Ma il tema della legalizzazione dei matrimoni tra gay ha fatto implodere la Chiesa anglicana tanto che ieri sera l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, prima autorità dopo la Regina, ha annunciato le sue dimissioni entro il prossimo dicembre: “E’ stato un immenso privilegio servire come arcivescovo di Canterbury e quella di lasciare non è stata una decisione facile” – ha affermato Williams, “nel tempo rimanente c’è ancora molto da fare e vi chiedo le vostre preghiere e il vostro sostegno in questo periodo e oltre”. Il 61enne prelato gallese ha spiegato che dal gennaio 2013 assumerà un incarico accademico al Magdalene College dell’Università di Cambridge, ma ha evitato di fornire spiegazioni precise sul vero motivo dell’addio. Il personaggio però è da sempre controverso: nel 2005 aveva dato il suo assenso a procedure che avrebbero permesso alle donne di diventare vescovi, lasciando costernati gli anglicani più tradizionalisti. Ma a dare i maggiori problemi a William è stata la questione dei preti omosessuali. Nel giugno del 2003 Jeffrey John, un prete apertamente gay, fu nominato vescovo di Reading. Inizialmente Williams non aveva fatto alcuna obiezione, attirandosi nuovamente le critiche dei tradizionalisti, in Gran Bretagna come all’estero. Due mesi più tardi, la chiesa anglicana in America elesse un altro vescovo gay, Gene Robinson del New Hampshire. Le proteste dei tradizionalisti divennero incontenibili. Un arcivescovo africano arrivò a dire pubblicamente: “Il diavolo è entrato nella nostra chiesa”. Da allora Williams ha sempre cercato di conciliare liberali e conservatori. Fino alle dimissioni. Al momento, ogni previsione su chi ricoprirà il ruolo di 105° arcivescovo di Canterbury è data come “prematura” da diversi commentatori anche se i rumors sembrano convergere sul nome dell’arcivescovo di York John Sentamu, un nero, stretto collaboratore di Williams in molti delicati negoziati.
Nel dibattito sui matrimoni tra omosessuali, Sentamu si è schierato tra i favorevoli affermando che le civil partnership «hanno fatto bene alla società britannica». Di tutt’altro avviso invece, la Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles. L’arcivescovo Peter Smith – massima autorità del Papa al di qua della Manica – domenica scorsa ha fatto leggere in 2.500 chiese una lettera dai toni allarmati. «Obiettivo del matrimonio è favorire un contesto per la procreazione. Uomo e donna sono complementari, solo loro possono educare i figli. L’istituzione del matrimonio non deve essere persa», recitava il testo.
Rimane da capire, ora, quale sarà la reazione dei cattolici britannici. L’ex primo ministro del Labour Tony Blair, cattolico credente, ha detto di essere favorevole al matrimonio gay. Intanto, un gruppo di gay perlopiù cattolici, proprio in questi giorni, si è riunito per la fiera londinese della civil partnership e del matrimonio gay. Nella riva sud del Tamigi, vicino al teatro shakespeariano del Globe, dibattiti, conferenze, incontri ma anche esposizioni di abiti da nozze, consigli su come decorare le torte e sul colore degli inviti da spedire a parenti e amici.
Ben Summerskill, di Stonewall, importante associazione gay, ha detto alla Bbc: «Per noi è una vergogna che i leader della Chiesa cattolica siano così contrari a una battaglia di civiltà e di diritti. Perché in chiesa, domenica, non hanno letto una lettera sulla piaga dell’Aids in Africa o sui due milioni e mezzo di bambini che nel Regno Unito vivono in povertà?». E ora, dal governo Cameron partono le consultazioni. Il ministro liberaldemocratico per l’Uguaglianza, Lynne Featherstone, lancerà entro la fine del mese un sondaggio sul matrimonio gay. Featherstone recentemente ha detto che un governo ha il diritto di cambiare le tradizioni, anche quella del matrimonio. E anche in Scozia il primo ministro Alex Salmond vuole avviare un’indagine fra la popolazione. La prima a lanciare la nuova crociata contro il matrimonio gay fu proprio, dieci giorni fa, la Chiesa cattolica scozzese.
I quotidiani inglesi, intanto, si mobilitano. Il tabloid di destra Daily Mail, soprattutto, ha lanciato una campagna contro il matrimonio gay e a favore delle posizioni delle Chiese anglicana e cattolica. Anche il giornale conservatore Daily Telegraph storce il naso, mentre Guardian e Independent, nei giorni scorsi, hanno preso spunto dalla fiera londinese per rilanciare le posizioni di chi è favorevole al matrimonio gay. Come Gino Meriano, italiano, fondatore della rassegna. O come migliaia di cittadini britannici che in questi giorni stanno inondando di lettere i quotidiani inglesi. Il dibattito, insomma, è ampio. E, mentre in Italia una ricerca del Censis ricorda che i valori per gli italiani sono ancora la famiglia e la religione, c’è da giurare (o sperare) che entro il 2015 il conservatore Cameron – che sulla questione sta andando spedito come un treno – riuscirà a portare il matrimonio gay in terra britannica.
di Daniele Guido Gessa | 17 marzo 2012