Frank R. ZindlerInverno 1996-97
Traduzione di Luca Bergamasco
con la collaborazione di Paolo Balzamo
Marzo 2001
Traduzione di Luca Bergamasco
con la collaborazione di Paolo Balzamo
Marzo 2001
Prima che le sue corde vocali arrugginissero, Pat Boone soleva cantare una canzoncina che parlava del brivido di ripercorrere i passi di Gesù in Terra Santa. La canzone si intitolava "I walked today where Jesus Walked" ("Oggi ho camminato dove Gesù ha camminato"), e rifletteva il quadro ortodosso dello scenario in cui si presume che si sia svolta la principale rappresentazione teatrale di tutti i tempi. Non meglio specificate colline di Galilea, Getsemani, Calvario, tutti i luoghi importanti della leggenda di Gesù erano lì affinché Pat potesse cantarne. Ma, cosa sconosciuta al pio Signor Boone, la geografia di quella canzone era altrettanto reale quanto quella riflessa nelle canzoni "Follow the yellow-brick road" ("Segui il sentiero di mattoni gialli"), o "We're off to see the Wizard, the wonderful Wizard of Oz" ("Siamo in viaggio per vedere il Mago, il meraviglioso Mago di Oz").
Geografia di OzC'è una notevole somiglianza tra la geografia di Oz e quella del Nuovo Testamento, ed un attento studio Ozografico può prepararci metodologicamente al grande compito di dirimere i misteri della geografia della Bibbia per quanto essa concerne la carriera del (supposto) Gesù storico. Ma prima che cominciamo ad occuparci del problema di dove Gesù possa aver camminato, consideriamo le possibili deambulazioni del Mago di Oz.
È cosa ben stabilita che Dorothy e Toto partirono dal centro del Kansas, un'entità geografica almeno altrettanto precisa di quanto lo siano Gerusalemme od il Mare di Galilea. Inoltre, la terra di Oz dovrebbe essere situata alla distanza percorsa da un ciclone (senza cambi di ciclone e/o altre coincidenze da prendere) rispetto al centro del Kansas. Un attento studio della meteorologia, della fisica atmosferica, e delle traiettorie dei cicloni nel Nordamerica continentale, ci mostra che la capitale di Oz, la Città di Smeraldo, deve essere situata da qualche parte tra Topeka e la parte nordoccidentale del Missouri, ad ovest della Route 35.
Sfortunatamente, però, un attento studio di tutte le immagini Landsat dell'area in questione non mostra assolutamente tracce di rovine Oziane. Una ricerca esaustiva non rivela tracce di edifici della Città di Smeraldo. Persino una attenta lettura delle relazioni di scavo risalenti ai tempi della costruzione delle metropolitane di Topeka e Kansas City non rivela prove di fondazioni o manufatti Ozoidi. Dobbiamo concludere che la Città di Smeraldo non è mai esistita, mai.
Se la terra di Oz non è reale, ma una pura invenzione letteraria, cosa possiamo credere del Mago di Oz? C'è forse ancora qualche motivo per cercare di penetrare i livelli più profondi dei testi scritturali per scoprire un nucleo storico, un qualche residuo di in "Mago storico" che stia alla base del leggendario Mago di Oz? Possiamo supporre con serietà che un vero Mago, nonostante gli elementi inventati del grazioso Vangelo di Baum, possa tuttavia aver rifilato le sue mattane a qualcuno a Kokomo o a Cucamonga - anche se non nella Città di Smeraldo come riportato?
Quali sono le implicazioni della scoperta che Oz è una metafora e non un luogo reale? Da un lato, getta nello scompiglio l'intera questione della demografia storica di Munchkin. Dall'altro, rende logicamente certo che il Mago di Oz è mitico. Ci fa rendere conto del fatto che se la geografia nella quale un personaggio avrebbe agito è inventata, è più probabile che anche lo stesso personaggio sia inventato piuttosto che reale. Benché questa dimostrazione non riesca a provare un negativo universale, è comunque molto stringente. Come minimo, ci lascia con la sensazione che sarebbe piuttosto irrazionale continuare a credere nella realtà storica di un personaggio carente di un habitat reale. Dal momento che Oz non esiste, è razionale credere nel Mago di Oz?
È cosa ben stabilita che Dorothy e Toto partirono dal centro del Kansas, un'entità geografica almeno altrettanto precisa di quanto lo siano Gerusalemme od il Mare di Galilea. Inoltre, la terra di Oz dovrebbe essere situata alla distanza percorsa da un ciclone (senza cambi di ciclone e/o altre coincidenze da prendere) rispetto al centro del Kansas. Un attento studio della meteorologia, della fisica atmosferica, e delle traiettorie dei cicloni nel Nordamerica continentale, ci mostra che la capitale di Oz, la Città di Smeraldo, deve essere situata da qualche parte tra Topeka e la parte nordoccidentale del Missouri, ad ovest della Route 35.
Sfortunatamente, però, un attento studio di tutte le immagini Landsat dell'area in questione non mostra assolutamente tracce di rovine Oziane. Una ricerca esaustiva non rivela tracce di edifici della Città di Smeraldo. Persino una attenta lettura delle relazioni di scavo risalenti ai tempi della costruzione delle metropolitane di Topeka e Kansas City non rivela prove di fondazioni o manufatti Ozoidi. Dobbiamo concludere che la Città di Smeraldo non è mai esistita, mai.
Se la terra di Oz non è reale, ma una pura invenzione letteraria, cosa possiamo credere del Mago di Oz? C'è forse ancora qualche motivo per cercare di penetrare i livelli più profondi dei testi scritturali per scoprire un nucleo storico, un qualche residuo di in "Mago storico" che stia alla base del leggendario Mago di Oz? Possiamo supporre con serietà che un vero Mago, nonostante gli elementi inventati del grazioso Vangelo di Baum, possa tuttavia aver rifilato le sue mattane a qualcuno a Kokomo o a Cucamonga - anche se non nella Città di Smeraldo come riportato?
Quali sono le implicazioni della scoperta che Oz è una metafora e non un luogo reale? Da un lato, getta nello scompiglio l'intera questione della demografia storica di Munchkin. Dall'altro, rende logicamente certo che il Mago di Oz è mitico. Ci fa rendere conto del fatto che se la geografia nella quale un personaggio avrebbe agito è inventata, è più probabile che anche lo stesso personaggio sia inventato piuttosto che reale. Benché questa dimostrazione non riesca a provare un negativo universale, è comunque molto stringente. Come minimo, ci lascia con la sensazione che sarebbe piuttosto irrazionale continuare a credere nella realtà storica di un personaggio carente di un habitat reale. Dal momento che Oz non esiste, è razionale credere nel Mago di Oz?
Nazaret
Tenendo presente l'idea del Mago di Non-Oz, volgiamo ora la nostra attenzione ad un altro personaggio in un'altra opera di fantasia: Gesù di Nazaret, il personaggio principale dei Vangeli di Luca, Matteo, e Giovanni, benché sia completamente sconosciuto agli autori delle lettere che si suppone siano state scritte da San Paolo. (Nessuno dei santi falsari chiamati col nome di Paolo si riferisce mai a "Gesù di Nazaret"). Come il Mago avrebbe dovuto essere di Oz, così Gesù avrebbe dovuto essere di Nazaret. Ma dov'era Nazaret nel primo secolo E.C.? Domanda ancora più fondamentale: c'era Nazaret nel primo secolo?
Di Nazaret non si fa menzione neppure una volta nell'intero Antico Testamento, né gli antichi storici o geografi la nominano prima degli inizi del quarto secolo. Il Talmud, benché nomini 63 città della Galilea, non sa niente di Nazaret. Giuseppe Flavio, che scrisse con profusione della Galilea (una regione grande più o meno come la Basilicata) e condusse operazioni militari su e giù per tutto il suo piccolo territorio nella seconda metà del primo secolo, non nomina Nazaret nemmeno una volta - benché indichi per nome altri 45 tra città e villaggi della Galilea. La cosa è ancora più significativa quando si scopre che Giuseppe Flavio nomina Giaffa, un villaggio che si trova ad appena un paio di chilometri dall'odierna Nazaret! Giuseppe Flavio ci dice che fu occupato in quel luogo per un certo tempo. Oggi, Giaffa può essere considerata un sobborgo di Nazaret, ma ai tempi di Giuseppe Flavio, ci scommetto, gli abitanti di Giaffa seppellivano i loro morti nelle tombe della necropoli senza nome che giace sotto la moderna città chiamata Nazaret.
Benché il Nuovo Testamento ci dica molto poco riguardo al mitico comune, ci dice abbastanza da permetterci di concludere che la Nazaret odierna non potrebbe essere la città biblica cui si fa riferimento, ad esempio, nel quarto capitolo del Vangelo di Luca. In quel capitolo troviamo una storia su Gesù che torna nella sua "città natale" per fare una serie di lezioni in sinagoga. (Si tenga presente che nel sito attuale non sono mai state trovate rovine di sinagoghe databili al primo secolo). Secondo il racconto di Luca, l'insegnamento di Gesù suscitò grande sdegno in tutti i presenti, in quanto lo consideravano blasfemo, e gli abitanti del luogo decisero di condannarlo a morte per quell'orrendo crimine. Invece di lapidarlo, la pena prevista per la blasfemia, secondo la storia (legalmente e culturalmente non plausibile) riferitaci dai versetti 28-30, "Sentendo queste cose, coloro che erano presenti nella sinagoga furono presi dall'ira e, alzatisi, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fino in cima al monte sul quale era situata la loro città per farlo precipitare giù. Egli però, passando in mezzo a loro, se ne andò".
Anche se questa è ovviamente una favoletta, ci dice comunque che, dovunque fosse Nazaret, di sicuro era su una collina, e che quella collina aveva un precipizio abbastanza alto da far sì che un uomo, cadendo da lì, ne morisse sicuramente. Però, la città oggi chiamata Nazaret, fino a poco tempo fa, non ha mai occupato la sommità di una collina. Piuttosto, per mille anni o più ha occupato un fondovalle e la parte inferiore della collina che la delimita a nord-ovest. Scavi condotti sulla cima della collina nazarena mostrano che essa non ha mai avuto edifici sulla sua sommità prima del ventesimo secolo. Ancor peggio, non c'è alcun precipizio che possa essere identificato con quello dal quale gli Ebrei tentarono di gettare Gesù per ucciderlo.
Come la Regina Bianca che Alice incontrò in "Attraverso lo specchio", i pellegrini cristiani sono sempre stati capaci di credere sei o più proposizioni impossibili e mutuamente contraddittorie tutte le mattine prima di colazione. Al contrario della Regina Bianca, però, i Cristiani sono stati capaci di conservare queste credenze anche dopo colazione. Quindi, poiché sulla collina della Nazaret odierna non ci sono posti adatti al lancio del nano, e tantomeno a quello del Messia, preti intraprendenti, frati e guide turistiche hanno individuato altri posti che potessero essere mostrati ai turisti creduloni come il posto in cui gli Ebrei cercarono di buttare a discarica Gesù, continuando peraltro a sostenere l'autenticità della Nazaret odierna.
Benché i Greco-Ortodossi credano che Jebel el-Qafzeh, una montagnola a 2,5 km a sud-est di Nazaret, sia il luogo del tentato deicidio, per i Cattolici Romani è un'altra montagna, situata a diversi tiri di catapulta ad ovest di Qafzeh, ad essere il posto giusto. Qualcuno probabilmente crede che entrambi i luoghi siano esatti, benché per alcuni secoli ci sia stata la tendenza a riconciliare le contraddizioni inventando nuove mitologie migliorate. Sembra che Luca sia stato un po' vago quando affermò che Gesù passò in mezzo alla folla degli Ebrei, sfuggendo così al rischio di precipitare al livello della fauna appiattita. Quello che è davvero successo, si è scoperto, è che Gesù saltò in aria per sfuggire alla plebe. È un peccato che questo sia avvenuto prima che il salto in lungo diventasse disciplina olimpica, dato che il salto di Gesù fu una cosa da urlo. Sì, perché saltò da Qafzeh, la montagna orientale, fino alla montagna posta a diversi tiri di catapulta ad ovest. Pertanto, abbiamo il monte del Decollo del Signore ed il Monte dell'Atterraggio del Signore.
Queste cose non me le sto inventando, sia ben chiaro. Abbiamo delle testimonianze scritte per provarle. Nel 1336 Sir John Maudeville esaminò il luogo in cui Gesù atterrò dopo esser saltato via dalla folla. "E subito dopo Egli fu trovato ai piedi di un'altra montagna nelle vicinanze dove ancora si vedono le impronte dei Suoi santi passi", nelle parole precise di Maudeville (Traduzione mia dall'originale inglese - NdT)(Naturalmente, queste impronte fossili si trovano ai piedi della collina anziché sulla sommità. Ma solo un inguaribile scettico penserebbe che questa sia una discrepanza).
Anche prima di Maudeville, nel 1283 Burchhard del Monte Sion, un Domenicano tedesco (e pertanto particolarmente degno di fede) certificò quanto segue: "Il Salto del Signore, il luogo ove essi tentarono di gettar di sotto Gesù, ma [dal quale] egli scivolò dalle loro mani ed improvvisamente si trovò alla distanza di un tiro di freccia sul fianco di una montagna che si trovava sul cammino, dove è rimasta traccia di ciò, lì [infatti] si può vedere l'impronta stampata nel terreno del suo corpo e dei suoi abiti". Per quanto posso capire, non è una passeggiata troppo lunga, per i pellegrini, andare dalle impronte dei piedi all'impronta del corpo sulla collina!
Abbiamo già notato che la città chiamata Nazaret non corrisponde ai luoghi che si possono desumere dal Vangelo di Luca. Inoltre, gli scavi archeologici condotti nella Nazaret odierna, anche se condotti da frati francescani e da sacerdoti che devono sempre aver presente l'importanza turistica delle proprietà immobiliari possedute dal loro ordine, non sono riusciti a dimostrare l'esistenza di un solo edificio databile in maniera credibile al primo secolo AEC od al primo secolo EC. Gli edifici più antichi ritrovati sembrano risalire alla seconda metà del terzo secolo, e non c'è indicazione alcuna di come gli abitanti di quegli edifici chiamassero il loro villaggio.
Per essere sinceri, i Francescani hanno indicato vasellame, monete ed altri manufatti come prova che il luogo era abitato durante i primi secoli AEC e EC. Ma tutti questi oggetti sono compatibili con l'idea che fossero associati con delle sepolture, e la maggioranza degli oggetti sono datati in maniera molto vaga (deliberatamente, secondo me) come risalenti "al periodo Romano", per evocare immagini di Ponzio Pilato e del primo secolo, anche se il periodo Romano è durato fino al quarto secolo EC, ed anch'io accetto la possibilità che il sito sia stato fondato verso la fine del secondo secolo.
Prima del secondo o terzo secolo EC, si parla della media Età del Bronzo, il sito oggi occupato da Nazaret era una necropoli, una città dei morti. Il fianco della collina sottostante parte della città attuale pullula di tombe e cavità naturali che per più di un millennio furono usate per le sepolture. Poiché le leggi ebraiche proibivano che i cimiteri fossero in mezzo ai luoghi abitati, possiamo essere piuttosto sicuri che non c'era nessuna città ebraica in quel luogo ai tempi in cui si suppone che un presunto Gesù ebreo vi scorrazzasse liberamente.
Nonostante questi fatti, un visitatore della moderna Nazaret può sentirsi offrire una visita alla stanza in cui la Vergine Maria "ricevette" l'arcangelo Gabriele. Benché la stampella su cui si appollaiò sia ancora lì, la finestra attraverso la quale volò fu murata nel 1666. Vengono mostrati sia la cucina in cui ella preparava i pasti per la famiglia, che il laboratorio di falegnameria di Giuseppe. Si può anche visitare la stanza in cui Gesù visse dopo il suo ritorno dall'Egitto, così come i luoghi in cui nacque la Beata Vergine; ovviamente, ce ne sono parecchi, senza contare il suo luogo natale ad otto chilometri di distanza, a Sepphoris, e quello a Gerusalemme. La peculiarità di tutti questi luoghi sacri, però, è che si trovano tutti in grotte o caverne. Il mio vecchio pastore luterano tedesco non mi ha mai detto che Gesù, Maria e Giuseppe fossero trogloditi! Forse un ramo della famiglia Flintstone! Altra peculiarità di questi luoghi è che si trovano tutti a pochi metri da cavità utilizzate come tombe, od essi stessi furono utilizzati come tombe in qualche occasione, od anche entrambi i casi. Poiché le leggi ebraiche proibivano di abitare entro un raggio di 45 - 60 metri da una tomba, dobbiamo concludere che la "buona famiglia ebraica" in cui nacque Cristo era continuamente in uno stato di impurità rituale!
Il fatto che la Sacra Famiglia fosse composta da cavernicoli ha però un senso se si considera che Jebel el-Qafzeh, il "Monte del Decollo del Signore", si trova a tre chilometri scarsi dalla grotta di Cristo. In una grotta sul monte Qafzeh è stata ritrovata una serie di scheletri di quelli che sembrano essere uomini di Neanderthal databili alla Glaciazione di circa 100.000 anni fa. Dopotutto, la parentela con i Flintstone potrebbe non essere poi tanto campata in aria!
Per riassumere le prove archeologiche provenienti dalla cosiddetta Nazaret, non è stata scoperta alcuna rovina di edifici databili ai due secoli a cavallo del cambio di era, nonostante l'immensa quantità di scavi e costruzioni che hanno avuto luogo durante l'ultimo secolo. Ciò che è stato trovato, in quantità stupefacente, sono cavità usate come tombe, e sepolture in genere. Fino a quando un villaggio fu fondato un po' di tempo dopo l'espulsione degli Ebrei da Gerusalemme nel 135 EC, la nostra aspirante città santa era un cimitero, una vera città dei morti, una necropoli. Nel primo secolo, l'importante città di Giaffa era solo ad un paio di chilometri di distanza, ed è probabile che i suoi abitanti trovassero le grotte e cavità naturali della collina di Nazaret un luogo ideale per seppellirvi i propri morti.
Assodato quindi che il posto oggi chiamato Nazaret non può essere il luogo descritto dalla Bibbia, c'è qualche altro luogo che la tradizione più antica potrebbe nominare come il luogo che ebbe l'onore di essere il luogo dell'infanzia di Gesù? Data la capacità, apparentemente inesauribile, degli impresari religiosi di moltiplicare i luoghi sacri e le sante reliquie, è sconcertante scoprire che in effetti non ci sono altri candidati.
In questo senso, è estremamente interessante il fatto che il padre della Chiesa Origene, che visse tra il 182? ed il 254? EC, non ci dia indicazione alcuna di essere a conoscenza di dove fosse Nazaret, benché vivesse a Cesarea, un porto di mare ad appena cinquanta chilometri dall'odierna Nazaret! Attenzione: non è che Origene non abbia avuto occasione di nominare la città. In effetti, egli la menziona un gran numero di volte nei suoi tentativi di riconciliare i resoconti contraddittori delle storie evangeliche che cozzano con il passo di Luca1 citato in precedenza. Curiosamente, Origene non sa nemmeno se la città debba chiamarsi Nazaret o Nazara. Se ci fosse stata effettivamente una tale città nei paraggi, ai tempi in cui Origene scriveva, avrebbe potuto semplicemente farsi una camminata fino a lì e chiedere agli abitanti come si scrivesse il nome della loro città. Ma appare chiaro che Origene non pensava che una tale città esistesse affatto. Per salvare i Vangeli dalle loro molte mutue contraddizioni, dovette proporre un metodo "mistico" per interpretarli, affermando che non potevano essere interpretati alla lettera. Quasi certamente, per Origene la geografia evangelica, compresa la supposta città di Nazaret, era altrettanto mistica ed insostanziale degli eventi dei Vangeli. Il primo ipotetico riferimento consistente a Nazaret come realtà geografica ci viene dal padre della Chiesa Eusebio, anch'egli di Cesarea, che scrisse nei primi decenni del quarto secolo. Il suo Onomasticon ("Il libro dei nomi"), un elenco con descrizione geografica di tutti i luoghi santi menzionati nella Bibbia, è spesso citato come prova dell'esistenza di una città chiamata Nazaret nel luogo attuale alla fine del terzo secolo. Un attento studio del testo greco del manuale di Eusebio, e la sua menzione confusa di Nazaret, ci porta però a concludere che egli non ci era mai stato di persona (benché, come Origene, egli vivesse a solo cinquanta chilometri di distanza) e non era per niente sicuro di dove fosse il posto esatto. Nazaret potrebbe benissimo essere in Mongolia, in base a tutte le informazioni di prima mano che otteniamo da Eusebio!
Di Nazaret non si fa menzione neppure una volta nell'intero Antico Testamento, né gli antichi storici o geografi la nominano prima degli inizi del quarto secolo. Il Talmud, benché nomini 63 città della Galilea, non sa niente di Nazaret. Giuseppe Flavio, che scrisse con profusione della Galilea (una regione grande più o meno come la Basilicata) e condusse operazioni militari su e giù per tutto il suo piccolo territorio nella seconda metà del primo secolo, non nomina Nazaret nemmeno una volta - benché indichi per nome altri 45 tra città e villaggi della Galilea. La cosa è ancora più significativa quando si scopre che Giuseppe Flavio nomina Giaffa, un villaggio che si trova ad appena un paio di chilometri dall'odierna Nazaret! Giuseppe Flavio ci dice che fu occupato in quel luogo per un certo tempo. Oggi, Giaffa può essere considerata un sobborgo di Nazaret, ma ai tempi di Giuseppe Flavio, ci scommetto, gli abitanti di Giaffa seppellivano i loro morti nelle tombe della necropoli senza nome che giace sotto la moderna città chiamata Nazaret.
Benché il Nuovo Testamento ci dica molto poco riguardo al mitico comune, ci dice abbastanza da permetterci di concludere che la Nazaret odierna non potrebbe essere la città biblica cui si fa riferimento, ad esempio, nel quarto capitolo del Vangelo di Luca. In quel capitolo troviamo una storia su Gesù che torna nella sua "città natale" per fare una serie di lezioni in sinagoga. (Si tenga presente che nel sito attuale non sono mai state trovate rovine di sinagoghe databili al primo secolo). Secondo il racconto di Luca, l'insegnamento di Gesù suscitò grande sdegno in tutti i presenti, in quanto lo consideravano blasfemo, e gli abitanti del luogo decisero di condannarlo a morte per quell'orrendo crimine. Invece di lapidarlo, la pena prevista per la blasfemia, secondo la storia (legalmente e culturalmente non plausibile) riferitaci dai versetti 28-30, "Sentendo queste cose, coloro che erano presenti nella sinagoga furono presi dall'ira e, alzatisi, lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fino in cima al monte sul quale era situata la loro città per farlo precipitare giù. Egli però, passando in mezzo a loro, se ne andò".
Anche se questa è ovviamente una favoletta, ci dice comunque che, dovunque fosse Nazaret, di sicuro era su una collina, e che quella collina aveva un precipizio abbastanza alto da far sì che un uomo, cadendo da lì, ne morisse sicuramente. Però, la città oggi chiamata Nazaret, fino a poco tempo fa, non ha mai occupato la sommità di una collina. Piuttosto, per mille anni o più ha occupato un fondovalle e la parte inferiore della collina che la delimita a nord-ovest. Scavi condotti sulla cima della collina nazarena mostrano che essa non ha mai avuto edifici sulla sua sommità prima del ventesimo secolo. Ancor peggio, non c'è alcun precipizio che possa essere identificato con quello dal quale gli Ebrei tentarono di gettare Gesù per ucciderlo.
Come la Regina Bianca che Alice incontrò in "Attraverso lo specchio", i pellegrini cristiani sono sempre stati capaci di credere sei o più proposizioni impossibili e mutuamente contraddittorie tutte le mattine prima di colazione. Al contrario della Regina Bianca, però, i Cristiani sono stati capaci di conservare queste credenze anche dopo colazione. Quindi, poiché sulla collina della Nazaret odierna non ci sono posti adatti al lancio del nano, e tantomeno a quello del Messia, preti intraprendenti, frati e guide turistiche hanno individuato altri posti che potessero essere mostrati ai turisti creduloni come il posto in cui gli Ebrei cercarono di buttare a discarica Gesù, continuando peraltro a sostenere l'autenticità della Nazaret odierna.
Benché i Greco-Ortodossi credano che Jebel el-Qafzeh, una montagnola a 2,5 km a sud-est di Nazaret, sia il luogo del tentato deicidio, per i Cattolici Romani è un'altra montagna, situata a diversi tiri di catapulta ad ovest di Qafzeh, ad essere il posto giusto. Qualcuno probabilmente crede che entrambi i luoghi siano esatti, benché per alcuni secoli ci sia stata la tendenza a riconciliare le contraddizioni inventando nuove mitologie migliorate. Sembra che Luca sia stato un po' vago quando affermò che Gesù passò in mezzo alla folla degli Ebrei, sfuggendo così al rischio di precipitare al livello della fauna appiattita. Quello che è davvero successo, si è scoperto, è che Gesù saltò in aria per sfuggire alla plebe. È un peccato che questo sia avvenuto prima che il salto in lungo diventasse disciplina olimpica, dato che il salto di Gesù fu una cosa da urlo. Sì, perché saltò da Qafzeh, la montagna orientale, fino alla montagna posta a diversi tiri di catapulta ad ovest. Pertanto, abbiamo il monte del Decollo del Signore ed il Monte dell'Atterraggio del Signore.
Queste cose non me le sto inventando, sia ben chiaro. Abbiamo delle testimonianze scritte per provarle. Nel 1336 Sir John Maudeville esaminò il luogo in cui Gesù atterrò dopo esser saltato via dalla folla. "E subito dopo Egli fu trovato ai piedi di un'altra montagna nelle vicinanze dove ancora si vedono le impronte dei Suoi santi passi", nelle parole precise di Maudeville (Traduzione mia dall'originale inglese - NdT)(Naturalmente, queste impronte fossili si trovano ai piedi della collina anziché sulla sommità. Ma solo un inguaribile scettico penserebbe che questa sia una discrepanza).
Anche prima di Maudeville, nel 1283 Burchhard del Monte Sion, un Domenicano tedesco (e pertanto particolarmente degno di fede) certificò quanto segue: "Il Salto del Signore, il luogo ove essi tentarono di gettar di sotto Gesù, ma [dal quale] egli scivolò dalle loro mani ed improvvisamente si trovò alla distanza di un tiro di freccia sul fianco di una montagna che si trovava sul cammino, dove è rimasta traccia di ciò, lì [infatti] si può vedere l'impronta stampata nel terreno del suo corpo e dei suoi abiti". Per quanto posso capire, non è una passeggiata troppo lunga, per i pellegrini, andare dalle impronte dei piedi all'impronta del corpo sulla collina!
Abbiamo già notato che la città chiamata Nazaret non corrisponde ai luoghi che si possono desumere dal Vangelo di Luca. Inoltre, gli scavi archeologici condotti nella Nazaret odierna, anche se condotti da frati francescani e da sacerdoti che devono sempre aver presente l'importanza turistica delle proprietà immobiliari possedute dal loro ordine, non sono riusciti a dimostrare l'esistenza di un solo edificio databile in maniera credibile al primo secolo AEC od al primo secolo EC. Gli edifici più antichi ritrovati sembrano risalire alla seconda metà del terzo secolo, e non c'è indicazione alcuna di come gli abitanti di quegli edifici chiamassero il loro villaggio.
Per essere sinceri, i Francescani hanno indicato vasellame, monete ed altri manufatti come prova che il luogo era abitato durante i primi secoli AEC e EC. Ma tutti questi oggetti sono compatibili con l'idea che fossero associati con delle sepolture, e la maggioranza degli oggetti sono datati in maniera molto vaga (deliberatamente, secondo me) come risalenti "al periodo Romano", per evocare immagini di Ponzio Pilato e del primo secolo, anche se il periodo Romano è durato fino al quarto secolo EC, ed anch'io accetto la possibilità che il sito sia stato fondato verso la fine del secondo secolo.
Prima del secondo o terzo secolo EC, si parla della media Età del Bronzo, il sito oggi occupato da Nazaret era una necropoli, una città dei morti. Il fianco della collina sottostante parte della città attuale pullula di tombe e cavità naturali che per più di un millennio furono usate per le sepolture. Poiché le leggi ebraiche proibivano che i cimiteri fossero in mezzo ai luoghi abitati, possiamo essere piuttosto sicuri che non c'era nessuna città ebraica in quel luogo ai tempi in cui si suppone che un presunto Gesù ebreo vi scorrazzasse liberamente.
Nonostante questi fatti, un visitatore della moderna Nazaret può sentirsi offrire una visita alla stanza in cui la Vergine Maria "ricevette" l'arcangelo Gabriele. Benché la stampella su cui si appollaiò sia ancora lì, la finestra attraverso la quale volò fu murata nel 1666. Vengono mostrati sia la cucina in cui ella preparava i pasti per la famiglia, che il laboratorio di falegnameria di Giuseppe. Si può anche visitare la stanza in cui Gesù visse dopo il suo ritorno dall'Egitto, così come i luoghi in cui nacque la Beata Vergine; ovviamente, ce ne sono parecchi, senza contare il suo luogo natale ad otto chilometri di distanza, a Sepphoris, e quello a Gerusalemme. La peculiarità di tutti questi luoghi sacri, però, è che si trovano tutti in grotte o caverne. Il mio vecchio pastore luterano tedesco non mi ha mai detto che Gesù, Maria e Giuseppe fossero trogloditi! Forse un ramo della famiglia Flintstone! Altra peculiarità di questi luoghi è che si trovano tutti a pochi metri da cavità utilizzate come tombe, od essi stessi furono utilizzati come tombe in qualche occasione, od anche entrambi i casi. Poiché le leggi ebraiche proibivano di abitare entro un raggio di 45 - 60 metri da una tomba, dobbiamo concludere che la "buona famiglia ebraica" in cui nacque Cristo era continuamente in uno stato di impurità rituale!
Il fatto che la Sacra Famiglia fosse composta da cavernicoli ha però un senso se si considera che Jebel el-Qafzeh, il "Monte del Decollo del Signore", si trova a tre chilometri scarsi dalla grotta di Cristo. In una grotta sul monte Qafzeh è stata ritrovata una serie di scheletri di quelli che sembrano essere uomini di Neanderthal databili alla Glaciazione di circa 100.000 anni fa. Dopotutto, la parentela con i Flintstone potrebbe non essere poi tanto campata in aria!
Per riassumere le prove archeologiche provenienti dalla cosiddetta Nazaret, non è stata scoperta alcuna rovina di edifici databili ai due secoli a cavallo del cambio di era, nonostante l'immensa quantità di scavi e costruzioni che hanno avuto luogo durante l'ultimo secolo. Ciò che è stato trovato, in quantità stupefacente, sono cavità usate come tombe, e sepolture in genere. Fino a quando un villaggio fu fondato un po' di tempo dopo l'espulsione degli Ebrei da Gerusalemme nel 135 EC, la nostra aspirante città santa era un cimitero, una vera città dei morti, una necropoli. Nel primo secolo, l'importante città di Giaffa era solo ad un paio di chilometri di distanza, ed è probabile che i suoi abitanti trovassero le grotte e cavità naturali della collina di Nazaret un luogo ideale per seppellirvi i propri morti.
Assodato quindi che il posto oggi chiamato Nazaret non può essere il luogo descritto dalla Bibbia, c'è qualche altro luogo che la tradizione più antica potrebbe nominare come il luogo che ebbe l'onore di essere il luogo dell'infanzia di Gesù? Data la capacità, apparentemente inesauribile, degli impresari religiosi di moltiplicare i luoghi sacri e le sante reliquie, è sconcertante scoprire che in effetti non ci sono altri candidati.
In questo senso, è estremamente interessante il fatto che il padre della Chiesa Origene, che visse tra il 182? ed il 254? EC, non ci dia indicazione alcuna di essere a conoscenza di dove fosse Nazaret, benché vivesse a Cesarea, un porto di mare ad appena cinquanta chilometri dall'odierna Nazaret! Attenzione: non è che Origene non abbia avuto occasione di nominare la città. In effetti, egli la menziona un gran numero di volte nei suoi tentativi di riconciliare i resoconti contraddittori delle storie evangeliche che cozzano con il passo di Luca1 citato in precedenza. Curiosamente, Origene non sa nemmeno se la città debba chiamarsi Nazaret o Nazara. Se ci fosse stata effettivamente una tale città nei paraggi, ai tempi in cui Origene scriveva, avrebbe potuto semplicemente farsi una camminata fino a lì e chiedere agli abitanti come si scrivesse il nome della loro città. Ma appare chiaro che Origene non pensava che una tale città esistesse affatto. Per salvare i Vangeli dalle loro molte mutue contraddizioni, dovette proporre un metodo "mistico" per interpretarli, affermando che non potevano essere interpretati alla lettera. Quasi certamente, per Origene la geografia evangelica, compresa la supposta città di Nazaret, era altrettanto mistica ed insostanziale degli eventi dei Vangeli. Il primo ipotetico riferimento consistente a Nazaret come realtà geografica ci viene dal padre della Chiesa Eusebio, anch'egli di Cesarea, che scrisse nei primi decenni del quarto secolo. Il suo Onomasticon ("Il libro dei nomi"), un elenco con descrizione geografica di tutti i luoghi santi menzionati nella Bibbia, è spesso citato come prova dell'esistenza di una città chiamata Nazaret nel luogo attuale alla fine del terzo secolo. Un attento studio del testo greco del manuale di Eusebio, e la sua menzione confusa di Nazaret, ci porta però a concludere che egli non ci era mai stato di persona (benché, come Origene, egli vivesse a solo cinquanta chilometri di distanza) e non era per niente sicuro di dove fosse il posto esatto. Nazaret potrebbe benissimo essere in Mongolia, in base a tutte le informazioni di prima mano che otteniamo da Eusebio!
Chiamare per nome
Se non è mai esistito un luogo chiamato Nazaret nel primo secolo, come ha fatto quel nome a finire nella Bibbia? Abbiamo già fatto notare che il nome è sconosciuto in tutte le epistole, e quelle di Paolo sono la parte più antica del Nuovo Testamento. La città è nominata solo nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli. Il più antico dei Vangeli è quello attribuito ad un certo Marco, anche se gli autori delle sue diverse componenti sono completamente sconosciuti. Marco, contrariamente agli altri Vangeli, menziona Nazaret solo una volta: nel capitolo 1, versetto 9, che ci dice che "Gesù giunse da Nazaret di Galilea". Non è di piccolo interesse sapere che gli studiosi sospettano che questo versetto sia un'aggiunta più tarda, così come gli ultimi dodici versetti dello stesso Vangelo. Se questo è vero, ed io sono quasi sicuro che lo sia2 , il risultato è che il Vangelo più antico rimane senza alcuna conoscenza di un luogo chiamato Nazaret3. Una volta che Nazaret si fece strada nel Vangelo di Marco, crebbe in importanza nei Vangeli posteriori. Si potrebbe dire che affinché Gesù potesse marcare il suo passaggio nel mondo, era necessario mondare un passaggio di Marco! (Ho tentato di rendere alla meno peggio il gioco di parole originale. Lo spirito è quello. NdT)
Il modo in cui Nazaret venne alla luce è intimamente correlato al processo attraverso il quale Gesù ottenne la sua biografia (cfr. "Come Gesù ottenne una vita", dello stesso autore - NdT), e pertanto dobbiamo fare una piccola digressione, passando dalla pseudogeografia alla pseudobiografia.
Prima che a Gesù si potesse assegnare una biografia, era necessario che ricevesse un nome. In effetti, egli ricevette diversi nomi, ma tutti i suoi nomi in raltà erano titoli. Il nome Gesù di Nazaret in origine non era affatto un nome, ma piuttosto un titolo che voleva dire (il) Salvatore, (il) Virgulto. In ebraico questa espressione si traduce Yeshua Netser. La parola Yeshua significa "Salvatore", e Netser significa "germoglio", "giovane rametto", "virgulto" - un riferimento a Isaia 11, 1, che si pensava predicesse l'avvento di un messia (letteralmente, "l'unto") della stirpe di Iesse (il padre di Re David): "Ma un rampollo uscirà dal tronco di Iesse, ed un virgulto spunterà dalle sue radici..." Tutti voi avrete sentito parlare dei Branch Davidians, ovvero dei Davidiani del Virgulto! Essi prendono il loro nome dalla stessa idea.
Mentre questo riferimento ad un virgulto della stirpe di Iesse potrà sembrare oscuro ai moderni Atei, non sarebbe certamente stato oscuro per gli antichi Ebrei, come quelli che composero i Rotoli del Mar Morto (e scrissero un commento su Isaia 11, 1); né sarebbe stato oscuro ai primi Cristiani. Secondo il padre della Chiesa Epifanio, nato Cipro nel 367 EC, che scrisse un trattato contro gli "eretici", i Cristiani erano in origine chiamati Iesseani, proprio per il legame messianico con Iesse 4 . Anche se per persone che parlavano l'Ebraico ed il suo stretto cugino Aramaico il significato e l'importanza profetica del titolo Il Salvatore, Il Virgulto sarebbero stati chiari, dopo che il titolo fu tradotto a forza in Greco come Iosous Nazoraios o Iesous Nazarenos, il suo significato di titolo deve essere stato presto dimenticato. La prima parte, "Iesous", divenne un semplice nome (Iesus in Latino), un po' come Giorgio, Aldo, o Carlo. La seconda parte, "Nazoraios", fu invece male interpretata come derivante dal nome di un posto, l'immaginario villaggio di Nazaret, così come la parola Bergamasco può derivare da Bergamo. (Si noti che i Greci indicavano normalmente le persone con nome e luogo di provenienza - es. Pitagora di Samo, Talete di Mileto etc.: questo potrebbe spiegare la deformazione compiuta in greco del significato originale del titolo - NdT)
E così, Yeshua Netser divenne Gesù di Nazaret, un nome che si pensava contenesse informazioni sul luogo d'origine di una persona.
Come abbiamo già visto, a cavallo del cambio di era non c'era nessun posto chiamato Nazaret, e non sappiamo quando il luogo oggi noto con quel nome abbia cominciato ad essere identificato in questo modo. Per quanto posso immaginare, il posto oggi chiamato Nazaret ricevette il suo nome da un Iesseano di fervida immaginazione tra la fine del secondo secolo e l'inizio del terzo. Ai tempi di Augusto, comunque, Nazaret era altrettanto mitica della famiglia Maria – Giuseppe – Gesù che si supponeva ci avesse vissuto.
E così, Gesù non ha mai camminato a Nazaret, così come non ha mai camminato a Hoboken o Hamtramck. E probabilmente non ha mai camminato nella 42° strada a Manhattan. Ma cosa si può dire di Cafarnao, Betania, o Betfage? E non fu forse tradito nel Getsemani e crocifisso sul Calvario? E non aveva forse una ragazza che veniva da Magdala, e non era in competizione con un tipo che battezzava la gente in un posto chiamato Ennon? Se non ha camminato a Nazaret, dove mai ha camminato Gesù, se pure ha camminato in qualche luogo?
Il modo in cui Nazaret venne alla luce è intimamente correlato al processo attraverso il quale Gesù ottenne la sua biografia (cfr. "Come Gesù ottenne una vita", dello stesso autore - NdT), e pertanto dobbiamo fare una piccola digressione, passando dalla pseudogeografia alla pseudobiografia.
Prima che a Gesù si potesse assegnare una biografia, era necessario che ricevesse un nome. In effetti, egli ricevette diversi nomi, ma tutti i suoi nomi in raltà erano titoli. Il nome Gesù di Nazaret in origine non era affatto un nome, ma piuttosto un titolo che voleva dire (il) Salvatore, (il) Virgulto. In ebraico questa espressione si traduce Yeshua Netser. La parola Yeshua significa "Salvatore", e Netser significa "germoglio", "giovane rametto", "virgulto" - un riferimento a Isaia 11, 1, che si pensava predicesse l'avvento di un messia (letteralmente, "l'unto") della stirpe di Iesse (il padre di Re David): "Ma un rampollo uscirà dal tronco di Iesse, ed un virgulto spunterà dalle sue radici..." Tutti voi avrete sentito parlare dei Branch Davidians, ovvero dei Davidiani del Virgulto! Essi prendono il loro nome dalla stessa idea.
Mentre questo riferimento ad un virgulto della stirpe di Iesse potrà sembrare oscuro ai moderni Atei, non sarebbe certamente stato oscuro per gli antichi Ebrei, come quelli che composero i Rotoli del Mar Morto (e scrissero un commento su Isaia 11, 1); né sarebbe stato oscuro ai primi Cristiani. Secondo il padre della Chiesa Epifanio, nato Cipro nel 367 EC, che scrisse un trattato contro gli "eretici", i Cristiani erano in origine chiamati Iesseani, proprio per il legame messianico con Iesse 4 . Anche se per persone che parlavano l'Ebraico ed il suo stretto cugino Aramaico il significato e l'importanza profetica del titolo Il Salvatore, Il Virgulto sarebbero stati chiari, dopo che il titolo fu tradotto a forza in Greco come Iosous Nazoraios o Iesous Nazarenos, il suo significato di titolo deve essere stato presto dimenticato. La prima parte, "Iesous", divenne un semplice nome (Iesus in Latino), un po' come Giorgio, Aldo, o Carlo. La seconda parte, "Nazoraios", fu invece male interpretata come derivante dal nome di un posto, l'immaginario villaggio di Nazaret, così come la parola Bergamasco può derivare da Bergamo. (Si noti che i Greci indicavano normalmente le persone con nome e luogo di provenienza - es. Pitagora di Samo, Talete di Mileto etc.: questo potrebbe spiegare la deformazione compiuta in greco del significato originale del titolo - NdT)
E così, Yeshua Netser divenne Gesù di Nazaret, un nome che si pensava contenesse informazioni sul luogo d'origine di una persona.
Come abbiamo già visto, a cavallo del cambio di era non c'era nessun posto chiamato Nazaret, e non sappiamo quando il luogo oggi noto con quel nome abbia cominciato ad essere identificato in questo modo. Per quanto posso immaginare, il posto oggi chiamato Nazaret ricevette il suo nome da un Iesseano di fervida immaginazione tra la fine del secondo secolo e l'inizio del terzo. Ai tempi di Augusto, comunque, Nazaret era altrettanto mitica della famiglia Maria – Giuseppe – Gesù che si supponeva ci avesse vissuto.
E così, Gesù non ha mai camminato a Nazaret, così come non ha mai camminato a Hoboken o Hamtramck. E probabilmente non ha mai camminato nella 42° strada a Manhattan. Ma cosa si può dire di Cafarnao, Betania, o Betfage? E non fu forse tradito nel Getsemani e crocifisso sul Calvario? E non aveva forse una ragazza che veniva da Magdala, e non era in competizione con un tipo che battezzava la gente in un posto chiamato Ennon? Se non ha camminato a Nazaret, dove mai ha camminato Gesù, se pure ha camminato in qualche luogo?
Cafarnao
Poiché si ritiene che Cafarnao sia stato il luogo della seconda casa di Gesù, della casa di San Pietro, ed il luogo di alcuni dei miracoli più impressionanti, dobbiamo dare un'occhiata alle prove riguardanti Cafarnao.
A prima vista, Cafarnao è diversa da Nazaret per via del fatto che si dice che sia stata menzionata da Giuseppe Flavio, sia nella sua Vita (72, 403) che nella sua Guerra Giudaica (III, 8, 519). Ma i luoghi menzionati nella Vita e nella Guerra Giudaica sono due luoghi differenti, e nessuno dei due è equivalente alla Cafarnao dei Vangeli.
Il passaggio della Guerra Giudaica descrive una sorgente, non una città, chiamata Kapharnoum o Kapharnaoun e ci parla dello strano pesce che vive in quella sorgente. Giuseppe Flavio ci riferisce che alcuni immaginavano che Kapharnaoun fosse un ramo del Nilo. Se questa fosse la Cafarnao dei Vangeli, GC e San Pietro avrebbero dovuto sempre camminare sulle acque - ed anche dormirci sopra.
Il passaggio riportato nella Vita parla di una città chiamata Kepharnokon, non Kapharnoum, ed è solo a causa della distorsione indotta dal lavaggio gangliare cristiano che fa sì che quasi tutti gli studiosi suppongano che Giuseppe Flavio stia parlando della città biblica. Ma chiaramente Kepharnokon non è Cafarnao, e Cafarnao, come Nazaret, è sconosciuta al di fuori dei Vangeli prima della fine del primo secolo.
Il più diffuso tra i significati dati al nome "Cafarnao" così come appare nei Vangeli è Città di Nahum, anche se è incerto se ciò si riferisca al profeta Nahum o a qualche altro Nahum. Origene, come quasi tutti da allora ad oggi, fece derivare la seconda parte del nome dalla stessa radice del nome Nahum, ma giunse a concludere che il significato di Cafarnao era "Luogo di consolazione". È importante notare che Origene comprese chiaramente che il nome Cafarnao - come altri nomi sacri - aveva un significato simbolico che ben si adattava alle storie in cui era inserito.
Benché la maggioranza degli studiosi abbia ragione quando fa risalire il nome "Cafarnao" alla radice da cui deriva Nahum, penso che sia loro sfuggita quella sfumatura cruciale nel significato della radice che fece sì che gli evangelisti lo scegliessero come il nome simbolico del luogo in cui il loro nascente culto avrebbe avuto i maggiori progressi. Guardando come questa parola ebraica fu tradotta in greco in molte antiche versioni dell'Antico Testamento, troviamo che essa poteva essere tradotta come "il Paraclito", ovvero "il Consolatore". È, credo, questo possibile collegamento con il Paraclito che rivela l'intento simbolico degli autori neotestamentari quando crearono Cafarnao. Come "Villaggio del Paraclito", Cafarnao focalizzerebbe l'idea che lo Spirito Santo guidava la Chiesa degli inizi, così come l'idea che la Chiesa primordiale (simbolizzata dal personaggio Gesù) assolveva il compito di intercessore o avvocato.
Cafarnao è nominata sedici volte nei Vangeli, e da nessun'altra parte nel Nuovo Testamento. Nonostante l'importanza di Cafarnao durante il presunto ministero di Gesù, sembra che gli Apostoli non vi siano ritornati, almeno a giudicare dal silenzio degli Atti. Ciò è certamente curioso. Si supporrebbe che legami organizzativi avrebbero richiesto che almeno alcuni di essi tornassero a mandare avanti l'azienda. Naturalmente, se Cafarnao fosse solo simbolica, e non una entità geografica, e se anche gli Apostoli fossero simboli piuttosto che persone vere, questa peculiare circostanza si comprenderebbe facilmente.
Un'analisi esaustiva di ogni ricorrenza del nome "Cafarnao" che si incentri sulle sue caratteristiche geografiche e sulla sua localizzazione topografica non produce alcun quadro convincente di un luogo specifico. Non uno degli evangelisti avrebbe potuto guidare una comitiva sul luogo. Nel materiale evangelico più antico, persino la localizzazione di Cafarnao in Galilea non è certa. Cafarnao potrebbe trovarsi da qualunque parte intorno al Mare di Galilea. Sia Marco che Giovanni indicano che la città si trova non distante dalla riva del Mare di Galilea, e che contiene una sinagoga. Tutto qui.
La mancanza di qualunque indicazione precisa di dove dovremmo cercare per trovare le rovine di Cafarnao, insieme al fatto che non c'è da nessuna parte nessun luogo che, anche solo dal secondo secolo, sia stato chiamato Cafarnao in maniera continua, indica che tutto il polverone archeologico riguardante "scoperte a Cafarnao" non è di importanza alcuna. Quando ritroveranno un cartello con la scritta "Pro Loco di Cafarnao - Benvenuti", riprenderemo in considerazione le affermazioni.
Il fatto che un sito così importante per la nascita del Cristianesimo possa esser caduto nel dimenticatoio per parecchi secoli subito dopo il suo momento di gloria, è abbastanza sorprendente, e richiede una spiegazione da parte di coloro che ritengono che Cafarnao sia stato un luogo storico. Anche il silenzio di Origene sulla sua posizione topografica e le sue caratteristiche fisiche deve essere spiegato. Infatti Origene visse a Cesarea, a soli 70 km dal sito che le odierne carte geografiche indicano come Cafarnao, e fece frequenti viaggi in lungo e in largo, e registra che "Abbiamo visitato i luoghi per apprendere mediante l'indagine delle orme di Gesù e dei suoi discepoli e dei profeti". Nonostante un'estesa discussione sulle contraddizioni cronologiche e geografiche dei Vangeli riguardo a Cafarnao, egli non ci dà mai nemmeno un indizio di sapere effettivamente dove si trovi il luogo esatto. L'ignota collocazione fisica di Cafarnao è chiaramente uno dei fattori principali della tesi di Origene secondo cui i Vangeli ed i nomi dei luoghi evangelici devono essere interpretati misticamente, non storicamente.
Data l'assenza di una tradizione continuata che colleghi il nome "Cafarnao" ad un determinato luogo, oggi solo un sito è considerato un candidato per il villaggio evangelico: Telhum, 4 km a sud-ovest della foce del Giordano (che sfocia appunto nel Mare di Galilea). Effettivamente, le carte israeliane indicano il luogo come Kfar-Nachum (l'equivalente ebraico di Cafarnao), e le agenzie turistiche cattoliche ed israeliane ne sono assolutamente felici.
Il villaggio di Telhum, però, non ha mai avuto una sorgente. Questo esclude che possa trattarsi del sito nominato nella Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio (il luogo che in alcuni manoscritti in Greco è scritto nella stessa maniera della Cafarnao evangelica), ma non il luogo indicato nella Vita (il luogo chiamato Kepharnokon). E nemmeno può trattarsi del luogo descritto in Matteo 4, 13, brano in base al quale Cafarnao dovrebbe trovarsi sia nel territorio di Zabulon che in quello di Nèftali! Benché Telhum possa effettivamente trovarsi nell'antico territorio di Nèftali, non è assolutamente in quello di Zabulon. Probabilmente, i Francescani hanno ritrovato il luogo indicato nella Vita (il luogo chiamato Kepharnokon). Se così fosse, ciò escluderebbe che Telhum possa corrispondere alla Cafarnao evangelica.
Il fatto che proprietà e gestione dei terreni del sito siano in mano ad organizzazioni religiose, organizzazioni che hanno un interesse ben preciso nei risultati delle indagini archeologiche, non consente di leggere i resoconti delle indagini condotte a "Cafarnao" senza una salutare dose di scetticismo. In effetti, le opere generate da questi ben motivati partigiani devono essere analizzate allo stesso modo con cui ci si comporta con le opere degli "scienziati creazionisti" fondamentalisti. Gli archeologi israeliani Baruch Sapir e Dov Neeman 5 hanno sviluppato una critica rivelatoria sul tipo di "scienza" che è stata fatta sul sito di Telhum, cominciando con i tentativi di collegare i resti di una sinagoga trovatavi con la sinagoga in cui si dice che avrebbe insegnato Gesù. La loro critica concerne il lavoro del Dott. Gaudence Orfali, un archeologo cristiano i cui scavi condotti nel 1926 resero forse impossibile per sempre recuperare la verità archeologica riguardante il sito di Telhum:
A prima vista, Cafarnao è diversa da Nazaret per via del fatto che si dice che sia stata menzionata da Giuseppe Flavio, sia nella sua Vita (72, 403) che nella sua Guerra Giudaica (III, 8, 519). Ma i luoghi menzionati nella Vita e nella Guerra Giudaica sono due luoghi differenti, e nessuno dei due è equivalente alla Cafarnao dei Vangeli.
Il passaggio della Guerra Giudaica descrive una sorgente, non una città, chiamata Kapharnoum o Kapharnaoun e ci parla dello strano pesce che vive in quella sorgente. Giuseppe Flavio ci riferisce che alcuni immaginavano che Kapharnaoun fosse un ramo del Nilo. Se questa fosse la Cafarnao dei Vangeli, GC e San Pietro avrebbero dovuto sempre camminare sulle acque - ed anche dormirci sopra.
Il passaggio riportato nella Vita parla di una città chiamata Kepharnokon, non Kapharnoum, ed è solo a causa della distorsione indotta dal lavaggio gangliare cristiano che fa sì che quasi tutti gli studiosi suppongano che Giuseppe Flavio stia parlando della città biblica. Ma chiaramente Kepharnokon non è Cafarnao, e Cafarnao, come Nazaret, è sconosciuta al di fuori dei Vangeli prima della fine del primo secolo.
Il più diffuso tra i significati dati al nome "Cafarnao" così come appare nei Vangeli è Città di Nahum, anche se è incerto se ciò si riferisca al profeta Nahum o a qualche altro Nahum. Origene, come quasi tutti da allora ad oggi, fece derivare la seconda parte del nome dalla stessa radice del nome Nahum, ma giunse a concludere che il significato di Cafarnao era "Luogo di consolazione". È importante notare che Origene comprese chiaramente che il nome Cafarnao - come altri nomi sacri - aveva un significato simbolico che ben si adattava alle storie in cui era inserito.
Benché la maggioranza degli studiosi abbia ragione quando fa risalire il nome "Cafarnao" alla radice da cui deriva Nahum, penso che sia loro sfuggita quella sfumatura cruciale nel significato della radice che fece sì che gli evangelisti lo scegliessero come il nome simbolico del luogo in cui il loro nascente culto avrebbe avuto i maggiori progressi. Guardando come questa parola ebraica fu tradotta in greco in molte antiche versioni dell'Antico Testamento, troviamo che essa poteva essere tradotta come "il Paraclito", ovvero "il Consolatore". È, credo, questo possibile collegamento con il Paraclito che rivela l'intento simbolico degli autori neotestamentari quando crearono Cafarnao. Come "Villaggio del Paraclito", Cafarnao focalizzerebbe l'idea che lo Spirito Santo guidava la Chiesa degli inizi, così come l'idea che la Chiesa primordiale (simbolizzata dal personaggio Gesù) assolveva il compito di intercessore o avvocato.
Cafarnao è nominata sedici volte nei Vangeli, e da nessun'altra parte nel Nuovo Testamento. Nonostante l'importanza di Cafarnao durante il presunto ministero di Gesù, sembra che gli Apostoli non vi siano ritornati, almeno a giudicare dal silenzio degli Atti. Ciò è certamente curioso. Si supporrebbe che legami organizzativi avrebbero richiesto che almeno alcuni di essi tornassero a mandare avanti l'azienda. Naturalmente, se Cafarnao fosse solo simbolica, e non una entità geografica, e se anche gli Apostoli fossero simboli piuttosto che persone vere, questa peculiare circostanza si comprenderebbe facilmente.
Un'analisi esaustiva di ogni ricorrenza del nome "Cafarnao" che si incentri sulle sue caratteristiche geografiche e sulla sua localizzazione topografica non produce alcun quadro convincente di un luogo specifico. Non uno degli evangelisti avrebbe potuto guidare una comitiva sul luogo. Nel materiale evangelico più antico, persino la localizzazione di Cafarnao in Galilea non è certa. Cafarnao potrebbe trovarsi da qualunque parte intorno al Mare di Galilea. Sia Marco che Giovanni indicano che la città si trova non distante dalla riva del Mare di Galilea, e che contiene una sinagoga. Tutto qui.
La mancanza di qualunque indicazione precisa di dove dovremmo cercare per trovare le rovine di Cafarnao, insieme al fatto che non c'è da nessuna parte nessun luogo che, anche solo dal secondo secolo, sia stato chiamato Cafarnao in maniera continua, indica che tutto il polverone archeologico riguardante "scoperte a Cafarnao" non è di importanza alcuna. Quando ritroveranno un cartello con la scritta "Pro Loco di Cafarnao - Benvenuti", riprenderemo in considerazione le affermazioni.
Il fatto che un sito così importante per la nascita del Cristianesimo possa esser caduto nel dimenticatoio per parecchi secoli subito dopo il suo momento di gloria, è abbastanza sorprendente, e richiede una spiegazione da parte di coloro che ritengono che Cafarnao sia stato un luogo storico. Anche il silenzio di Origene sulla sua posizione topografica e le sue caratteristiche fisiche deve essere spiegato. Infatti Origene visse a Cesarea, a soli 70 km dal sito che le odierne carte geografiche indicano come Cafarnao, e fece frequenti viaggi in lungo e in largo, e registra che "Abbiamo visitato i luoghi per apprendere mediante l'indagine delle orme di Gesù e dei suoi discepoli e dei profeti". Nonostante un'estesa discussione sulle contraddizioni cronologiche e geografiche dei Vangeli riguardo a Cafarnao, egli non ci dà mai nemmeno un indizio di sapere effettivamente dove si trovi il luogo esatto. L'ignota collocazione fisica di Cafarnao è chiaramente uno dei fattori principali della tesi di Origene secondo cui i Vangeli ed i nomi dei luoghi evangelici devono essere interpretati misticamente, non storicamente.
Data l'assenza di una tradizione continuata che colleghi il nome "Cafarnao" ad un determinato luogo, oggi solo un sito è considerato un candidato per il villaggio evangelico: Telhum, 4 km a sud-ovest della foce del Giordano (che sfocia appunto nel Mare di Galilea). Effettivamente, le carte israeliane indicano il luogo come Kfar-Nachum (l'equivalente ebraico di Cafarnao), e le agenzie turistiche cattoliche ed israeliane ne sono assolutamente felici.
Il villaggio di Telhum, però, non ha mai avuto una sorgente. Questo esclude che possa trattarsi del sito nominato nella Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio (il luogo che in alcuni manoscritti in Greco è scritto nella stessa maniera della Cafarnao evangelica), ma non il luogo indicato nella Vita (il luogo chiamato Kepharnokon). E nemmeno può trattarsi del luogo descritto in Matteo 4, 13, brano in base al quale Cafarnao dovrebbe trovarsi sia nel territorio di Zabulon che in quello di Nèftali! Benché Telhum possa effettivamente trovarsi nell'antico territorio di Nèftali, non è assolutamente in quello di Zabulon. Probabilmente, i Francescani hanno ritrovato il luogo indicato nella Vita (il luogo chiamato Kepharnokon). Se così fosse, ciò escluderebbe che Telhum possa corrispondere alla Cafarnao evangelica.
Il fatto che proprietà e gestione dei terreni del sito siano in mano ad organizzazioni religiose, organizzazioni che hanno un interesse ben preciso nei risultati delle indagini archeologiche, non consente di leggere i resoconti delle indagini condotte a "Cafarnao" senza una salutare dose di scetticismo. In effetti, le opere generate da questi ben motivati partigiani devono essere analizzate allo stesso modo con cui ci si comporta con le opere degli "scienziati creazionisti" fondamentalisti. Gli archeologi israeliani Baruch Sapir e Dov Neeman 5 hanno sviluppato una critica rivelatoria sul tipo di "scienza" che è stata fatta sul sito di Telhum, cominciando con i tentativi di collegare i resti di una sinagoga trovatavi con la sinagoga in cui si dice che avrebbe insegnato Gesù. La loro critica concerne il lavoro del Dott. Gaudence Orfali, un archeologo cristiano i cui scavi condotti nel 1926 resero forse impossibile per sempre recuperare la verità archeologica riguardante il sito di Telhum:
Il Dott. G. Orfali...si concentrò su un metodo di ricerca completamente diverso, caratterizzato dall'unicità dello scopo ed ispirato dai Padri Francescani, il cui unico obiettivo era riscoprire la simagoga di Kfar-Nachum. (...) La loro sola ed unica meta era quella di dissotterrare l'edificio che, secondo i Vangeli, fu lo scenario e lo sfondo terreno della maggior parte del ministero di Cristo in Galilea. (...) il loro scopo era quello di provare...che la sinagoga che essi avevano dissotterato era l'edificio, costruito sul posto esatto e nell'esatto periodo storico.Sapir e Neeman ci riferiscono anche di come più di 2.000 monete trovate durante gli scavi di Cafarnao furono fatte sparire e passate sotto silenzio per più di 40 anni, in apparenza perché esse non si accordavano con le aspettative di Orfali.
... sia gli scavi che il loro resoconto assai dettagliato, così come fu pubblicato dal Dott. Orfali, ...persero il potere imparziale e non distorto dell'analisi scientifica, sia per quanto riguarda i ritrovamenti che per quanto riguarda i risultati.
Pertanto il resoconto non contiene nemmeno un accenno al fatto che si sia tentato di stabilire la stratificazione secondo i moderni metodi. (...) Invece di appoggiarsi sulle effettive prove archeologiche, il Dott. Orfali scelse, per la sua relazione, un metodo molto più semplice: ignorò completamente, oppure nascose, qualunque cosa scoperta nel sito che fosse considerata o irrilevante per lo scopo principale dello scavo, o in grado di confutare la sottostante teoria della datazione dell'edificio. (...) Orfali quindi nascose informazioni che avrebbero potuto cambiare la teoria ufficiale preconcetta, ed evitò accuratamente qualunque affermazione che contraddicesse la datazione accettata dell'edificio.
Benché il ritrovamento di resto di una sinagoga del primo secolo sia un prerequisito necessario per dichiarare che un sito è candidato ad essere la Cafarnao biblica, nessuno, a parte alcuni Francescani, pensa più che le rovine della sinagoga in pietra calcarea mostrate ai visitatori di "Cafarnao" risalgano al primo secolo. Peraltro, il Francescano Virgilio Corbo afferma di aver trovato i resti di una sinagoga preesistente, i cui muri di basalto si trovano al di sotto dei muri calcarei della sinagoga oggi portata alla superficie, quasi perfettamente allineati a quellisovrastanti.6 Il sottinteso, chiaramente, è che Corbo ha scoperto i resti di quella che sarebbe la sinagoga del primo secolo. Ma Corbo non ha provato che i "muri" di basalto ritrovati subito sotto al calcare appartenessero ad un edificio diverso, tantomeno che appartenessero ad una sinagoga. È più probabile che i "muri" di basalto siano semplicemente le massiccie fondazioni dei muri calcarei.
Così, la presenza di una sinagoga risalente al primo secolo a Telhum resta tutta da dimostrare. Dobbiamo ricordare che durante il primo secolo esistevano centinaia di sinagoghe in Palestina, e la dimostrazione dell'effettiva esistenza di una sinagoga di quel periodo a Telhum è condizione necessaria, ma non sufficiente, ad identificare il sito come Cafarnao. Non sono mai stati ritrovati resti di iscrizioni in grado di mostrarci quale fosse il nome di quel luogo.
L'affermazione più scandalosa tra quelle fatte dagli archeologi francescani di Telhum è quella secondo cui essi avrebbero trovato la vera casa di San Pietro sotto le rovine della chiesa ottagonale del quinto secolo.7 Essi affermano che i resti che sono stati ritrovati, una stanza intonacata a gesso, con graffiti cristiani, alcuni dei quali forse riguardanti San Pietro, confermano che il luogo fu venerato a partire già dal primo secolo. Autorità non Francescane, però, non credono che le prove attestino un'attività cristiana anteriore al quarto secolo. Certamente, possiamo aspettarci che, per quell'epoca, guide turistiche con un certo spirito imprenditoriale avessero imparato che potevano spillare quattrini a pellegrini cristiani creduloni mostrando loro il luogo in cui la suocera di Pietro dormiva quando aveva la febbre, quello in cui si trovava Gesù quando le diede l'aspirina, il luogo dove Pietro legava la sua barca, e quello in cui Gesù fece quel famoso picnic con gli altri cinquemila. Ma non c'è motivo di supporre che i Francescani di Kfar-Nachum possiedano i resti della Casa di San Pietro, o almeno non più di quanto ce ne sia di supporre che alcuni reliquiari in Svizzera contengano frammenti della Vera Croce.
Quanto dobbiamo essere prudenti rispetto al lavoro fatto dai Francescani a Telhum? Nel 1964, in un fallito tentativo di abbellire il luogo per la visita di Papa Paolo VI, un monaco locale decise di far sembrare che la Basilica di San Pietro fosse proprio lì, pertanto la struttura ottagonale fu modificata in qualche modo così da farla somigliare ad un abside basilicale. Questa iniziativa fu bloccata dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Israele!
Betfage, Betania e Betabara
Un attento studio dei nomi di altri importanti luoghi evangelici mostra che molti di essi hanno un significato altamente simbolico, sono sconosciuti nell'Antico Testamento e nella geografia pagana, e, come nel caso di Nazaret e Cafarnao, le prove archeologiche a loro favore non sono convincenti, o addirittura danno indicazioni contrarie. Tre di questi luoghi, Betfage, Betania e Betabara, possono essere considerati insieme a causa delle loro intime interrelazioni testuali nei Vangeli.
Betania, che dovrebbe essere a meno di tre chilometri da Gerusalemme, è, ciò nonostante, sconosciuta nell'Antico Testamento; né è nota a Giuseppe Flavio o a qualunque altro antico geografo o storico. Secondo Giovanni 1, 28, però, Betania si trova "al di là del Giordano, dove c'era Giovanni che battezzava" - ovvero, Betania si trova ad est del Giordano, in contraddizione con l'affermazione in Giovanni 11, 18 secondo la quale è ad ovest del Giordano. (Nell'edizione CEI della Bibbia, l'indicazione c'è, ma è meno chiara e diretta, e richiede un minimo di analisi. In Giovanni 10, 40 Gesù "andò di nuovo di là del Giordano, nel luogo in cui dapprima Giovanni aveva battezzato, e vi rimase" - ovvero, in Perea [dalle cartine pubblicate sulla stessa edizione CEI della Bibbia]. Poi, per tornare a Betania [dove doveva resuscitare Lazzaro], torna in Giudea [Giovanni 11, 7], ovvero, effettivamente, ad ovest del Giordano. Notare che la stessa cartina pubblicata sulla Bibbia pone Betania in Perea, ad est del Giordano - NdT). Questo già ci confonde abbastanza, ma alcuni antichi testimoni (compreso Origene) indicano che il nome della città della Transgiordania indicata in Giovanni 1, 28 dovrebbe essere letto "Betabara" anziché "Betania". Non ci sorprende il fatto che anche "Betabara" sia sconosciuta all'Antico Testamento, a Giuseppe Flavio e ad altri autori dell'antichità.
A volte si afferma che il Talmud contiene delle prove dell'esistenza di un posto chiamato Betania, ma studi approfonditi ci costringono a ricusare l'affermazione.
Considerata la nebulosità delle prove, non è una sorpresa che Michael Avi-Yonah, nel suo Gazetteer of Roman Palestine, 8, debba indicare tre diversi possibili siti per "Betania".
Come ci si aspetterebbe se il nome "Betania" fosse una pura invenzione geografica, coniato dagli autori del Nuovo Testamento come strumento letterario, il primo luogo dove ricorre quel nome è il Nuovo Testamento stesso, ed il suo utilizzo è confuso e contraddittorio. Abbiamo già visto che, secondo il Vangelo di Giovanni, Betania dovrebbe trovarsi su entrambe le rive del Giordano allo stesso tempo. La confusione si moltiplica ulteriormente quando esaminiamo gli altri brani del Nuovo Testamento in cui il nome compare.
Marco e Luca collegano la posizione di Betania a Betfage, altra città di significanza evangelica che era sconosciuta al resto del mondo. Essi fanno capire che entrambe le città si trovavano lungo la strada romana che andava da Gerico a Gerusalemme, e che Betania era più vicina a Gerusalemme rispetto a Betfage. Nel passaggio parallelo di Matteo, però, si nomina solo Betfage, e sembra che Betania sia un'aggiunta posteriore ai testi di Marco e Luca (cfr. Matteo 21, 1; Marco 11, 1; Luca 19, 29 - NdT). Non ci sorprende che ci siano anche motivi biblici per mettere Betfage vicino a Gerusalemme, quindi le carte bibliche indicano Betfage con un puntino più vicino a Gerusalemme di quello che indica Betania. Ma dove si trovavano Betfage e Betania? Dalla Bibbia non si riesce a capire, ma io posso dirvi che la strada romana da Gerico a Gerusalemme passava 2 km a nord della città oggi chiamata Betania, e non l'attraversava!
Si dovrebbe notare come Betania e Betfage siano collegate al racconto della miracolosa maledizione del fico. Quale posto migliore, per lo svolgimento di questo miracolo, della Casa dei Fichi, il significato letterale di "Betfage" in Ebraico?
Sembrerebbe che la versione originale di questa storia in Marco citasse solo Betfage (come ambientazione simbolica della maledizione del fico che doveva aver luogo). Questo brano fu copiato da Matteo con pochi cambiamenti. Più tardi, Betania fu aggiunta alla storia. Poiché "casa dei fichi" è un'etimologia possibile anche per Betania, oltre che per Betfage, non vi fu danno alcuno per il simbolismo della storia (ancora, l'edizione CEI non è chiara al proposito: in entrambi i Vangeli, infatti, il "miracolo" del fico avviene con Gesù sulla via da Betania a Betfage, ma quest'ultima non è specificamente nominata - NdT). Credo comunque che il significato che si voleva attribuire a Betania fosse "casa dei poveri", con allusione al termine con il quale sia i primi Cristiani che la comunità di Qumran indicavano sé stessi. In ogni caso, l'uso simbolico, e non storico, dei nomi Betania e Betfage sembra ben determinato dalle prove.
Origene espresse l'opinione secondo cui il luogo della Transgiordania ove Giovanni battezzava non dovesse essere chiamato Betania, bensì Betabara. Nel Commento a Giovanni di Origene leggiamo (il corsivo è mio): 9
Betania, che dovrebbe essere a meno di tre chilometri da Gerusalemme, è, ciò nonostante, sconosciuta nell'Antico Testamento; né è nota a Giuseppe Flavio o a qualunque altro antico geografo o storico. Secondo Giovanni 1, 28, però, Betania si trova "al di là del Giordano, dove c'era Giovanni che battezzava" - ovvero, Betania si trova ad est del Giordano, in contraddizione con l'affermazione in Giovanni 11, 18 secondo la quale è ad ovest del Giordano. (Nell'edizione CEI della Bibbia, l'indicazione c'è, ma è meno chiara e diretta, e richiede un minimo di analisi. In Giovanni 10, 40 Gesù "andò di nuovo di là del Giordano, nel luogo in cui dapprima Giovanni aveva battezzato, e vi rimase" - ovvero, in Perea [dalle cartine pubblicate sulla stessa edizione CEI della Bibbia]. Poi, per tornare a Betania [dove doveva resuscitare Lazzaro], torna in Giudea [Giovanni 11, 7], ovvero, effettivamente, ad ovest del Giordano. Notare che la stessa cartina pubblicata sulla Bibbia pone Betania in Perea, ad est del Giordano - NdT). Questo già ci confonde abbastanza, ma alcuni antichi testimoni (compreso Origene) indicano che il nome della città della Transgiordania indicata in Giovanni 1, 28 dovrebbe essere letto "Betabara" anziché "Betania". Non ci sorprende il fatto che anche "Betabara" sia sconosciuta all'Antico Testamento, a Giuseppe Flavio e ad altri autori dell'antichità.
A volte si afferma che il Talmud contiene delle prove dell'esistenza di un posto chiamato Betania, ma studi approfonditi ci costringono a ricusare l'affermazione.
Considerata la nebulosità delle prove, non è una sorpresa che Michael Avi-Yonah, nel suo Gazetteer of Roman Palestine, 8, debba indicare tre diversi possibili siti per "Betania".
Come ci si aspetterebbe se il nome "Betania" fosse una pura invenzione geografica, coniato dagli autori del Nuovo Testamento come strumento letterario, il primo luogo dove ricorre quel nome è il Nuovo Testamento stesso, ed il suo utilizzo è confuso e contraddittorio. Abbiamo già visto che, secondo il Vangelo di Giovanni, Betania dovrebbe trovarsi su entrambe le rive del Giordano allo stesso tempo. La confusione si moltiplica ulteriormente quando esaminiamo gli altri brani del Nuovo Testamento in cui il nome compare.
Marco e Luca collegano la posizione di Betania a Betfage, altra città di significanza evangelica che era sconosciuta al resto del mondo. Essi fanno capire che entrambe le città si trovavano lungo la strada romana che andava da Gerico a Gerusalemme, e che Betania era più vicina a Gerusalemme rispetto a Betfage. Nel passaggio parallelo di Matteo, però, si nomina solo Betfage, e sembra che Betania sia un'aggiunta posteriore ai testi di Marco e Luca (cfr. Matteo 21, 1; Marco 11, 1; Luca 19, 29 - NdT). Non ci sorprende che ci siano anche motivi biblici per mettere Betfage vicino a Gerusalemme, quindi le carte bibliche indicano Betfage con un puntino più vicino a Gerusalemme di quello che indica Betania. Ma dove si trovavano Betfage e Betania? Dalla Bibbia non si riesce a capire, ma io posso dirvi che la strada romana da Gerico a Gerusalemme passava 2 km a nord della città oggi chiamata Betania, e non l'attraversava!
Si dovrebbe notare come Betania e Betfage siano collegate al racconto della miracolosa maledizione del fico. Quale posto migliore, per lo svolgimento di questo miracolo, della Casa dei Fichi, il significato letterale di "Betfage" in Ebraico?
Sembrerebbe che la versione originale di questa storia in Marco citasse solo Betfage (come ambientazione simbolica della maledizione del fico che doveva aver luogo). Questo brano fu copiato da Matteo con pochi cambiamenti. Più tardi, Betania fu aggiunta alla storia. Poiché "casa dei fichi" è un'etimologia possibile anche per Betania, oltre che per Betfage, non vi fu danno alcuno per il simbolismo della storia (ancora, l'edizione CEI non è chiara al proposito: in entrambi i Vangeli, infatti, il "miracolo" del fico avviene con Gesù sulla via da Betania a Betfage, ma quest'ultima non è specificamente nominata - NdT). Credo comunque che il significato che si voleva attribuire a Betania fosse "casa dei poveri", con allusione al termine con il quale sia i primi Cristiani che la comunità di Qumran indicavano sé stessi. In ogni caso, l'uso simbolico, e non storico, dei nomi Betania e Betfage sembra ben determinato dalle prove.
Origene espresse l'opinione secondo cui il luogo della Transgiordania ove Giovanni battezzava non dovesse essere chiamato Betania, bensì Betabara. Nel Commento a Giovanni di Origene leggiamo (il corsivo è mio): 9
"Questi fatti avvennero a Betabara al di là del Giordano, dove c'era Giovanni che battezzava" (Giovanni 1, 28 con sostituzione di Betabara per Betania. La citazione si trova nell'originale di Origene; qui si è utilizzato il testo della Bibbia CEI, fatta salva la sostituzione - NdT). Siamo al corrente della lettura che si trova in quasi tutte le copie, "Questi fatti avvennero a Betania..." Siamo convinti, però, che non dovremmo leggere "Betania", bensì "Betabara". Abbiamo visitato i luoghi per indagare sulle orme di Gesù e dei Suoi discepoli, e dei profeti. Ora, Betania (...) si trova a circa quindici stadi (ca. 3 km - NdT) da Gerusalemme (cfr. Giovanni 11, 18 - NdT), ed il fiume Giordano si trova a circa centoottanta stadi di distanza da essa (ca. 35 km - NdT). Né c'è alcun altro luogo con un simile nome nelle vicinanze del Giordano, ma si dice che Betabara possa essere indicata sulle rive del Giordano, e che Giovanni ha fama di aver battezzato in quel luogo. (...)Origene evidenzia che le etimologie dei nomi dei posti sono appropriate per le attività che si suppone vi abbiano avuto luogo: "Casa della preparazione" per Betabara, e "Casa dell'obbedienza" per Betania. Egli afferma che comprendere le etimologie dei toponimi è importante per comprendere il significato più profondo delle storie scritturali. Per noi, però, è più significativo il fatto che Origene, nonostante il lungo tempo durante il quale ha vissuto in Palestina ed i suoi lunghi e frequenti viaggi "per indagare sulle orme di Gesù e dei Suoi discepoli, e dei profeti",non aveva visto di persona né Betabara né Betania. Nel caso di Betabara, il testo è esplicito: "si dice che Betabara possa essere indicata" - ovvero, nessuno ha indicato Betabara a Origene. Per quanto concerne una Betania vicino a Gerusalemme, non c'è niente nel resoconto di Origene che ci possa far supporre che egli l'avesse vista. Né Origene aveva mai visto Betfage. Così, all'inizio della nostra ricerca sulla storia scritta di Betania, Betabara e Betfage, le troviamo del tutto sconosciute come luoghi reali, e considerate come simboli.
Vale la pena osservare che spesso Origene riferisce che un certo luogo "è indicato". Indicato da chi? Da guide turistiche, senza dubbio. Sembrerebbe che già ai suoi tempi fosse fiorente un'industria turistica volta a soddisfare gli appetiti dei pellegrini, e che spennare i polli (nel senso dei pellegrini) fosse un'attività molto diffusa già prima della fine del secondo secolo. Uno studio di tutti i resoconti di una certa importanza giuntici dall'antichità non ci offre nulla che possa mostrare che, in quei primi tempi, qualcuno sapesse dove si trovassero Betania, Betabara o Betfage, o che comunque qualcuno avesse lasciato una testimonianza scritta di esserci stato. Il materiale letterario giuntoci non testimonia l'effettiva esistenza di luoghi reali in cui si svolsero gli eventi evangelici, bensì piuttosto la volontà della gente di imbrogliare ed essere imbrogliata.
Benché sia ovvio che nessun archeologo ha mai dissotterrato un cartello stradale con la scritta "Comune di Betania - Vietato l'ingresso ai Gentili", è comunque un fatto assodato che non è mai stato ritrovato assolutamente niente, nei siti oggi indicati come Betania, Betabara o Betfage, che possa legare questi luoghi ai testi biblici. Per essere sinceri, vi sono numerosi luoghi che le guide turistiche indicano come la tomba di Lazzaro, il luogo in cui Giovanni battezzava ecc., ma in nessuno di questi luoghi si può ritrovare un filo archeologico relativo ad una tradizione cristiana che possa essere fatto risalire al primo secolo. Per di più, nessuno di questi luoghi può essere messo in accordo con le deduzioni che si possono trarre dai diversi racconti evangelici. Pertanto Gesù non ha mai camminato a Betania, Betabara o Betfage.
La Città Dislessia Costruì La
Benché il nome della maggior parte delle città evangeliche sia stato scelto in base ai significati simbolici, c'è almeno un posto il cui nome entrò nel Nuovo Testamento come risultato di un errore di lettura di un papiro scritto in Greco. È molto probabile che Ennon, il luogo in cui si presume che Giovanni il Battista esercitasse la professione, sia il risultato dell'errore compiuto da uno degli autori del Vangelo di Giovanni leggendo un manoscritto su papiro del Vangelo di Luca.
In Giovanni 3, 23 di legge: "Anche Giovanni stava battezzando ad Ennon vicino a Salim, perché là le acque erano abbondanti, e la gente accorreva e si faceva battezzare".
Dove l'ha trovata "Giovanni" questa informazione geografica? Ennon e Salim erano sconosciute in Marco, il più antico dei Vangeli. Forse Giovanni si è inventato di sana pianta Ennon e Salim? Sì, e no.
Ci sono prove considerevoli del fatto che uno degli autori di Giovanni conosceva il Vangelo di Luca, e ci sono segni rivelatori del fatto che a volte Giovanni prendeva idee da Luca. Un caso piuttosto particolare al riguardo coinvolge uno strano manoscritto dei Vangeli e degli Atti conosciuto come Codex Bezae. Benché il manoscritto giunto a noi risalga al quinto secolo, la maggioranza degli studiosi concorda sul fatto che esso rifletta una condizione molto primordiale dei libri che contiene, e che probabilmente sia stato copiato da un papiro estremamente antico.Bezae è noto per il grandissimo numero di punti in cui il suo testo greco differisce dal cosiddetto Textus Receptus ("testo ricevuto"). D. Paul Glaue, in precedenza presso l'Università di Jena, affermava 10 che il testo di Luca 3, 18 riportato in Bezae era il testo letto da Giovanni quando stava procedendo alla costruzione delle sue storie sul Battista. In effetti, Glaue affermava che questo era il testo erroneamente letto da Giovanni.
La versione C.E.I. della Bibbia traduce questo versetto come segue: "Con queste ed altre esortazioni annunziava al popolo la salvezza".
Per quanto concerne questo versetto, il Codex Bezae è diverso dal Codex Vaticanus (uno dei più antichi manoscritti della Bibbia pervenutici) per un'unica parola greca, la parola tradotta come "esortazioni" nella versione italiana riportata in precedenza. Dove il Vaticanus haparakalon, Bezae ha parainon. Il significato di parainon è consigliare, spingere a, in sostanza lo stesso significato di parakalon, che significa appunto spingere a, incoraggiare, intimare, confortare. Benché il significato di Bezae sia in sostanza lo stesso del Vaticanus e di altri manoscritti di Luca 3, 18, esso presentava per Giovanni un problema che non avrebbe dovuto affrontare se avesse letto un manoscritto contenente la parola parakalon. Dobbiamo ricordare che i manoscritti greci dei primi secoli erano scritti tutti con lettere maiuscole, e che le parole non erano sempre separate le une dalle altre. Quello che Giovanni effettivamente vide quando guardò il testo di Luca era qualcosa del genere:
Benché il nome della maggior parte delle città evangeliche sia stato scelto in base ai significati simbolici, c'è almeno un posto il cui nome entrò nel Nuovo Testamento come risultato di un errore di lettura di un papiro scritto in Greco. È molto probabile che Ennon, il luogo in cui si presume che Giovanni il Battista esercitasse la professione, sia il risultato dell'errore compiuto da uno degli autori del Vangelo di Giovanni leggendo un manoscritto su papiro del Vangelo di Luca.
In Giovanni 3, 23 di legge: "Anche Giovanni stava battezzando ad Ennon vicino a Salim, perché là le acque erano abbondanti, e la gente accorreva e si faceva battezzare".
Dove l'ha trovata "Giovanni" questa informazione geografica? Ennon e Salim erano sconosciute in Marco, il più antico dei Vangeli. Forse Giovanni si è inventato di sana pianta Ennon e Salim? Sì, e no.
Ci sono prove considerevoli del fatto che uno degli autori di Giovanni conosceva il Vangelo di Luca, e ci sono segni rivelatori del fatto che a volte Giovanni prendeva idee da Luca. Un caso piuttosto particolare al riguardo coinvolge uno strano manoscritto dei Vangeli e degli Atti conosciuto come Codex Bezae. Benché il manoscritto giunto a noi risalga al quinto secolo, la maggioranza degli studiosi concorda sul fatto che esso rifletta una condizione molto primordiale dei libri che contiene, e che probabilmente sia stato copiato da un papiro estremamente antico.Bezae è noto per il grandissimo numero di punti in cui il suo testo greco differisce dal cosiddetto Textus Receptus ("testo ricevuto"). D. Paul Glaue, in precedenza presso l'Università di Jena, affermava 10 che il testo di Luca 3, 18 riportato in Bezae era il testo letto da Giovanni quando stava procedendo alla costruzione delle sue storie sul Battista. In effetti, Glaue affermava che questo era il testo erroneamente letto da Giovanni.
La versione C.E.I. della Bibbia traduce questo versetto come segue: "Con queste ed altre esortazioni annunziava al popolo la salvezza".
Per quanto concerne questo versetto, il Codex Bezae è diverso dal Codex Vaticanus (uno dei più antichi manoscritti della Bibbia pervenutici) per un'unica parola greca, la parola tradotta come "esortazioni" nella versione italiana riportata in precedenza. Dove il Vaticanus haparakalon, Bezae ha parainon. Il significato di parainon è consigliare, spingere a, in sostanza lo stesso significato di parakalon, che significa appunto spingere a, incoraggiare, intimare, confortare. Benché il significato di Bezae sia in sostanza lo stesso del Vaticanus e di altri manoscritti di Luca 3, 18, esso presentava per Giovanni un problema che non avrebbe dovuto affrontare se avesse letto un manoscritto contenente la parola parakalon. Dobbiamo ricordare che i manoscritti greci dei primi secoli erano scritti tutti con lettere maiuscole, e che le parole non erano sempre separate le une dalle altre. Quello che Giovanni effettivamente vide quando guardò il testo di Luca era qualcosa del genere:
Dove separare le parole? Quando giunse alla parola , piuttosto rara, a quanto pare la scambiò per due parole distinte, . Per una persona che pensava in Ebraico od in Aramaico, le lettere che formavano potevano apparire il tentativo di rendere in Greco un termine ebraico o aramaico che voleva dire "fontane", o "sorgenti": una supposizione abbastanza appropriata, dato il contesto (Giovanni che battezzava la gente). Ennon ("Aenon" nella versione greca) potrebbe quindi essere il nome di un posto con delle sorgenti. La parte sarebbe stata interpretata come la forma abbreviata di una preposizione greca che vuol dire nelle vicinanze di, o qualcosa del genere. Giovanni pensava di stare leggendo che il Battista si trovava "nelle vicinanze di Ennon". Così, quando Giovanni si mise a scrivere il suo racconto delle attività del Battista [Giovanni 3, 23], lo posizionò "ad Ennon vicino a Salim". Benché anche Salim sia ignota agli antichi geografi, scritta con una e ("Salem") è citata nell'Antico Testamento (Genesi 14, 18) come città del favoleggiato Melchisedek. 11 "Intanto Melchisedek, re di Salem, fece portare pane e vino. Era sacerdote di Dio altissimo..." Nella Genesi non vi è un contesto geografico preciso per Salem, e si deve notare che questo Melchisedek, Re di Salem, era il soggetto di un'attiva industria favolistica ai tempi in cui Giovanni scriveva. Lo sconosciuto autore della Lettera agli Ebrei (7, 1-3) ci dice che superò anche Gesù, visto che, oltre a non avere un padre, non aveva nemmeno una madre, ed è ancora vivo! (Fonti sicure mi assicurano che Melchisedek è in effetti ancora vivo, ed è nascosto in Argentina).
E così, Giovanni non ha mai messo in ammollo nessuno a Ennon, e Gesù non ha mai nuotato a Salem.
E così, Giovanni non ha mai messo in ammollo nessuno a Ennon, e Gesù non ha mai nuotato a Salem.
Magdala e Maddalene
Così come abbiamo cominciato con Nazaret, una città il cui nome fu inventato in base all'erronea impressione che fosse l'origine da cui era stato derivato un nome o un titolo, Nazareno o Nazireo, possiamo finire con un'altra città del Nuovo Testamento che non ebbe alcuna esistenza, a parte la manipolazione grammaticale di un titolo. La città, o meglio, la non-città, è Magdala, la presunta origine della presunta svergognata Maria Maddalena. (Do qui per scontato che tutti i miei lettori sappiano che il nome inglese "Madalyn" deriva dal nome "Maddalena". Si spera che la nostra Madalyn non sarà troppo sconvolta dalla perdita dell'origine sia del suo nome che della sua città natale! a)
Nella Bibbia di Re Giacomo, si legge di un posto chiamato Magdala solo in Matteo 15, 39. (Non ho sottomano una "vulgata" classica, quindi non posso, in questa prima versione della traduzione, dire niente per quanto concerne le "vecchie" traduzioni della Bibbia cattolica - NdT). Nelle versioni più moderne della Bibbia, però, non troviamo traccia alcuna di quel luogo (la Bibbia C.E.I. non fa eccezione - NdT). Perché? Perché tutti i più antichi manoscritti di Matteo riportano Magadàn, non Magdala. Dove l'ha preso Matteo il nome "Magadàn", che (come ormai potete ben aspettarvi) è sconosciuto nell'Antico Testamento ed in tutta la letteratura precristiana, e perché questo nome è poi stato cambiato in "Magdala"? Il primo posto in cui guardare per trovare una fonte è il Vangelo di Marco: infatti, Matteo prese il suo testo greco, lo plagiò, lo rielaborò e lo gonfiò per produrre il suo infallibile racconto di quella che oggi potremmo chiamare la storia dei Iesseani del Virgulto. Ma, incredibile a dirsi, Marco indica Dalmanuta invece di Magadàn. Bravi, avete indovinato: Dalmanuta è altrettanto sconosciuta di Magadàn o Magdala. È interessante notare che il Codex Bezae, che riporta tante importanti letture primitive che differiscono dal cosiddetto "Textus Receptus", riporta il nome come Melegada, invece di Dalmanuta. A margine del testo ci sono le istruzioni lasciate da uno scriba posteriore che indicano come alterare la parola Melegada, che era già stata trasformata nella parola Magada, per farla diventare qualcosa di più simile aMagdala. "Inserire dal dopo la g, cancellare da". 12Sembra che siamo i testimoni della nascita non di una stella, ma della sua città di origine.
Al tempo in cui il Codex Bezae veniva alterato, Maria Maddalena era già diventate sicuramente un simbolo popolare nella cultura cristiana. Se viene chiamata Maddalena, avrà pensato la gente, è perché viene da un posto che si chiama Magdala, così come un Nazareno deve essere uno che viene da un posto chiamato Nazaret. Così il nome "Magada", la cosa più vicina a "Magdala" che si potesse trovare nei Vangeli, fu trasformato in "Magdala". Mille anni più tardi, un'accurata ricerca in unione con le guide turistiche permise di localizzare diversi siti per la non-città sulle coste del Mare di Galilea.
Benché sappia cosa volesse significare il termine Nazareno, e perché il nome Nazaret sia sciocco, devo confessare che non so proprio che cosa volesse dire il nome Maddalena per i primi evangelisti. Avrebbe potuto significare semplicemente preziosa, e simbolizzare così i preziosi unguenti con i quali Maria si preparava ad ungere il corpo del messia. Oppure, avrebbe potuto derivare dalla città egiziana di Migdol, il posto dove si suppone che gli Ebrei si fossero accampati prima che Mosè dividesse le acque del Mar Rosso.
Poiché gli evangelisti ritraggono Gesù come un secondo Mosè, ed impostano molte delle loro storie come una ripetizione simbolica della carriera di Mosè, la probabilità che il titolo Maddalena volesse riferirsi alla storia dell'Esodo è abbastanza buona, ma comunque non è affatto certa. Dobbiamo accettare il fatto che le menti febbricitanti che inventarono la Bibbia possano aver pensato pensieri di cui noi non potremmo mai avere esperienza diretta, neanche con l'aiuto di funghi magici o dell'LSD.
Nella Bibbia di Re Giacomo, si legge di un posto chiamato Magdala solo in Matteo 15, 39. (Non ho sottomano una "vulgata" classica, quindi non posso, in questa prima versione della traduzione, dire niente per quanto concerne le "vecchie" traduzioni della Bibbia cattolica - NdT). Nelle versioni più moderne della Bibbia, però, non troviamo traccia alcuna di quel luogo (la Bibbia C.E.I. non fa eccezione - NdT). Perché? Perché tutti i più antichi manoscritti di Matteo riportano Magadàn, non Magdala. Dove l'ha preso Matteo il nome "Magadàn", che (come ormai potete ben aspettarvi) è sconosciuto nell'Antico Testamento ed in tutta la letteratura precristiana, e perché questo nome è poi stato cambiato in "Magdala"? Il primo posto in cui guardare per trovare una fonte è il Vangelo di Marco: infatti, Matteo prese il suo testo greco, lo plagiò, lo rielaborò e lo gonfiò per produrre il suo infallibile racconto di quella che oggi potremmo chiamare la storia dei Iesseani del Virgulto. Ma, incredibile a dirsi, Marco indica Dalmanuta invece di Magadàn. Bravi, avete indovinato: Dalmanuta è altrettanto sconosciuta di Magadàn o Magdala. È interessante notare che il Codex Bezae, che riporta tante importanti letture primitive che differiscono dal cosiddetto "Textus Receptus", riporta il nome come Melegada, invece di Dalmanuta. A margine del testo ci sono le istruzioni lasciate da uno scriba posteriore che indicano come alterare la parola Melegada, che era già stata trasformata nella parola Magada, per farla diventare qualcosa di più simile aMagdala. "Inserire dal dopo la g, cancellare da". 12Sembra che siamo i testimoni della nascita non di una stella, ma della sua città di origine.
Al tempo in cui il Codex Bezae veniva alterato, Maria Maddalena era già diventate sicuramente un simbolo popolare nella cultura cristiana. Se viene chiamata Maddalena, avrà pensato la gente, è perché viene da un posto che si chiama Magdala, così come un Nazareno deve essere uno che viene da un posto chiamato Nazaret. Così il nome "Magada", la cosa più vicina a "Magdala" che si potesse trovare nei Vangeli, fu trasformato in "Magdala". Mille anni più tardi, un'accurata ricerca in unione con le guide turistiche permise di localizzare diversi siti per la non-città sulle coste del Mare di Galilea.
Benché sappia cosa volesse significare il termine Nazareno, e perché il nome Nazaret sia sciocco, devo confessare che non so proprio che cosa volesse dire il nome Maddalena per i primi evangelisti. Avrebbe potuto significare semplicemente preziosa, e simbolizzare così i preziosi unguenti con i quali Maria si preparava ad ungere il corpo del messia. Oppure, avrebbe potuto derivare dalla città egiziana di Migdol, il posto dove si suppone che gli Ebrei si fossero accampati prima che Mosè dividesse le acque del Mar Rosso.
Poiché gli evangelisti ritraggono Gesù come un secondo Mosè, ed impostano molte delle loro storie come una ripetizione simbolica della carriera di Mosè, la probabilità che il titolo Maddalena volesse riferirsi alla storia dell'Esodo è abbastanza buona, ma comunque non è affatto certa. Dobbiamo accettare il fatto che le menti febbricitanti che inventarono la Bibbia possano aver pensato pensieri di cui noi non potremmo mai avere esperienza diretta, neanche con l'aiuto di funghi magici o dell'LSD.
Il Gesù di Non
E così, arriviamo alla fine della nostra esplorazione della Oziana terra dei Vangeli, ed il nostro giro dei posti dove Gesù non ha mai camminato, peccato che non abbiamo avuto tempo di mostrare la natura mitica di altri luoghi biblici cruciali come il Getsemani ed il Golgota, o Calvario. Come il Mago di Oz, Gesù di Nazaret non ha una casa reale. Ma mentre si può dimostrare che il Mago non è esistito in una sola città, la Città di Smeraldo, si può mostrare che Gesù non è esistito in un buon numero di non-posti. Benché, nell'ambito di studi storici su Gesù, si possa trascurare, in quanto insignificante, la dimostrazione che una singola località evangelica sia fittizia, la dimostrazione che almeno una dozzina di località sono mitiche non può essere ignorata, ed ha delle implicazioni enormemente importanti. D'ora in poi, quando si penserà al presunto Gesù storico, si dovrà pensare al Gesù di Non-Nazaret, Gesù di Non-Cafarnao, Gesù del Non-Getsemani, e, ultimo ma non ultimo, Gesù del Non-Calvario. Il Gesù storico dovrà essere ribattezzato (sì, il gioco di parole è volutob). D'ora in avanti, dovrebbe essere chiamato "il Gesù di Non". Non approfondiremo le possibilità residue che Gesù abbia camminato in Sri Lanka o in Tibet.
Note:
1 Allan Menzies, Origen's Commentary on John, in The Ante-Nicene Fathers, Translations of the Writings of the Fathers down to A.D. 325, Original Supplement to the American Edition, Vo. X, reprinted in 1980 by W.B. Eerdmans, Grand Rapids, pp. 381-382.
1 Allan Menzies, Origen's Commentary on John, in The Ante-Nicene Fathers, Translations of the Writings of the Fathers down to A.D. 325, Original Supplement to the American Edition, Vo. X, reprinted in 1980 by W.B. Eerdmans, Grand Rapids, pp. 381-382.
2 Quando si riferisce a Gesù, Marco usa sempre - salvo in alcuni casi nei quali ci sono forti motivi grammaticali ad impedirlo - l'articolo determinativo unito al nome, chiamandolo il Gesù, non semplicemente Gesù. Nel versetto nove del capitolo uno, però, il nome è privo di articolo, diversamente dagli 80 e più casi presenti in Marco dove regge l'articolo.
3 Si dovrebbe ricordare che dove la Bibbia inglese riporta il nome "Gesù di Nazaret" (Nella Bibbia C.E.I. ciò si ha solo in Atti 10, 38; vi sono però altri passi evangelici in cui si parla di "Gesù, da Nazaret di Galilea", o comunque di "Gesù, da Nazaret" - NdT), non si trova niente di simile nel testo greco. La versione greca sarebbe meglio tradotta come "Gesù il Nazireo" o "Gesù il Nazareno". Solo più tardi si giunse alla falsa conclusione che il termine greco in questione fosse derivato dal nome di un luogo.
4 J.-P Migne, Patrologiae Cursus Completus, etc., Series Graeca Prior, Patrologiae Graecae Tomus XLI, S. Epiphanius Constantiensis in Cypro Episcopus, Adversus Haereses, Paris, 1863, columns 389-390.
5 Baruch Sapir and Dov Neeman, Capernaum (Kfar-Nachum) : History and Legacy, Art and Architecture, The Interfaith Survey Of The Holy Land (Israel), The Historical Sites Library, Vol N1/9, Tel Aviv, 1967, pp. 36-7, 41, 42. Il corsivo è nel testo originale.
6 Virgilio Corbo, "Resti della Sinagoga del Primo Secolo a Cafarnao," Studia Hierosolymitana III (SBF Collectio Maior, 30), Jerusalem, 1982, pp. 313-357.
7 Virgilio Corbo, The House of St. Peter at Capharnaum, Publications of the Studium biblicum Franciscanum, collectio Minor, No. 5, Jerusalem, 1969.
8 Avi-Yonah, Michael, Gazetteer of Roman Palestine, QEDEM Monographs of the Institute of Archaeology, The Hebrew University of Jerusalem, 5, 1976.
10 D. D. Paul Glaue, "Der alteste Text der geschichtlichen Bucher des Neuen Testaments," Zeitschrift fur die neutestamentliche Wissenschaft und die Kude der alteren Kirche, Vol 45, 1954, pp. 90-108
11 È probabile che Gerusalemme fosse chiamata Salem (o Shalem) ai tempi dei Gebusei, prima dell'occupazione israelita.
Note del traduttore:
a Il riferimento è qui a Madalyn Murray O'Hair, fondatrice della American Atheists Association e sua Presidente fino al 1995, anno in cui fu brutalmente assassinata, insieme al figlio ed alla nipote, da un uomo che credeva che la famiglia Murray-O'Hair nascondesse una parte della cassa di American Atheists che risultava mancante. Madalyn Murray O'Hair condusse con successo numerose battaglie per la laicità dello Stato negli U.S.A.; molto importante fu quella contro l'obbligo della preghiera a scuola, verso la fine degli anni '50, che si concluse con una sentenza che sanciva l'incostituzionalità di tale obbligo.
b Il gioco di parole è più evidente nell'originale, in quanto "battezzare" è in inglese "to christen".
Frank R. Zindler è un giornalista scientifico. È membro dell'Associazione Americana per l'Avanzamento della Scienza, dell'Accademia delle Scienze di New York, della Società per la Letteratura Biblica, e della Scuola Americana per le Ricerche Orientali. È l'editore diAmerican Atheist.