Le esperienze pre-morte si ritrovano in molte culture, con resoconti scritti che risalgono all'antica Grecia di Charles Q. Choi
Le Near Death Experiences (NDE) vale a dire le cosiddette esperienze di pre-morte - la sensazione essere morti, di lasciare il proprio corpo e di viaggiare verso una luce intensa e un’altra realtà, pervasa di amore e beatitudine – vengono spesso ritenute manifestazioni di tipo mistico.
Secondo un sondaggio Gallup, negli Stati Uniti sostiene di averle vissute il 3 per cento circa delle persone, ma le esperienze ai confini con la morte si ritrovano in molte culture, con resoconti scritti che risalgono all’antica Grecia, sebbene in molti casi non si tratti di reali incontri ravvicinati con la fine: uno studio su 58 pazienti riferisce che 30 di loro non avevano corso davvero il pericolo di morire, benché lo avessero pensato.
Oggi, però, gli studi di neuroscienze stanno individuando una spiegazione scientifica per quasi tutti gli elementi che caratterizzano l’esperienza.
“Molti dei fenomeni collegati alle NDE possono essere spiegati biologicamente’ - afferma Dean Mobbs, neuroscienziato al Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unit dell’università di Cambridge, che ha pubblicato online la sua ricerca, insieme a Caroline Watt, dell’università di Edimburgo, lo scorso 17 agosto sulla rivista “Trends in Cognitive Sciences”.
La sensazione di essere morti, per esempio, non si ritrova solo nelle esperienze di pre-morte: anche i pazienti affetti dalla sindrome di Cotard coltivano la convinzione illusoria di essere deceduti. Questo disturbo, che può apparire in conseguenza di un trauma, ma anche negli stadi avanzati del tifo o della sclerosi multipla, è stato collegato a regioni del cervello quali la corteccia parietale e quella prefrontale. "La corteccia parietale è coinvolta nei processi legati all’attenzione e quella prefontrale nelle allucinazioni che si osservano in patologie psichiatriche
come la schizofrenia" spiega Mobbs.
La sensazione di uscire dal proprio corpo è comune anche nei momenti che precedono l’addormentamento o il risveglio. Per esempio, la paralisi nel sonno – sentirsi immobilizzati mentre si è ancora coscienti del mondo esterno – viene riferita dal 40 per cento circa delle persone ed è collegata ad intense allucinazioni oniriche che possono provocare la sensazione di fluttuare sopra il proprio corpo.
Uno studio del 2005, inoltre, ha evidenziato che le esperienze “fuori dal corpo” possono essere indotte artificialmente stimolando la giunzione temporo-parietale destra del cervello, suggerendo che la confusione relativa alle informazioni sensoriali può alterare radicalmente il modo in cui si percepisce il proprio corpo.
Esistono anche varie spiegazioni di un altro aspetto ricorrente delle esperienze di pre-morte, l’incontro con i defunti. I pazienti affetti dal morbo di Parkinson, per esempio, raccontano di visioni di fantasmi, persino di mostri. La ragione? Il Parkinson provoca un funzionamento anomalo della dopamina, un neurotrasmettitore che può causare allucinazioni. Per quel che riguarda invece la sensazione di rivivere i momenti importanti della propria vita, la colpa potrebbe essere del locus ceruleus, una regione del cervello che produce noradrenalina, un ormone dello stress i cui livelli aumentano moltissimo durante i traumi. Il locus coeruleus è strettamente connesso alle aree cerebrali che regolano le emozioni e la memoria, come l’amigdala e l’ipotalamo.
Le ricerche hanno anche dimostrato che alcuni medicinali e droghe ricreative possono causare condizioni simili all’euforia che si prova nelle esperienze pre-morte: è il caso dell’anestetico chetamina, che può provocare anche allucinazioni e la sensazione di abbandonare il proprio corpo. La chetamina agisce sul sistema dei recettori oppioidi del cervello, che possono attivarsi anche in assenza di farmaci quando si è sotto attacco, suggerendo che i traumi scatenino questo aspetto delle esperienze pre-morte.
Una delle caratteristiche più note delle esperienze di pre-morte, infine, è la sensazione di percorrere un tunnel al termine del quale c’è una grande luce. Le cause di questa specifica sensazione non sono ancora chiare, ma la visione a tunnel può verificarsi quando gli occhi smettono di ricevere la giusta quantità di sangue e ossigeno, come avviene nelle condizioni di grande paura e perdita d’ossigeno che sono comuni nei momenti finali dell’esistenza.
Nel loro complesso, le ricerche suggeriscono che le esperienze di pre-morte abbiano origine da anomalie del normale funzionamento del cervello. Per di più, è probabile che abbia un ruolo anche il fatto stesso di averne sentito parlare spesso: un caso di profezia che si autoavvera.
Questi risultati “forniscono prove scientifiche a fenomeni che hanno sempre fatto parte del regno del paranormale – afferma Mobbs – Personalmente credo che comprendere il processo della morte possa aiutarci a venire a patti con questa parte inevitabile della vita".
Un potenziale ostacolo alla prosecuzione delle ricerche sulle esperienze di pre-morte è la difficoltà di analizzarle in un setting sperimentale – dice Olaf Blanke, neuroscienziato cognitivo presso l’Istituto federale di tecnologia di Losanna, che ha studiato le esperienze “fuori del corpo”. Tuttavia, aggiunge, “il nostro lavoro ha dimostrato che è possibile farlo per le esperienze extracorporee, e allora perché non per le sensazioni associate alle esperienze di pre-morte?”
http://www.lescienze.it/news/2011/09/13/news/oltre_la_soglia_le_basi_biologiche_delle_esperienze_di_pre-morte-550756/