sabato 2 febbraio 2013

Gli asteroidi pericolosi? Usiamoli per estrarre metalli

Gli asteroidi pericolosi? Usiamoli per estrarre metalli.

La compagnia americana Deep Space Industries lancerà i primi prototipi nel 2015, ed entro un decennio mira a usare gli asteroidi vicini alla Terra per estrarre minerali e acqua.


Fuori casa nostra c’è una vera e propria miniera d’oro che fluttua nello spazio. Sono gli asteroidi, la cui ricchezza di metalli e minerali di ogni tipo è stata confermata da numerose analisi e missioni spaziali e che ora potrebbero trasformarsi, da pericolo numero uno per l’esistenza della vita sulla Terra, in risorsa per una futura espansione della nostra civiltà fuori dai confini del nostro pianeta. A prometterlo è un’ambiziosa compagnia americana, Deep Space Industries, che ha appena presentato una road-map per trasformare i Near-Earth Objects, o NEO, ossia gli asteroidi più vicini alla Terra, sotto sorveglianza speciale da parte della NASA, in vere e proprie miniere in un prossimo futuro. Nel 2015 saranno lanciate le prime sonde di prospezione, ed entro un decennio l’industria mineraria spaziale potrebbe decollare.

Una road-map per le miniere spaziali


I satelliti Firefly saranno lanciati nel 2015 per la prospezione degli asteroidi.

Ci sono almeno 1700 NEO nei dintorni della Terra, più facili da raggiungere rispetto alla Luna. Una sonda non avrebbe molte difficoltà ad atterrare e a ripartire dagli asteroidi, la cui gravità è minima. La loro composizione è molto variabile, ma oltre a ferro e nickel possiedono significative quantità di metalli del gruppo platino, tra i più rari e costosi sulla Terra. Estrarli non sarebbe un problema eccessivo, il problema principale è quello della loro lavorazione che dovrebbe avvenire nello spazio. Poi i metalli, preventivamente trattati, sarebbero spediti sulla Terra o potrebbero essere utilizzati nello spazio come materiali per la costruzione di stazioni orbitanti o sulla Luna. Nel 2015 verrà lanciata la prima sonda, Firefly, dal peso di circa 25 chili ma costruita con materiali economici e lanciata insieme ad alcuni satelliti per telecomunicazioni di modo da abbattere i costi di lancio. L’anno successivo sarà la volta di una seconda generazione di sonde più pesanti, i Dragonfly, 32 chili circa. Saranno questi ultimi a riportare i primi campioni di pezzi di asteroide sulla Terra per dimostrare la fattibilità dell’impresa.

Tempi brevi e certi, insomma, promettono i fondatori di Deep Space Industries, che intendono competere con un altro gigante lanciatosi l’anno scorso nel business dei metalli degli asteroidi, Planetary Resources, che dietro dispone dei capitali di finanziatori del calibro di Larry Page e James Cameron. Gli scienziati frenano. I tempi non sarebbero, infatti, ancora maturi: “Un’adeguata prospezione ed estrazione è molto più lontana, difficile e costosa”, sostiene Fred Taylor, docente di fisica a Oxford. “Presumibilmente si punta su platino e terre rare, e potrebbe arrivare un giorno in cui questi metalli diventeranno così preziosi che cercarli negli asteroidi avrà un senso, ma non riesco a immaginare che possa essere commercialmente redditizio in tempi brevi”.

Stazioni di rifornimento per astronavi


Queste stazioni spaziali processeranno direttamente "in situ" i minerali estratti e fungeranno anche da stazioni di rifornimento per le astronavi.

In realtà, nei piani di Deep Space Industries, soltanto i metalli del gruppo platino e altri altrettanto preziosi saranno spediti sulla Terra. Per gli altri, il gioco non varrebbe la candela. Ferro, nickel e altri metalli sarebbero usati per costruire satelliti di telecomunicazione fuori dall’orbita terrestre, azzerando i notevoli costi di lancio. Negli anni successivi si potranno usare i metalli degli asteroidi per costruire le prime centrali solari nello spazio, capaci cioè di acquisire l’energia del Sole 24 ore su 24 in orbita per poi inviarla sulla Terra sotto forma di microonde. Progetti del genere (space-based solar power stations) esistono da anni, se non da decenni; il problema principale sta proprio nel costo di lancio di oggetti molto grossi e pesanti che invece potrebbero in futuro essere costruiti direttamente nello spazio. L’idea è di usare una stampante 3D di nuova generazione, appena brevettata, capace di creare componenti metallici anche a gravità zero.


E non è finita. Gli asteroidi sono anche ricchi di acqua, che potrebbe essere estratta e trattata con elettrolisi per ottenere idrogeno e ossigeno, il combustibile dei razzi. Ciò permetterebbe in futuro di creare delle vere e proprie stazioni di rifornimento per le astronavi in viaggio verso la Luna o Marte, di modo da farle partire con il minore combustibile possibile dalla Terra risparmiando nelle spese di lancio. I piani sono ambiziosi: “Questa è la missione di Deep Space: trovare, raccogliere e trattare le risorse dello spazio per aiutare a salvare la nostra civiltà e sostenere l’espansione dell’umanità oltre la Terra”, ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione il direttore Rick Tumlinson. Una conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, dell’inizio di una nuova era spaziale guidata dai capitali privati.