venerdì 15 marzo 2013

Il papa che viene dalla fine del mondo


A os­ser­va­re i mezzi di in­for­ma­zio­ne sembra pia­ce­re a tutti, il nuovo papa. Sui mass media la pa­po­la­tria tor­na­ta in auge con le di­mis­sio­ni di Ra­tzin­ger si è im­pen­na­ta con l’e­le­zio­ne al soglio del car­di­na­le Jorge Mario Ber­go­glio con il nome di Fran­ce­sco. L’at­teg­gia­men­to tran­quil­lo, lo sguar­do sereno, l’u­mil­tà, l’ac­cen­to sulla pra­ti­ca de­vo­zio­na­le, sem­bra­no aver fatto già fatto brec­cia nel­l’im­ma­gi­na­rio e aver sod­di­sfat­to esi­gen­ze dif­fu­se. Dieci minuti in mon­do­vi­sio­ne sono tut­ta­via sol­tan­to un trai­ler: ora Fran­ce­sco I dovrà pas­sa­re dalla prova dei fatti. E se si guar­da­no i fatti pre­gres­si, come ab­bia­mo scrit­to a caldo ieri, non è tutto oro quello che luc­ci­ca.


Un pre­la­to in po­li­ti­ca
 
Questo papa viene già ce­le­bra­to per la sem­pli­ci­tà e per l’o­sten­ta­zio­ne del pau­pe­ri­smo, con aned­do­ti che lo vedono pren­de­re l’au­to­bus (come mi­lio­ni di altri comuni mor­ta­li) o in photo op­por­tu­ni­ty come la la­van­da dei piedi a per­so­ne gra­ve­men­te malate. Ha in­tro­dot­to nel suo ambito, è vero, com­por­ta­men­ti au­ste­ri, ri­fug­ge il lusso e si pro­di­ga nella carità. Con­si­de­ra­to lon­ta­no dalla curia di Roma, non è però pro­pria­men­te un ou­tsi­der, visto che già nel con­cla­ve del 2005 aveva ot­te­nu­to una buona fetta di voti, tanto da ri­tar­da­re l’e­le­zio­ne di Joseph Ra­tzin­ger. Viene de­scrit­to come un tipo schivo e schiet­to, dalle abi­tu­di­ni parche, ed è molto po­po­la­re nel­l’Ar­gen­ti­na col­pi­ta dal ma­ra­sma eco­no­mi­co. Anche se viene con­si­de­ra­to un pos­si­bi­le in­no­va­to­re della Chiesa, in realtà ha spesso ma­ni­fe­sta­to sui temi etici solide po­si­zio­ni con­ser­va­tri­ci in linea con il ma­gi­ste­ro che non pro­met­to­no so­stan­zia­li aper­tu­re. Ed è noto, come il nostro Angelo Ba­gna­sco, per l’in­ter­ven­ti­smo po­li­ti­co du­ran­te la sua pre­si­den­za della con­fe­ren­za epi­sco­pa­le ar­gen­ti­na tra 2005 e 2011. Nonché per le ombre su am­bi­gui rap­por­ti con la pas­sa­ta dit­ta­tu­ra.
 
In questi anni l’Ar­gen­ti­na ha dato il via a una serie di ri­for­me laiche, come il ma­tri­mo­nio e le ado­zio­ni gay e la legge sul fi­ne-vi­ta, for­te­men­te osteg­gia­te dalle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che locali. In par­ti­co­la­re pro­prio Ber­go­glio, as­sie­me ai ve­sco­vi, eti­chet­ta­va il ma­tri­mo­nio gay come “segno del de­mo­nio” e “at­tac­co de­va­stan­te ai piani di Dio”. Si era di­stin­to per essere in prima linea nella cro­cia­ta contro le nozze gay e per il pres­sing sul go­ver­no. Pro­prio nella foga della po­le­mi­ca po­li­ti­ca l’al­lo­ra car­di­na­le e ar­ci­ve­sco­vo di Buenos Aires cri­ti­ca­va nel giugno del 2007 la can­di­da­tu­ra alle pre­si­den­zia­li della Kirch­ner e si sa­reb­be la­scia­to scap­pa­re di­chia­ra­zio­ni mi­so­gi­ne. “Le donne sono na­tu­ral­men­te ina­dat­te per com­pi­ti po­li­ti­ci”, avreb­be detto, “l’or­di­ne na­tu­ra­le e i fatti ci in­se­gna­no che l’uomo è l’es­se­re po­li­ti­co per ec­cel­len­za, le Scrit­tu­re ci mo­stra­no che la donna da sempre è il sup­por­to del­l’uo­mo che pensa e rea­liz­za, ma niente più di questo”. Po­si­zio­ni me­die­va­li e vicine al­l’im­po­sta­zio­ne del­l’in­te­gra­li­smo isla­mi­co, che re­le­ga­no la donna a un ruolo an­cil­la­re nei con­fron­ti del ma­schio. Ber­go­glio ha ri­ba­di­to il no al­l’a­bor­to contro l’au­to­no­mia delle donne, negli anni in cui anche in Ar­gen­ti­na si di­scu­te­va se con­sen­ti­re l’in­ter­ru­zio­ni di gra­vi­dan­za quan­to­me­no per casi di stupro o ma­lat­tia. Il nuovo papa aveva espli­ci­ta­men­te detto di non votare i can­di­da­ti che di­fen­de­va­no la pos­si­bi­li­tà del­l’a­bor­to, come Dilma Rous­seff in Bra­si­le e la stessa Kirch­ner. Non man­ca­no di­chia­ra­zio­ni contro l’a­tei­smo, nel luglio del 2007.
 
Ber­go­glio e la dit­ta­tu­ra ar­gen­ti­na
 
Oltre a certe prese di po­si­zio­ne vi­ru­len­te contro i gay e la lai­ci­tà che sono or­di­na­ria am­mi­ni­stra­zio­ne tra i pre­la­ti, de­sta­no im­ba­raz­zo i rap­por­ti di Ber­go­glio con la dit­ta­tu­ra dei mi­li­ta­ri ar­gen­ti­ni ca­peg­gia­ti da Jorge Rafael Videla. Dif­fi­ci­le co­mun­que che Ber­go­glio non sa­pes­se del­l’an­daz­zo in patria, vista la sua alta po­si­zio­ne, tant’è che è stato con­te­sta­to anche su questo da parte del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca del suo paese. E con­si­de­ra­to che sempre più evi­den­ze mo­stra­no come la Chiesa sa­pes­se delle stragi di de­sa­pa­re­ci­dos fin dal 1978 e, stando alla te­sti­mo­nian­za dello stesso Videla, for­nis­se per­si­no ai mi­li­ta­ri “con­su­len­za” su come sop­pri­mer­li nella ma­nie­ra più cri­stia­na pos­si­bi­le senza troppi scru­po­li di co­scien­za. Par­ti­co­lar­men­te utile per capire il quadro è il lavoro gior­na­li­sti­co e di in­chie­sta di Ho­ra­cio Ver­bi­tsky, autore di libri sui legami tra Chiesa e dit­ta­tu­ra ar­gen­ti­na come Doppio gioco. L’Ar­gen­ti­na cat­to­li­ca e mi­li­ta­re e L’i­so­la del si­len­zio. Il ruolo della Chiesa nella dit­ta­tu­ra ar­gen­ti­na (di­spo­ni­bi­li nella bi­blio­te­ca Uaar). Ver­bi­tsky ha chia­ma­to in causa, ri­ba­den­do­lo sulla stampa ita­lia­na nel 2011, anche Ber­go­glio. Se di­ver­si sa­cer­do­ti sco­mo­di e dis­si­den­ti ven­ne­ro ‘fatti spa­ri­re’, le alte ge­rar­chie ar­gen­ti­ne man­ten­ne­ro stret­ti con­tat­ti con i mi­li­ta­ri al potere.
 
Il gio­va­ne Ber­go­glio, ri­co­strui­sce Ver­bi­tsky ne L’i­so­la del si­len­zio e sin­te­tiz­za nel 2006 Peace Re­por­ter, di­ven­ne su­pe­rio­re pro­vin­cia­le per la Com­pa­gnia di Gesù in Ar­gen­ti­na pro­prio poco prima del golpe mi­li­ta­re. Nel feb­bra­io del 1976 intimò a due sa­cer­do­ti attivi nelle ba­rac­co­po­li di Buenos Aires, Or­lan­do Yorio e Fran­ci­sco Jalics, di la­scia­re quel­l’in­ca­ri­co. Li espul­se dai ge­sui­ti e fece loro to­glie­re dal­l’ar­ci­ve­sco­vo allora in carica l’au­to­riz­za­zio­ne a dire messa. Fatto sta che pochi giorni dopo il colpo di stato furono rapiti e loro stessi hanno so­spet­ta­to che esau­to­rar­li fosse il modo per bol­lar­li come sov­ver­si­vi agli occhi dei mi­li­ta­ri. Dopo sei mesi di pri­gio­nia e tor­tu­re dentro l’E­scue­la de mec­ca­ni­ca de la Armada (Esma), su pres­sio­ne del Va­ti­ca­no, i due preti furono ri­la­scia­ti. Dal canto suo Ber­go­glio si di­fen­de so­ste­nen­do che la ri­mo­zio­ne dal­l’in­ca­ri­co nelle bi­don­vil­le ser­vi­va pro­prio per met­ter­li in guar­dia ri­spet­to al­l’im­mi­nen­te pe­ri­co­lo. Forse è a questi preti e a non meglio pre­ci­sa­ti altri laici sal­va­ti da Ber­go­glio che si ri­fe­ri­sce Aldo Caz­zul­lo nel 2005 nel suo ar­ti­co­lo ce­le­bra­ti­vo: non a caso, prima che fos­se­ro pub­bli­ca­te le ri­ve­la­zio­ni di Ver­bi­tsky e si fa­ces­se nuova luce sui rap­por­ti con i ge­ne­ra­li.
 
Spun­ta­no però fuori delle carte che ac­cre­sco­no i so­spet­ti su Ber­go­glio. Jalics nel 1979 chiede dalla Ger­ma­nia, dove si era poi ri­fu­gia­to, il rin­no­vo del pas­sa­por­to per non dover tor­na­re in Ar­gen­ti­na. Ma pro­prio Ber­go­glio avreb­be fatto finta di so­ste­ne­re la sua ri­chie­sta grazie alle en­tra­tu­re che aveva. In realtà una nota del di­ret­to­re del­l’Uf­fi­cio del culto cat­to­li­co, che faceva capo al mi­ni­ste­ro degli Esteri, annota che il prete è “sov­ver­si­vo” che “ha avuto pro­ble­mi con i suoi su­pe­rio­ri”. E che pro­prio Ber­go­glio — ap­pun­to, il suo su­pe­rio­re — ha for­ni­to queste in­for­ma­zio­ni e rac­co­man­da di non rin­no­va­re il pas­sa­por­to.
 
Un altro do­cu­men­to del regime chia­ri­sce che “no­no­stan­te la buona vo­lon­tà di padre Ber­go­glio, la Com­pa­gnia Ar­gen­ti­na non ha fatto pu­li­zia al suo in­ter­no”. Dato che “ge­sui­ti furbi” prima “ri­ma­sti in di­spar­te” ora sa­reb­be­ro in com­but­ta con “certi ve­sco­vi ter­zo­mon­di­sti”. Ver­bi­tsky in­ter­vi­sta lo stesso car­di­na­le, che cerca di ri­di­men­sio­na­re il suo ruolo di in­for­ma­to­re per la dit­ta­tu­ra. Però l’al­tro sa­cer­do­te tor­tu­ra­to, Yorio, in­ter­vi­sta­to nel 1999 ri­por­ta ciò che gli disse padre Gra­vi­na, se­gre­ta­rio ge­ne­ra­le dei ge­sui­ti, a Roma dove era fug­gi­to. L’am­ba­scia­to­re ar­gen­ti­no presso la Santa Sede avreb­be detto a Gra­vi­na che lui e Jalics erano stati in­car­ce­ra­ti perché i loro su­pe­rio­ri ave­va­no detto che uno di loro era un “guer­ri­glie­ro”. E viene fuori che pro­prio Ber­go­glio era molto vicino agli estre­mi­sti di destra della Guar­dia di Ferro (stesso nome, tra l’al­tro dei na­zi­fa­sci­sti attivi in Ro­ma­nia), tanto da con­sen­tir­ne legami con l’u­ni­ver­si­tà dei ge­sui­ti.
 
Dopo tren­t’an­ni dalla dit­ta­tu­ra, seb­be­ne non abbia am­mes­so le sue re­spon­sa­bi­li­tà per­so­na­li, Ber­go­glio ha pre­fe­ri­to una let­te­ra apo­sto­li­ca con­ci­lia­to­ria che rie­vo­ca­va la tra­ge­dia e che viene in­ter­pre­ta­ta come ri­chie­sta di per­do­no. È esa­ge­ra­to par­la­re per Ber­go­glio di col­lu­sio­ne con la dit­ta­tu­ra e di coin­vol­gi­men­to di­ret­to nei mas­sa­cri e nella re­pres­sio­ne, so­prat­tut­to ri­spet­to ad altri pre­la­ti che oc­cu­pa­va­no po­si­zio­ni più alte ed erano ben più in­vi­schia­ti. Ma qual­che con­tat­to si può ri­te­ne­re che ci fu, visto che non era un sem­pli­ce prete. D’al­tron­de non poteva per­met­ter­si di ma­ni­fe­sta­re aper­ta­men­te contro il regime, sia per gli evi­den­ti rischi, sia perché sembra fosse stato co­mun­que vicino a certi am­bien­ti.
 
Un papa con­ser­va­to­re tra Wo­j­ty­la e Ba­gna­sco
 
L’han­no chia­ma­to, dice, “dalla fine del mondo”, ma non ci sembra af­fat­to la fine del mondo. I fatti espo­sti in pre­ce­den­za sono però già stati tutti con­te­stua­liz­za­ti, mi­ni­miz­za­ti o ad­di­rit­tu­ra oc­cul­ta­ti nelle rea­zio­ni a caldo, spe­cial­men­te nel Bel­pae­se. In linea con il clima dei giorni dei con­cla­ve. Già la Rai ha or­di­na­to ai tg re­gio­na­li di tenere sempre in onda l’in­qua­dra­tu­ra del co­mi­gno­lo va­ti­ca­no da cui usci­va­no le fumate per le vo­ta­zio­ni papali. Per­si­no un gab­bia­no che vi si è ap­pol­la­ia­to sopra è di­ven­ta­to un vip, con tanto di alone di pre­veg­gen­za si­mil-mi­ra­co­li­sti­ca (tra­la­scia­mo per carità di patria sulla ten­den­za dei vo­la­ti­li ad ap­pol­la­iar­si su so­ste­gni ele­va­ti per fi­na­li­tà ben più ter­re­ne e fi­nan­co fi­sio­lo­gi­che, come ben sa chi ha che fare con i pic­cio­ni). Oltre alla banda dei ca­ra­bi­nie­ri che ha ac­cen­na­to l’inno di Mameli quando il nuovo papa si è af­fac­cia­to sul bal­co­ne, è da se­gna­la­re una cir­co­la­re in­via­ta dalla pre­si­den­za del Con­si­glio dei mi­ni­stri e tra­mi­te le pre­fet­tu­re agli uffici pub­bli­ci per espor­re la ban­die­ra ita­lia­na e quella eu­ro­pea in vista del­l’e­le­zio­ne papale e del suo in­se­dia­men­to.
 
Non sta a noi dire cosa deve fare la Chiesa. Ri­le­via­mo sol­tan­to l’in­coe­ren­za strut­tu­ra­le e mil­le­na­ria tra umiltà e in­fal­li­bi­li­tà, po­ver­tà e Ior. L’op­zio­ne pre­fe­ren­zia­le per i poveri di Fran­ce­sco (il santo) era anche della teo­lo­gia della li­be­ra­zio­ne. Che è stata di­strut­ta a li­vel­lo mon­dia­le da Ra­tzin­ger, con l’a­iu­to a li­vel­lo locale pro­prio di alti pre­la­ti come Ber­go­glio. Senza con­ta­re che l’on­da­ta di ce­le­bra­zio­ne me­dia­ti­ca po­treb­be aver ac­co­sta­to troppo fret­to­lo­sa­men­te il nuovo papa al po­ve­rel­lo di Assisi, ben visto anche da tanti laici. Un altro santo po­treb­be piut­to­sto essere il ri­fe­ri­men­to: Fran­ce­sco Sa­ve­rio. Ovvero il ge­sui­ta — pro­prio come Ber­go­glio — e mis­sio­na­rio spa­gno­lo del XVI secolo.
 
Fran­ce­sco ri­for­me­rà la curia? Ren­de­re più ef­fi­cien­te la mac­chi­na or­ga­niz­za­ti­va della Chiesa cat­to­li­ca è un tema che ci in­te­res­sa quanto una ri­strut­tu­ra­zio­ne in un’a­zien­da. Ci in­te­res­sa invece che cambi l’at­teg­gia­men­to nei con­fron­ti del mondo, visto che questo si ri­per­cuo­te sulle scelte dei go­ver­ni e sul­l’e­si­sten­za di mi­lio­ni di in­di­vi­dui che non hanno come ri­fe­ri­men­to la Chiesa. E le pre­mes­se non sono le mi­glio­ri. Nem­me­no Ra­tzin­ger ri­cor­re­va al de­mo­nio per de­mo­niz­za­re le unioni omo­ses­sua­li. Si può spe­ra­re che il nuovo ruolo renda Ber­go­glio più “spi­ri­tua­le” anche nella lon­ta­nan­za degli af­fla­ti tem­po­ra­li. Che non lo ri­guar­da­no.
 
In attesa di ve­ri­fi­ca­re la sua azione in con­cre­to, resta l’im­pres­sio­ne che sia stata com­piu­ta una bril­lan­te azione di mar­ke­ting. Un po’ come quando fu eletto Wo­j­ty­la, l’at­tor gio­va­ne venuto da lon­ta­no. Il cui pon­ti­fi­ca­to non riuscì in alcun modo né a fer­ma­re la se­co­la­riz­za­zio­ne (anzi) né a ri­for­ma­re la curia (anzi), né a ren­de­re più sobria la Chiesa (anzi). Ber­go­glio, per at­ti­tu­di­ne po­po­la­re e le in­ge­ren­ze po­li­ti­che, sembra per ora un in­cro­cio tra Wo­j­ty­la e Ba­gna­sco in salsa la­ti­no-ame­ri­ca­na. L’a­bi­to non fa il monaco, e lo stile mo­na­ca­le non è ne­ces­sa­ria­men­te in grado di cam­bia­re abi­tu­di­ni in­cro­sta­te­si da secoli.