mercoledì 29 maggio 2013

Andremo tutti all’inferno?

Bergoglio
L’at­ten­zio­ne di papa Ber­go­glio si sof­fer­ma in par­ti­co­la­re su due ar­go­men­ti: il dia­vo­lo e, come ab­bia­mo già scrit­to, gli atei. Tal­vol­ta sono af­fron­ta­ti se­pa­ra­ta­men­te, ma non man­ca­no di essere af­fian­ca­ti, com’è ac­ca­du­to l’in­do­ma­ni stesso della sua ele­zio­ne. Quando ha detto, ci­tan­do Léon Bloy, che “chi non prega il Si­gno­re, prega il dia­vo­lo”, “quando non si con­fes­sa Gesù Cristo, si con­fes­sa la mon­da­ni­tà del dia­vo­lo, la mon­da­ni­tà del de­mo­nio”. Gli atei devono andare al­l’in­fer­no, come due­mi­la anni di dot­tri­na in­se­gna­no, o hanno qual­che chance di andare in pa­ra­di­so, come sembra pre­fi­gu­ra­re l’ul­ti­ma uscita di papa Fran­ce­sco?

Il papa, du­ran­te un’o­me­lia per la messa a Casa Santa Marta della set­ti­ma­na scorsa, ha in­fat­ti detto che “il Si­gno­re tutti, tutti ci ha re­den­ti con il sangue di Cristo: tutti, non sol­tan­to i cat­to­li­ci”. Ber­go­glio aveva chia­ri­to che “il Si­gno­re ci ha creati a sua im­ma­gi­ne e so­mi­glian­za, e siamo im­ma­gi­ne del Si­gno­re, e Lui fa il bene e tutti noi ab­bia­mo nel cuore questo co­man­da­men­to: fai il bene e non fare il male. Tutti”. Così dà voce a un ipo­te­ti­co scam­bio con un fedele dalle vedute ri­stret­te: “‘Ma, padre, questo non è cat­to­li­co! Non può fare il bene!’. Sì, può farlo. Deve farlo. Non può: deve! Perché ha questo co­man­da­men­to dentro”. E ancora: “‘Ma, padre, questo non è cri­stia­no, non può farlo!’. Sì, può farlo. Deve farlo”. Anzi, “questa chiu­su­ra di non pen­sa­re che si possa fare il bene fuori, tutti, è un muro che ci porta alla guerra”. Ma “dire che si possa uc­ci­de­re in nome di Dio, è una be­stem­mia”, ha am­mo­ni­to. Il papa ha quindi fatto il gioco delle parti anche con un ipo­te­ti­co ateo: “‘Padre, gli atei?’. Anche loro. Tutti!”, ag­giun­gen­do che ci si può in­con­tra­re fa­cen­do il bene, “‘Ma io non credo, padre, io sono ateo!’ Ma fai il bene: ci in­con­tria­mo là!”.
 
"stem­pe­ra­re gli ste­reo­ti­pi re­li­gio­si nei con­fron­ti dei non cre­den­ti, so­prat­tut­to ri­spet­to allo stile chiuso di Ra­tzin­ger"
 
Ora, parole come queste pos­so­no essere utili a stem­pe­ra­re gli ste­reo­ti­pi re­li­gio­si nei con­fron­ti dei non cre­den­ti, so­prat­tut­to ri­spet­to allo stile chiuso di Ra­tzin­ger, ma di fatto non dicono niente di nuovo. Di certo non doveva ar­ri­va­re il papa a dire che atei e agno­sti­ci già fanno del bene: l’han­no sempre fatto, tal­vol­ta no­no­stan­te la Chiesa cat­to­li­ca. O che cre­den­ti e non cre­den­ti si in­con­tri­no nella so­li­da­rie­tà e nella co­stru­zio­ne di una so­cie­tà mi­glio­re. Né d’al­tron­de gli atei hanno bi­so­gno di una qual­che pa­ten­te papale per fare del bene. Piut­to­sto, è im­por­tan­te che il papa l’ab­bia detto espli­ci­ta­men­te, visto che i non cre­den­ti emer­go­no sempre più come realtà so­cia­le. Seb­be­ne com­pren­si­bil­men­te ri­con­du­ca la que­stio­ne al “dovere morale” in­stil­la­to da Dio, perché questo rien­tra nel suo modo di pen­sa­re.
Queste con­si­de­ra­zio­ni del papa verso i non cre­den­ti hanno su­sci­ta­to com­men­ti ri­guar­do la “sal­vez­za”. Molti si sono chie­sti se, a questo punto, siano re­den­ti anche gli atei a pre­scin­de­re dalla fede (non) pro­fes­sa­ta. Alcuni rap­pre­sen­tan­ti dei non cre­den­ti nel mondo an­glo­sas­so­ne, in­ter­pel­la­ti, hanno ap­prez­za­to le parole del papa, se ef­fet­ti­va­men­te ser­vo­no ad ab­bat­te­re pre­giu­di­zi e de­mo­niz­za­zio­ni. Ma nes­su­no ha chie­sto di essere sal­va­to né se ne pre­oc­cu­pa.

Tra gli altri è in­ter­ve­nu­to mon­si­gnor Thomas Rosica, già col­la­bo­ra­to­re del­l’a­gen­zia cat­to­li­ca Zenit e che ha ri­co­per­to vari in­ca­ri­chi come ad­det­to ai media per il Va­ti­ca­no, a spie­ga­re come le di­chia­ra­zio­ni di Ber­go­glio non siano in con­trad­di­zio­ne con la dot­tri­na della Chiesa. Seb­be­ne non si tratti di una ri­spo­sta uf­fi­cia­le di un por­ta­vo­ce del Va­ti­ca­no, come er­ro­nea­men­te ri­por­ta­to da di­ver­se fonti, la nota di Rosica è in­te­res­san­te per com­pren­de­re l’ap­proc­cio cat­to­li­co, con tutte le sue am­bi­gui­tà e con­trad­di­zio­ni.
 
Il re­li­gio­so ci tiene a pre­ci­sa­re che il papa “non aveva in­ten­zio­ne di pro­vo­ca­re un di­bat­ti­to teo­lo­gi­co”, e snoc­cio­la alcuni punti del Com­pen­dio del Ca­te­chi­smo. La Chiesa di Cristo, spiega, è quella cat­to­li­ca e tutti pos­so­no ot­te­ne­re la sal­vez­za, ma solo tra­mi­te essa. Quindi “non pos­so­no essere sal­va­ti quanti, co­no­scen­do la Chiesa come fon­da­ta da Cristo e ne­ces­sa­ria alla sal­vez­za, non vi en­tras­se­ro e non vi per­se­ve­ras­se­ro”. Se però non co­no­sco­no il Van­ge­lo e la Chiesa “ma cer­ca­no sin­ce­ra­men­te Dio”, con “l’in­flus­so della grazia”, “pos­so­no con­se­gui­re la sal­vez­za eterna”.
 
"gli atei ri­man­go­no sempre fuori dalla sal­vez­za. In­tro­du­ce quindi anche il con­cet­to di “cri­stia­no ano­ni­mo”"
 
Ma gli atei ri­man­go­no sempre fuori dalla sal­vez­za. In­tro­du­ce quindi anche il con­cet­to di “cri­stia­no ano­ni­mo”, ela­bo­ra­to dal teo­lo­go ge­sui­ta Karl Rahner. In so­stan­za Dio vuole che tutti siano sal­va­ti e non vuole che i non cri­stia­ni fi­ni­sca­no al­l’in­fer­no, quindi la grazia può toc­ca­re po­ten­zial­men­te tutti, anche i non cri­stia­ni. Un espe­dien­te ab­ba­stan­za re­cen­te per sal­va­re capra e cavoli, visto che per lungo tempo i cri­stia­ni non hanno avuto alcun pro­ble­ma a man­da­re tra le fiamme in­fer­na­li — e tal­vol­ta, ancor prima, anche tra quelle ter­re­ne, pro­prio sulla base di ciò che viene at­tri­bui­to a Gesù — chi non se­gui­va il loro credo.
 
Rosica però pre­ci­sa che i cat­to­li­ci “non adot­ta­no l’at­ti­tu­di­ne del re­la­ti­vi­smo re­li­gio­so che con­si­de­ra tutte le re­li­gio­ni come tutte ugual­men­te giu­sti­fi­ca­bi­li”. Inol­tre ri­tie­ne ci sia “sempre un ri­schio nel dia­lo­go in­ter­re­li­gio­so o nel dia­lo­go con gli atei e gli agno­sti­ci”, ovvero che “si riduca ogni di­scus­sio­ne a sem­pli­ce cor­te­sia e ir­ri­le­van­za”: ma “il dia­lo­go non si­gni­fi­ca com­pro­mes­so”. So­stie­ne allo stesso tempo che si può ri­get­ta­re il Van­ge­lo per come viene pre­sen­ta­to ma non Cristo o Dio. E che di fatto già espri­me­re amore o buoni sen­ti­men­ti è una di­mo­stra­zio­ne del­l’a­zio­ne di Dio anche su chi non ci crede. In­som­ma, si fa in­tui­re per­si­no che ci si po­treb­be ri­tro­va­re “sal­va­ti” a pro­pria in­sa­pu­ta. Come appare evi­den­te da certe elu­cu­bra­zio­ni, il si­ste­ma dot­tri­na­rio cat­to­li­co, in bilico tra rigida dog­ma­ti­ca esclu­si­vi­sta se­di­men­ta­ta nel corso dei secoli e ne­ces­si­tà di ap­pa­ri­re aperto ai non cat­to­li­ci per esi­gen­ze di evan­ge­liz­za­zio­ne, alla lunga mostra la corda ed entra in vicoli ciechi.
 
"non sono man­ca­te pre­ci­sa­zio­ni e con­te­stua­liz­za­zio­ni, come nel caso dello Ior"
 
Anche i papi, devono fare i conti con questo, specie quelli che osten­ta­no una im­ma­gi­ne me­dia­ti­ca dia­lo­gan­te come fa Fran­ce­sco. Già il Cor­ti­le dei Gen­ti­li di Be­ne­det­to XVI era di­ven­ta­to piut­to­sto un ten­ta­ti­vo per con­ver­ti­re gli atei. Come ab­bia­mo già notato, Ber­go­glio con il suo ap­proc­cio spon­ta­neo e alla mano tal­vol­ta si è la­scia­to andare in di­chia­ra­zio­ni a brac­cio che po­te­va­no sem­bra­re troppo per­si­no per la curia che lo cir­con­da e per il Va­ti­ca­no. Tant’è che non sono man­ca­te pre­ci­sa­zio­ni e con­te­stua­liz­za­zio­ni, come nel caso dello Ior e della pre­sun­ta aper­tu­ra ai cat­to­li­ci di­vor­zia­ti, che ne hanno at­te­nua­to la por­ta­ta. Anche questa volta si può par­la­re di fuga in avanti del­l’en­tu­sia­sta Fran­ce­sco che viene fre­na­ta dagli am­bien­ti va­ti­ca­ni a colpi di di­stin­guo teo­lo­gi­ci.
 
In­som­ma, grande è la con­fu­sio­ne tra chi so­stie­ne di rap­pre­sen­ta­re il cielo. Per quanto ci ri­guar­da, non cre­den­do nel­l’e­si­sten­za del pa­ra­di­so, né del­l’in­fer­no, ci li­mi­tia­mo ad as­si­ste­re agli eventi: qual­cu­no di noi con in­te­res­se, qual­cu­no di­ver­ti­to, qual­cu­no con­tro­vo­glia. Sa­reb­be co­mun­que bello, l’ab­bia­mo già scrit­to al mo­men­to del­l’e­le­zio­ne di papa Ber­go­glio, non essere de­mo­niz­za­ti dalle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che. Non fosse altro che c’è sempre stato e ci sarà sempre qual­che po­li­ti­co a sua volta di­spo­ni­bi­le ad an­ti­ci­pa­re in questo mondo le fiamme pe­ren­ni a cui ci vor­reb­be­ro de­sti­na­re nel­l’al­tro. Ma i non cre­den­ti, det­ta­glio non tra­scu­ra­bi­le, non spac­cia­no pa­ra­di­si e non man­da­no al­l’in­fer­no pro­prio nes­su­no.