Etica o pragmatismo? Una ricerca dimostra che le decisioni e i giudizi di tipo morale sono più rapidi e drastici; tuttavia, la scelta di affrontare un problema considerandolo di rilevanza morale oppure da valutare in termini di puri costi e benefici risulta essere molto variabile (red)
Se ci ispiriamo ai nostri valori morali anziché a considerazioni pragmatiche, decisioni e giudizi sono più rapidi e più drastici; inoltre, abbiamo la tendenza a ritenere che debbano avere valore universale, ossia che tutti dovrebbero pensare e agire - allo stesso modo. Tuttavia, siamo anche piuttosto flessibili nello stabilire se una decisione vada presa pensando alla morale (per esempio, acquistare un'automobile ibrida per ridurre l'inquinamento e tutelare l'ambiente) oppure a considerazioni pragmatiche (il risparmio sul costo del carburante), e passiamo con una certa facilità da una prospettiva all'altra.
A stabilirlo è uno studio condotto da ricercatori della New York University, della Lehigh University a Bethlehem, in Pennsylvania, dell'Università del Nebraska-Lincoln a Lincoln e dell'Università di Toronto, che riferiscono sulla rivista on line “PLoS ONE” i risultati ottenuti nel corso di tre differenti esperimenti su un gruppo di una settantina di volontari.
"Il modo in cui le persone prendono una decisione ne influenza il comportamento" spiega Dominic Packer, uno degli autori dello studio. "Quando si basano su preoccupazioni pratiche - per esempio pensando in termini denaro - possono agire in modo contrario ai loro principi." "I nostri risultati suggeriscono che il modo in cui si inquadra un problema può avere conseguenze importanti", aggiunge Ingrid Haas, coautrice dello studio. "Quando una questione ricade nel dominio dell'etica, i giudizi diventano più drastici, e si è più propensi a ritenere che abbiano valore universale", ossia che debbano essere rispettati da tutti, indipendentemente dal contesto.
Secondo il classico approccio razionalista, i giudizi morali vengono formulati attraverso
un processo di ragionamento e di riflessione; ma una serie di recenti ricerche ha portato alcuni studiosi a sviluppare una teoria “intuizionista”, secondo la quale alcune situazioni rappresenterebbero di per sé uno stimolo capace di innescare automaticamente, su una base affettivo-emotiva, "intuizioni" morali che guiderebbero poi alla formulazione dei giudizi.
Diversi studi hanno appurato per esempio che sentimenti ed emozioni come il disgusto possono influenzare i giudizi (non a caso si parla spesso di "reazioni viscerali"); inoltre, alcuni esperimenti hanno individuato situazioni in cui i soggetti avevano forti reazioni morali, ma non riuscivano ad articolare alcun principio razionale per giustificarle. Dal punto di vista intuizionista, quindi, il ragionamento razionale interverrebbe solo in un secondo momento, come giustificazione a posteriori di una valutazione morale già presa.
Tuttavia diversi teorici hanno obiettato che un processo di valutazione è comunque un prerequisito per la formazione di specifiche intuizioni emotive: in pratica, la cosiddetta intuizione morale deve comunque avere un punto di riferimento, biologico o culturale, rispetto a cui valutare la situazione. E l'esistenza di forti differenze culturali e individuali nelle valutazioni morali suggerisce che queste non dipendano dalle situazioni in sé, ma siano il risultato di una loro interpretazione.
Di conseguenza, diventa importante capire se, di fronte a una specifica situazione, si possa passare più o meno rapidamente da un suo inquadramento come questione morale a problema non-morale. I ricercatori hanno quindi sottoposto a un gruppo di volontari varie possibili azioni da valutare secondo norme morali oppure pragmatiche, progettando il test in modo tale che le eventuali differenze di giudizio non fossero dovute alle specifiche azioni in sé, ma piuttosto a differenze nel modo in cui venivano inquadrate.
E' così emerso che, contrariamente alla tesi "intuizionista", le persone passano spesso e volentieri da uno standard all'altro: è facile che atti considerati di rilevanza morale in un certo momento, siano poi interpretati ed elaborati in modo pragmatico, e viceversa. Le future ricerche, concludono gli autori, dovrebbero quindi indagare sulle motivazioni di queste apparenti incongruenze.
http://www.lescienze.it/news/2012/12/01/news/formazione_dei_giudizi_morali_rapidi_pragmatici_flessibilit-1396830/