martedì 5 novembre 2013

Un altro attivista ateo arrestato in Egitto

freesherifgaber
Cambiano i regimi in Egitto, ma non sembra cambiare il trattamento nei confronti degli attivisti atei: il carcere. A fare le spese del confessionalismo islamico è ora un ventenne arrestato per offese alla religione: aveva creato un gruppo di atei su Facebook. L’ennesimo preoccupante caso di accanimento nei confronti di giovani non credenti in Egitto, che fa seguito a quello eclatante di Alber Saber.

 
"raccontava la sua storia e spiegava perché era diventato ateo"

Sherif Gaber Abdel Azim è uno studente di Economia presso la Suez Canal University a Ismailia. Il suo nome è stato segnalato alla polizia dai responsabili dell’ateneo, a seguito di alcune lamentele. Il giovane si sarebbe limitato ad aprire un gruppo sul noto social network e a postare un contributo in cui raccontava la sua storia e spiegava perché era diventato ateo. Faceva inoltre presenti l’ostracismo e le reazioni negative suscitate anche in famiglia dopo essersi dichiarato apostata. Tutto qui, ma qualche credente deve essersi sentito comunque offeso. Al momento Azim sarebbe agli arresti, e rischia fino a sei anni di prigione sulla base del codice penale in vigore. È stato già diffuso un appello internazionale per chiedere al governo egiziano di liberare il giovane, rilanciato anche dal Council of Ex-Muslims of Britain. I suoi sostenitori hanno aperto una pagina Facebook e invitano a twittare “Free Sherif Gaber”.

Con il fermento della primavera araba e il riemergere dell’integralismo islamista in politica, i non credenti si fanno sempre più sentire anche in paesi come l’Egitto, ponendo questioni importanti sul fronte dei diritti e delle libertà. Il giornalista Khaled Diab ha raccontato su Salon la sua personale esperienza di ateo che ha fatto coming out sui giornali, ricevendo una incoraggiante risposta da diversi lettori. La rivoluzione ha messo in discussione l’assetto tradizionale del paese permettendo finalmente alle voci laiche di farsi sentire, ma il rischio per i non credenti in questo periodo di transizione è palpabile, come dimostrano i casi di arresti e le condanne per blasfemia.
 
L’emersione di atei e agnostici nel mondo arabo, negli ultimi anni, è stata decisamente impressionante. Indubbiamente è stata favorita da internet, che rappresenta uno spazio dove scoprire che non si è soli, ad avere certe convinzioni. E dove i dubbiosi possono rendersi conto che essere increduli non è una bizzarria, anzi. Non sorprende che le autorità colpiscano l’attivismo ateo soprattutto quando si manifesta sul web. E non stupisce che lo facciano indipendentemente dalla propria impostazione politica, che sia il regime dei Fratelli Musulmani capeggiato da Mohamed Morsi o quello militare del generale al-Sisi: l’incredulità è la più radicale presa di distanza dalla tradizione, e dunque anche la più “pericolosa” per chi detiene il potere. Una rivoluzione più rivoluzionaria di ogni primavera araba.