La più importante festa cristiana è la Pasqua. Un sondaggio condotto tra i fedeli cristiani mostrerebbe tuttavia come, per gli stessi cristiani, la più importante festa cristiana è ritenuta ora il Natale. La festa ha origine precristiane, come la stessa data in cui cade. Ma il cambiamento intervenuto ha piuttosto a che fare con la secolarizzazione delle coscienze. Pasqua, nonostante le migliori intenzioni degli apologeti, ha caratteristiche troppo lugubri per chi cristiano non lo è, o lo è più per tradizione che per convinzione. Il Natale ha più un’aria di festa. E le feste piacciono a tanti.
Poiché anche gli atei e gli agnostici stanno cominciando a diventare “tanti”, si moltiplica anche la curiosità di sapere come affrontano il Natale. Soprattutto nel mondo anglosassone. Il 2012 è stato l’anno in cui i nones, negli Usa, sono diventati un quinto della popolazione, mentre in Gran Bretagna sono stati i dati dell’ultimo censimento a confermare la spettacolare ascesa dei “senza religione”. Che, nel mondo, hanno ormai raggiunto i cattolici.
Ed ecco che fioccano le testimonianze: tra le più autorevoli, quella di Polly Toynbee sul Guardian e quella di Penn Jillette sulla Cnn. Agli atei non è mancata nemmeno l’accusa di voler “rubare il Natale ai cristiani”: l’ha scagliata il telepredicatore Pat Robertson. Perché gli atei, a suo dire, sono così tristi che non vedono l’ora di rendere triste il Natale anche ai cristiani.
In realtà, ogni giorno può essere occasione per far festa: i non credenti non hanno feste obbligatorie, “precetti” da rispettare. E ogni festa può essere occasione… per far festa, stare insieme ai propri cari, rinsaldare rapporti umani. Anche il Natale. Ci sono quelli che fanno l’albero, quelli che fanno il presepe (magari personalizzandolo), quelli che scambiano doni, quelli che festeggiano il solstizio d’inverno, quelli che fanno felici i genitori andando a pranzo da loro, quelli che rivelano ai loro bambini che Gesù Bambino e Babbo Natale non esistono ma che c’è e ci sarà sempre chi gli vuole bene davvero, e quelli che si godono due giorni di meritato riposo senza stare in alcun modo a pensare al perché.
Non c’è un atteggiamento che li accomuni. Anzi, è proprio questa l’unica cosa che li accomuna: l’avere la possibilità di scegliere se e come festeggiare. Perché l’autodeterminazione non è soltanto un principio che cercano di affermare giuridicamente, ma anche una condizione inevitabile del loro non avere alcun dogma o precetto da rispettare. Il mondo degli atei e degli agnostici è ricco di soluzioni, perché essere increduli costituisce un gigantesco moltiplicatore di occasioni per mettere in moto la propria creatività. Natale, in fondo, è soltanto un’opportunità in più per farlo.