L’istituto tradizionalista «Civitas» protesta contro le posizioni del neo-presidente su matrimoni gay ed eutanasia. Ma la Chiesa teme soprattutto per la scuola cattolica
Andrea Tornielli
Città del Vaticano
Secondo un sondaggio, il 79 per cento dei cattolici praticanti alle recenti elezioni presidenziali francesi avrebbero votato per Nicholas Sarkozy e l’esito della consultazione, con il ritorno all’Eliseo di un presidente socialista, preoccupa la Chiesa. Mentre gruppi cattolici integralisti si organizzano per manifestare contro il programma del nuovo presidente, il socialista Francois Hollande, uscito vincitore dalle urne, che in campagna elettorale aveva promesso il matrimonio per le coppie omosessuali e una legge sull’eutanasia.
L’Istituto «Civitas» – un gruppo che si definisce «movimento politico» di laici impegnati nell’instaurare «la regalità sociale di Cristo sulle nazioni e i popoli», legato ai lefebvriani e balzato all’onore delle cronache per le sue azioni contro la piece teatrale «Sul concetto di volto del Figlio di Dio» di Romeo Castellucci, giudicata blasfema – ha promosso una manifestazione di protesta per domani sera, domenica 13 maggio, a Parigi. «Civitas» rifiuta l’idea di una Francia «rossa e laicista», ritenendo che il programma di Hollande «spaventi e divida profondamente i francesi» e criticando la «visione intrinsecamente anti-cristiana, anti-famglia e anti-nazionale» del nuovo presidente.
Stéphanie Le Bars, la giornalista di Le Monde che segue le questioni religiose, ritiene che la stragrande maggioranza dei cattolici non si riconoscano nel tono di certi attacchi frontali, ma nello stesso tempo riconosce che, al di là della virulenza di alcune espressioni, «Civitas» punta il dito su due elementi inaccettabili per la maggioranza dei cattolici, già denunciati con chiarezza da alcuni vescovi francesi nel corso della recente campagna elettorale: il matrimonio tra persone dello stesso sesso e una maggiore flessibilità nella legge sul fine vita.
Lo scorso 8 maggio, monsignor Bernard Podvin, portavoce della Conferenza episcopale francese, ha ribadito in un’intervista con La Croix , la posizione della Chiesa su questi temi e la sua opposizione a queste riforme. «La Chiesa – ha detto Podvin – deve mantenere la libertà di dire ciò che rifiuta, anche se questo la porta a opporsi alla nuova maggioranza: il fatto che un’opinione sia maggioritaria non significa anche che sia buona per l’uomo».
Diversi autorevoli editorialisti cattolici – su La Croix e su La Vie – hanno invitato Hollande a non aprire questi nuovi fronti che provocherebbero nuove spaccature nel Paese, e hanno fatto notare come questi provvedimenti non sono certo i più urgenti per rispondere alle istanze delle fasce più deboli della società in questo tempo di grave crisi. Ma c’è anche chi ritiene che proprio di fronte ai ristretti margini di manovra in campo sociali, il governo possa essere tentato di impegnarsi su questi altri fronti.
Anche se i contenuti della campagna promossa da «Civitas» potrebbero raccogliere consensi ben al di là dei confini del gruppo tradizionalista, è però difficile immaginare che le posizioni integriste e tradizionaliste del gruppo possano coagulare la protesta cattolica. «Civitas», che è stato definito «ultra-cattolico» (interessante a questo proposito è l’analisi del vaticanista di Le Figaro, Jean-Marie Guenois ), aveva conquistato alla fine dell’anno scorso una grande visibilità mediatica. E torna ora ad essere protagonista mediatico, in prima fila contro le promesse elettorali di Hollande sui matrimoni gay e l’eutanasia, anche in vista del fatto che potrebbe presentare propri candidati alle prossime elezioni municipali.
Ma a preoccupare maggiormente l’episcopato francese, di fronte alle ripetute dichiarazioni sulla laicità lanciate da Hollande, sono le ricadute che il cambiamento politico potrebbe avere sulla scuola cattolica, che gode del sostegno dei Comuni e delle regioni per quanto riguarda il vitto degli studenti e che verrebbe messa in seria difficoltà nel caso si decidessero dei tagli.
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