La diocesi di Tortona ha recentemente pubblicato un appello rivolto alle proprie parrocchie, per avere un censimento preciso degli edifici che fanno capo alle singole chiese. Preannunciando l’arrivo di lettere dall’Ufficio Beni Culturali alle varie parrocchie. Sembra quindi che nemmeno la Chiesa sappia bene quanti e quali siano i beni che fanno parte del suo sterminato patrimonio. E chieda aiuto a parrocchie e diocesi per mettere un po’ d’ordine, cercando di distinguere tra edifici di culto ed altri con usi più ‘terreni’. Considerando che questo censimento è una vera e propria “‘conditio sine qua’ non per poter presentare domanda al fine di usufruire dei contributi Cei (compresi quelli dell’otto per mille)” per il restauro e il riammodernamento degli edifici di culto. Forse anche per questo motivo è ancora tutto fermo fino al 2013, come scrive Il Sole 24 Ore, per quanto riguarda il pagamento dell’Imu da parte degli immobili ad uso commerciale di proprietà della Chiesa.
Da segnalare intanto un’inchiesta di Repubblica, in cui si evidenzia come i modi per eludere la nuova imposta da parte della Chiesa sono molti. Tali da ingarbugliare la matassa e rendere il tutto ancor meno trasparente. Da parte delle scuole confessionali, ad esempio facendo rientrare la scuola tra gli edifici patrimonio di una congregazione religiosa. Ma anche girando la proprietà di certi immobili ad uso commerciale a delle Onlus o a cooperative create con lo specifico fine di non pagare l’Imu.
http://www.uaar.it/news/2012/03/27/stop-fino-2013-imu-chiesa-cei-diocesi-parroci-censimento-edifici-culto/
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