Il Papa difende il Segretario di Stato: ha dei difetti, ma resta
Andrea TornielliCittà del Vaticano
Questi sono i documenti da vedere e da presentare, di cui mi colpisce la verità storica». Il cardinale Tarcisio Bertone ostenta tranquillità. Circondato dai gendarmi vaticani che lo scortano ovunque, appena arrivato alla mostra «Lux in Arcana» sui documenti dell’Archivio segreto vaticano, risponde così alle domande dei giornalisti che gli chiedono del clima avvelenato sollevato dal «vatileaks».
Ma se all’esterno – nella recente intervista al Tg1, e nei numerosi impegni pubblici – il «primo ministro» vaticano appare sereno, ben diversa è l’aria che si respira Oltretevere dov’è continuata la caccia alla «talpa» che ha fatto uscire i documenti riservati finiti sui media: dalle lettere dell’ex segretario del Governatorato Carlo Maria Viganò che denunciava episodi di corruzione nella gestione degli appalti in Vaticano alle note riservate sullo Ior e sul dibattito interno in merito alle norme antiriciclaggio; dall’appunto anonimo sul presunto complotto contro il Papa alla lettera con cui il Segretario di Stato intimava al cardinale Dionigi Tettamanzi di lasciare la presidenza dell’istituto Toniolo – la «cassaforte» della Cattolica – per far posto al bertoniano Giovanni Maria Flick.
A crescere negli ultimi giorni è stato soprattutto il malessere percepibile presso importanti episcopati in Europa e nel mondo. Già due anni fa, dopo il caso della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Richard Williamson, negazionista sulle camere a gas, alcuni cardinali italiani ed europei provarono a chiedere al Papa di accettare le dimissioni di Bertone che di lì a poco avrebbe compiuto 75 anni. Un tentativo in questo senso venne fatto dai cardinali Camillo Ruini, Angelo Bagnasco, Angelo Scola e Christoph Schö nborn durante un incontro con Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Il Papa allora chiuse la discussione prima ancora che questa si aprisse, come aveva già fatto in precedenza di fronte alle critiche verso Bertone espresse da altri porporati, come l’arcivescovo di Colonia Joachim Meisner.
Ratzinger conosce Bertone da molti anni, lo ha avuto come numero due alla Congregazione per la dottrina della fede, ne apprezza la fedeltà, ed era ben cosciente, quando l’ha nominato nel 2006, quale successore del cardinale Angelo Sodano, che l’arrivo di un porporato non proveniente dalla carriera diplomatica avrebbe provocato non poche scosse di assestamento. Molti stretti collaboratori del Segretario di Stato leggono quanto sta accadendo come un colpo di coda della vecchia guardia diplomatica.
Ma, nonostante le indagini serrate affidate alla gendarmeria vaticana, fino a questo momento la «talpa» o le «talpe» non sono state individuate. E nelle ultime settimane le scosse di assestamento stanno diventando un vero e proprio terremoto destabilizzante per l’intera istituzione, che appare attraversata, anzi dilaniata, da lotte di potere. Ad essere criticato è il modo con cui Bertone gestisce la Segreteria di Stato, l’eccessivo interesse per gli affari italiani – basti pensare alla tentata e fallita scalata per acquisire il San Raffaele – come pure il sottobosco di plenipotenziari laici, veri o presunti, che agiscono in suo nome o usano il suo nome.
Due settimane fa, in occasione del concistoro, il malessere di molti cardinali stranieri per la gestione della curia è emerso in modo chiaro in diversi dialoghi a tu per tu. Più d’uno, anche sotto la cupola di San Pietro al termine della cerimonia per la creazione dei nuovi porporati, ha parlato apertamente di possibili candidati al papato per un futuro conclave. Un fatto inaudito. Diversi cardinali hanno chiesto informazioni sui «papabili» e hanno manifestato soprattutto amarezza per la gestione italiana della Segreteria di Stato. Fino a questo momento Benedetto XVI ha continuato a difendere il suo primo collaboratore dagli attacchi e dalle critiche: «Ha dei difetti, come i suoi predecessori ne avevano altri», avrebbe ripetuto, lasciando intendere di voler tenere accanto a sé Bertone, che il prossimo dicembre compirà 78 anni, ancora a lungo. Il Segretario di Stato appare dunque saldo sulla tolda di comando, e c’è chi afferma che stia meditando clamorose contromosse, come quella di un nuovo ricambio al vertice dello Ior.
Non bisogna però dimenticare che l’istituzione ecclesiastica è solita far quadrato attorno a chi è sotto attacco. Ratzinger ama ponderare con grande attenzione le decisioni importanti, e nonostante il malessere e le critiche avanzate ormai da diversi cardinali, non è affatto detto che le dimissioni presentate da Bertone due anni e mezzo fa vengano presto accettate da Benedetto.
http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vaticano-vatican-bertone-cardinali-cardinals-cardenales-13119/
immagine: web