mercoledì 27 novembre 2013

L’opposizione religiosa e antiscientifica alla ricerca

stamina
Dopo mesi di lunghi negoziati, il Parlamento europeo ha infine adottato, il 21 novembre, il piano Horizon 2020 per sostenere la ricerca scientifica nell’ambito dell’Unione dal 2014 al 2020. La Federazione Umanista Europea già aveva sollecitato le istituzioni europee, vista l’importanza strategica dell’investimento sulla scienza. In particolare sul finanziamento per la ricerca delle cellule staminali embrionali, indispensabile per la comunità scientifica al fine di acquisire nuove conoscenze e studiare eventuali cure per gravi malattie.

 
"pressante lobbying soprattutto di organizzazione cattoliche"

La EHF (Federazione Umanista Europea), di cui fa parte anche l’Uaar, ha messo in guardia dal pressante lobbying soprattutto di organizzazione cattoliche, come la conferenza episcopale europea (Comece), volto a tagliare la ricerca sulle staminali embrionali dal programma europeo. Il Parlamento andrà avanti sulla base del quadro già stabilito, che pone rigidi limiti al finanziamento di ricerche con fondi Ue. Per le staminali, non saranno usati contributi europei in paesi dove tale ricerca è vietata, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Non saranno concessi fondi per la clonazione umana per finalità riproduttive e per attività di ricerca volte a modificare il patrimonio genetico. Neanche per creare embrioni umani unicamente a fini di ricerca, o per procedimenti che portino alla loro distruzione. I ricercatori, come già avveniva, dovranno impiegare solo cellule staminali derivate da embrioni creati per la fecondazione in vitro ma che non possono essere più utilizzati a fini riproduttivi.

Al contrario da quello che sostenevano le organizzazioni religiose, le istituzioni europee non hanno incentivato alcuna deriva che possa essere considerata “eugenetica”. Anzi il Parlamento ha piuttosto ceduto terreno alle confessioni religiose non difendendo in maniera più netta la libertà di ricerca, sebbene non siano stati accolti gli emendamenti più retrivi proposti da alcuni membri. Assieme a tanti scienziati e ricercatori, la Federazione ha denunciato più volte le restrizioni e le incoerenze delle leggi europee e quanto sia ipocrita, per esempio, il compromesso per cui sono finanziate le ricerche sulle cellule staminali embrionali esistenti ma non quelle per crearne di nuove.
 
La EHF lancia anche l’allarme sull’influenza crescente in sede europea delle organizzazioni no-choice che pretendono una protezione legale per l’embrione quale “persona”, a danno sia della ricerca, sia dei diritti riproduttivi delle donne. Come avvenuto circa un mese fa con l’opposizione al report della parlamentare Edite Estrela (S&D) e la petizione “Uno di noi” sostenuta dai vescovi.
 
"finanziare terapie che non trovano un riscontro scientifico attendibile"

Se in Europa la ricerca deve subire l’offensiva clericale, anche in Italia ci sono problemi. Tanti. Nei giorni scorsi il consiglio dei ministri ha approvato il decreto sulla sperimentazione animale, più restrittivo rispetto alla direttiva europee che recepisce, e che pone pertanto ulteriori limiti alla ricerca in Italia. Inoltre, proprio l’altro ieri i sostenitori del metodo Stamina hanno dato vita a una vociante manifestazione a Roma. Si può discutere sulla possibilità di concedere libertà di cura, ma non si può pretendere che fondi pubblici siano utilizzati per finanziare terapie che non trovano un riscontro scientifico attendibile e non seguono gli standard condivisi, come avviene per Stamina. Peraltro, pare che ampi stralci della relazione presentata al ministero della Salute dallo psicologo che ha inventato il metodo, Davide Vannoni, siano state addirittura copiati da Wikipedia. È comprensibile provare compassione per le persone colpite da gravissime patologie che non hanno una cura, e siamo tutti emotivamente coinvolti da storie del genere, anche considerando che spesso si parla di bambini e di famiglie che devono affrontare tragedie immense. Ma non si può strumentalizzare il dolore di queste famiglie per obbligare le istituzioni a sostenere e foraggiare questo tipo di terapie.
 
Due episodi che devono far riflettere sul preoccupante stato della ricerca scientifica in Italia, sempre più circondata da una cultura ostile. Tanto che anche la prestigiosa rivista Nature Neuroscience ha attaccato frontalmente il (non più) Belpaese: “L’Italia non è un paese per scienziati”. Hanno ragione, purtroppo. Le istituzioni non possono più sottrarsi alla sfida e devono fare la loro parte, come ha auspicato anche la neosenatrice Elena Cattaneo — ricercatrice nota a livello internazionale proprio per gli studi sulle staminali –. per ricreare un “ponte” tra politica e scienza. Perché la ricerca non può essere soffocata da campagne che fanno leva sulla comprensibile emotività suscitata da animali e bambini. E perché l’investimento nella scienza è un investimento determinante per il futuro del nostro Paese.