lunedì 11 marzo 2013

Il fuoco sacro che avvampa la Città dei Langone

città scienza
La notte di lunedì scorso è andata a fuoco la Città della Scien­za di Ba­gno­li, quar­tie­re di Napoli. Un dram­ma­ti­co evento per la cul­tu­ra, perché in poche ore è stata di­vo­ra­ta dalle fiamme una delle poche strut­tu­re che cerca di dif­fon­de­re il pen­sie­ro scien­ti­fi­co nella zona. Spesso vi­si­ta­ta dalle sco­la­re­sche, è a suo modo un argine al de­gra­do e al­l’i­gno­ran­za. Par­ti­co­lar­men­te im­por­tan­te, con­si­de­ran­do che nel Mez­zo­gior­no pro­prio questi ele­men­ti sono brodo di cul­tu­ra della ma­la­vi­ta or­ga­niz­za­ta. Dif­fu­so quindi lo scon­cer­to, in par­ti­co­la­re per il forte so­spet­to di in­cen­dio doloso su cui gli in­qui­ren­ti stanno in­da­gan­do.

"tirata d’o­rec­chi a Ro­ber­to Sa­via­no, so­spet­ti e in­si­nua­zio­ni, frec­cia­ti­ne po­li­ti­che"
 
Ma lo scon­cer­to è quasi una­ni­me. Perché invece Ca­mil­lo Lan­go­ne, gior­na­li­sta ul­tra-cat­to­li­co fa­mi­ge­ra­to per uscite di­scu­ti­bi­li che vor­reb­be­ro essere con­tro­cor­ren­te, ha spa­ra­to a zero pure contro la Città della Scien­za. “Do­ve­va­no bru­ciar­la prima”, ha pro­cla­ma­to su Il Foglio. E via con una tirata d’o­rec­chi a Ro­ber­to Sa­via­no, so­spet­ti e in­si­nua­zio­ni, frec­cia­ti­ne po­li­ti­che ai “mar­xi­sti scien­ti­sti della Magna Grecia”. Lan­go­ne si at­teg­gia pure a epi­ste­mo­lo­go e si pre­mu­ra di spie­gar­ci che “alla Città della Scien­za di gran scien­za non se ne faceva, si faceva più che altro di­vul­ga­zio­ne scien­ti­fi­ca” e che “la scien­za è fatta di sco­per­te e che cosa ab­bia­no mai sco­per­to a Ba­gno­li non è dato sapere”.
Il gior­na­li­sta ha “cer­ca­to di capire meglio quali fos­se­ro queste be­ne­det­te at­ti­vi­tà cul­tu­ra­li”. Ecco quello che lo in­di­gna tanto: “ho sco­per­to che nei ca­pan­no­ni del­l’ex Ital­si­der si pro­pa­gan­da­va l’e­vo­lu­zio­ni­smo”, ovvero “una su­per­sti­zio­ne ot­to­cen­te­sca ancora pre­sen­te negli am­bien­ti pa­ra­scien­ti­fi­ci (evi­den­te­men­te anche nei re­si­dui am­bien­ti can­tau­to­ra­li)”, ag­giun­ge ri­fe­ren­do­si a Edoar­do Ben­na­to. “Il dar­wi­ni­smo è una forma di ni­chi­li­smo”, sen­ten­zia il pio ap­pog­gian­do­si al fi­lo­so­fo fran­ce­se Fa­bri­ce Ha­d­ja­dj, se­con­do cui “dire a un ra­gaz­zo che di­scen­de dai pri­ma­ti si­gni­fi­ca ap­pro­fit­ta­re della sua natura fi­du­cio­sa per get­tar­lo nella di­spe­ra­zio­ne e in­dur­lo a com­por­tar­si da scim­mia”.

La ci­lie­gi­na sulla torta è la ci­ta­zio­ne a ef­fet­to del fi­lo­so­fo fran­ce­se Fa­bri­ce Ha­d­ja­dj, un altro in­tel­let­tua­le del cat­to­li­ce­si­mo in­te­gra­li­sta odier­no. Almeno da come lo va a pa­ra­fra­sa­re Lan­go­ne, nem­me­no lui sembra aver capito bene l’e­vo­lu­zio­ni­smo e il fon­da­men­to na­tu­ra­li­sti­co che questo dà anche alla coo­pe­ra­zio­ne e al­l’e­ti­ca, pre­fe­ren­do ste­reo­ti­pi e pre­giu­di­zi del­l’ar­ma­men­ta­rio an­ti­dar­wi­ni­sta. Per la cro­na­ca, Ha­d­ja­dj è una delle scarse car­tuc­ce del­l’a­po­lo­ge­ti­ca odier­na: ex ateo “ni­chi­li­sta” pro­ve­nien­te da una fa­mi­glia ebrai­ca di ses­san­tot­ti­ni, poi con­ver­ti­to­si al cat­to­li­ce­si­mo nel 1998. Sci­vo­lan­do nel­l’in­te­gra­li­smo: ora è anche vicino a Cielle e viene in­vi­ta­to ai Mee­ting di Rimini. L’ac­ca­ni­men­to contro l’e­vo­lu­zio­ni­smo sembra essere un filo con­dut­to­re del cat­to­li­ce­si­mo più tra­di­zio­na­li­sta, in Italia come al­tro­ve. No­no­stan­te la Chiesa l’ab­bia almeno for­mal­men­te ac­cet­ta­to, con­ti­nuan­do però a flir­ta­re in ma­nie­ra am­bi­gua con un fondo di in­tel­li­gent design.
 
"la de­mo­niz­za­zio­ne della mo­der­ni­tà ir­ri­gi­di­sce su po­si­zio­ni fon­da­men­ta­li­ste i fedeli"
 
“La fede sia fuoco”, ha detto re­cen­te­men­te Be­ne­det­to XVI. Quella che anima Lan­go­ne lo è, let­te­ral­men­te. Se è questo però l’ap­proc­cio e il lin­guag­gio della nuova evan­ge­liz­za­zio­ne pro­spet­ta­ta dai Sacri Pa­laz­zi, il ri­schio è che si scot­ti­no i suoi ar­den­ti so­ste­ni­to­ri la­scian­do pe­ral­tro freddi gli ‘og­get­ti di mis­sio­ne’. Fino a che punto ci dob­bia­mo stu­pi­re di fronte al­l’ag­gres­si­vo in­te­gra­li­smo sui media e sul web? Forse non do­vrem­mo farlo più di tanto, perché la de­mo­niz­za­zio­ne della mo­der­ni­tà ir­ri­gi­di­sce su po­si­zio­ni fon­da­men­ta­li­ste i fedeli che, in numero sempre più esiguo, stanno ad ascol­ta­re le parole delle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che.
Ma è dif­fi­ci­le stu­pir­si di fronte a certe ester­na­zio­ni anche per via dei pre­ce­den­ti di Lan­go­ne, im­man­ca­bil­men­te pure contro l’Uaar. Dava a noi — da che pul­pi­to — dei “fa­na­ti­ci” e si la­men­ta­va per le ri­chie­ste di ren­de­re meno ru­mo­ro­se le cam­pa­ne bol­lan­do­le come “at­tac­co alla cri­stia­ni­tà“. Cri­ti­ca­va pure Chri­sto­pher Hit­chens ormai malato ter­mi­na­le che “si ostina ad odiare” perché non si con­ver­te ed esor­ta­va le donne a stu­dia­re meno per fa­vo­ri­re la na­ta­li­tà.
È av­vi­len­te che per­so­nag­gi del genere tro­vi­no spazio su quo­ti­dia­ni na­zio­na­li e pub­bli­chi­no per im­por­tan­ti edi­to­ri. E spiega già da sé perché l’I­ta­lia sia così ar­re­tra­ta dal punto di vista scien­ti­fi­co. Nes­su­no vuole cen­su­ra­re le pro­vo­ca­zio­ni. Ma quando lo spazio dato a pe­ri­co­lo­se sce­men­ze è così ampio e ri­le­van­te qual­che do­man­da bi­so­gna pur far­se­la. Anche se la ri­spo­sta è in so­stan­za una sola: siamo il paese più ricco del terzo mondo, e gente come Lan­go­ne non può che pro­spe­rar­vi.