Si ritiene generalmente che le persone religiose siano meno spaventate dalla morte e che i più terrorizzati, perché senza alcun appiglio spirituale e senza la promessa di una vita dopo la morte, siano i non credenti.
Una ricerca di Chris Ellis dell’università di Malaya, a Kuala Lumpur, mette in dubbio questo luogo comune. Nello studio, circa 5.000 interviste e tre Paesi a confronto: Turchia, Malaysia e Stati Uniti. Secondo le rilevazioni, esisterebbe piuttosto una correlazione positiva tra religiosità e paura della morte, sulla base della cosiddetta death apprehension theory. Sopratutto per religioni come l’islam e l’ebraismo, in cui la divinità è rappresentata come vendicativa. E i cui fedeli potrebbero temere una possibile ‘resa dei conti’ dopo la morte, se non sono così sicuri di aver rispettato in maniera ligia i dettami del dio che adorano.
Come riassume Secular News Daily, vi è un deciso andamento in tal senso in Malaysia (paese a maggioranza islamica e fortemente confessionale). Meno netto in Turchia, nazione più laica. Negli Usa il terrore della morte colpisce maggiormente i credenti ‘medi’. Inoltre, in media le donne sarebbero più credenti e più intimorite dalla morte rispetto agli uomini. Anche gli islamici sarebbero più spaventati dalla morte, rispetto a cristiani e non credenti. Gli atei e gli agnostici in America e i cristiani in Malaysia – ovvero delle minoranze dal punto di vista religioso – sono quelli che hanno invece meno paura. Uno studio precedente, effettuato in Gran Bretagna, aveva evidenziato come gli islamici hanno più timore di un’eventuale dipartita, rispetto a cristiani e increduli.