristiani finiscano all’inferno, quindi la grazia può toccare potenzialmente tutti, anche i non cristiani. Un espediente abbastanza recente per salvare capra e cavoli, visto che per lungo tempo i cristiani non hanno avuto alcun problema a mandare tra le fiamme infernali — e talvolta, ancor prima, anche tra quelle terrene, proprio sulla base di ciò che viene attribuito a Gesù — chi non seguiva il loro credo.
Rosica però precisa che i cattolici “non adottano l’attitudine del relativismo religioso che considera tutte le religioni come tutte ugualmente giustificabili”. Inoltre ritiene ci sia “sempre un rischio nel dialogo interreligioso o nel dialogo con gli atei e gli agnostici”, ovvero che “si riduca ogni discussione a semplice cortesia e irrilevanza”: ma “il dialogo non significa compromesso”. Sostiene allo stesso tempo che si può rigettare il Vangelo per come viene presentato ma non Cristo o Dio. E che di fatto già esprimere amore o buoni sentimenti è una dimostrazione dell’azione di Dio anche su chi non ci crede. Insomma, si fa intuire persino che ci si potrebbe ritrovare “salvati” a propria insaputa. Come appare evidente da certe elucubrazioni, il sistema dottrinario cattolico, in bilico tra rigida dogmatica esclusivista sedimentata nel corso dei secoli e necessità di apparire aperto ai non cattolici per esigenze di evangelizzazione, alla lunga mostra la corda ed entra in vicoli ciechi.
"non sono mancate precisazioni e contestualizzazioni, come nel caso dello Ior"
Anche i papi, devono fare i conti con questo, specie quelli che ostentano una immagine mediatica dialogante come fa Francesco. Già il Cortile dei Gentili di Benedetto XVI era diventato piuttosto un tentativo per convertire gli atei. Come abbiamo già notato, Bergoglio con il suo approccio spontaneo e alla mano talvolta si è lasciato andare in dichiarazioni a braccio che potevano sembrare troppo persino per la curia che lo circonda e per il Vaticano. Tant’è che non sono mancate precisazioni e contestualizzazioni, come nel caso dello Ior e della presunta apertura ai cattolici divorziati, che ne hanno attenuato la portata. Anche questa volta si può parlare di fuga in avanti dell’entusiasta Francesco che viene frenata dagli ambienti vaticani a colpi di distinguo teologici.
Insomma, grande è la confusione tra chi sostiene di rappresentare il cielo. Per quanto ci riguarda, non credendo nell’esistenza del paradiso, né dell’inferno, ci limitiamo ad assistere agli eventi: qualcuno di noi con interesse, qualcuno divertito, qualcuno controvoglia. Sarebbe comunque bello, l’abbiamo già scritto al momento dell’elezione di papa Bergoglio, non essere demonizzati dalle gerarchie ecclesiastiche. Non fosse altro che c’è sempre stato e ci sarà sempre qualche politico a sua volta disponibile ad anticipare in questo mondo le fiamme perenni a cui ci vorrebbero destinare nell’altro. Ma i non credenti, dettaglio non trascurabile, non spacciano paradisi e non mandano all’inferno proprio nessuno.