domenica 24 febbraio 2013

Dalla finanza alla sanità: le manovre di Bertone, vero potere nel papato Ratzinger

Dalla finanza alla sanità: le manovre di Bertone, vero potere nel papato Ratzinger
La segreteria di stato vaticana da lui diretta pubblica una nota contro le indiscrezioni di stampa sui Vatileaks: "Notizie spesso non verificate, o non verificabili". Per sette anni Benedetto XVI si è dedicato principalmente a studi teologici, mentre il cardinale piemontese sfornava vescovi e cardinali a lui fedelissimi e si occupava della finanza vaticana e della sanità

di | 23 febbraio 2013

Tarcisio Bertone entra a gamba tesa sul preconclave. “La libertà del Collegio Cardinalizio, al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, all’elezione del Romano Pontefice è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa”. Così la Segreteria di Stato vaticana ha pubblicato, stamane, un comunicato in cui condanna il tentativo dei media di condizionare le scelte dei cardinali elettori, diffondendo, si legge nel testo, “notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni“. Un messaggio diretto a coloro che hanno pubblicato, in questi giorni, alcuni stralci del dossier Vatileaks, redatto dai tre cardinali “007″, Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi, la cui unica copia è dal 17 dicembre scorso nelle mani del Papa. “Nel corso dei secoli – continua il testo della Segreteria di Stato – i cardinali hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano. Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nell’elezione del Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo”.

Il Segretario di Stato di Sua Santità si prepara così ad affrontare, nelle vesti di camerlengo di Santa Romana Chiesa, l’ormai imminente Sede Vacante durante la quale si occuperà soltanto degli affari ordinari.

Alle ore 20 del 28 febbraio non finirà soltanto il pontificato di Benedetto XVI, ma anche il governo di Tarcisio Bertone. Con l’inizio della Sede Vacante, infatti, decadono automaticamente tutti i capi dicastero della Curia romana. E il porporato salesiano, Segretario di Stato di Ratzinger dal 2006 fino alla fine del breve regno, lasciato il ruolo di “premier del Papa”, si occuperà soltanto degli affari ordinari del Vaticano. Da quando il cardinale piemontese è arrivato a Roma, sette anni fa, c’è stato un inedito duumvirato Ratzinger-Bertone. Mentre Benedetto XVI si dedicava principalmente ai suoi libri e ai suoi studi teologici, il suo Segretario di Stato sfornava vescovi e cardinali a lui fedelissimi e si occupava della finanza vaticana e della sanità. Negli anni del regno di Ratzinger la sigla SDB (Società Salesiana di San Giovanni Bosco) ha assunto un nuovo significato: siamo di Bertone. Numerosissimi i vescovi salesiani nominati da Benedetto XVI, alcuni dei quali creati rapidamente cardinali dallo stesso Pontefice. È il caso di Angelo Amato, raccomandato proprio da Bertone a Ratzinger, alla fine del 2002 con Karol Wojtyla ancora regnante, come suo successore alla Congregazione per la Dottrina Fede.

Bertone era stato promosso alla guida dell’Arcidiocesi di Genova, sede cardinalizia, per poter ricevere la berretta rossa prima che il cuore del Pontefice polacco smettesse di battere, così da permettergli di entrare in conclave. E Amato prese il suo posto come numero due del dicastero guidato dal 1981 da Ratzinger. Tra i cardinali salesiani voluti da Bertone c’è anche Raffaele Farina, ordinato vescovo dal Segretario di Stato nel 2006, appena arrivato da Genova a Roma, e un anno dopo insignito della dignità cardinalizia. Tra i fedelissimi del premier del Papa ci sono anche due porporati non appartenenti al suo ordine religioso e che grazie a lui hanno fatto una carriera rapidissima: Giuseppe Versaldi e Domenico Calcagno. Non a caso entrambi sono stati sistemati da Bertone nei posti chiave della finanza vaticana anche in questi ultimi giorni prima dell’inizio della Sede Vacante. Calcagno nel 2002 viene nominato da Giovanni Paolo II vescovo di Savona-Noli e da qui inizia una carriera strepitosa. Nel 2007 Benedetto XVI lo chiama a Roma come segretario dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa) e, quattro anni dopo, subentra al cardinale Attilio Nicora, dal 2011 presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria della Santa Sede (Aif).

Nel febbraio 2012, grazie alla fondamentale insistenza di Bertone, il suo nome viene inserito tra i nuovi cardinali del penultimo concistoro di Ratzinger insieme a quello di Versaldi. Vicario generale dell’allora vescovo di Vercelli monsignor Tarcisio Bertone, Versaldi deve attendere che il suo ex superiore diventi Segretario di Stato per vedersi ricompensato della sua fedeltà prima con la nomina episcopale e l’incarico di guidare la diocesi di Alessandria. E poi, nel 2011, sfumata la nomina alla sede cardinalizia di Torino, soffiatagli da un uomo dell’ex presidente della Cei Camillo Ruini, Cesare Nosiglia, con l’incarico prestigioso di presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e quindi con la porpora nel concistoro del febbraio 2012. Nosiglia, invece, nominato un anno prima di Calcagno alla guida dell’arcidiocesi di Torino non è ancora cardinale e ha saltato ben tre concistori, caso più unico che raro.

Sbarrando la strada alla porpora di molti uomini legati a Ruini, Bertone ha evitato che il numero di voti controllati dall’ex presidente della Cei nel prossimo conclave, che non poco si era speso con Benedetto XVI per il pensionamento del suo Segretario di Stato, ritenuto a dir poco inadeguato, fosse assai contenuto. Evidentemente il porporato salesiano, anche per l’età avanzata del Papa, ha sempre pensato di consolidare il suo ruolo di potere e la sua influenza anche oltre la fine del pontificato di Ratzinger. Negli ultimi giorni di regno, Bertone ha fatto rinnovare per un quinquennio a Benedetto XVI la Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior), di cui il porporato salesiano è presidente, facendo subentrare al posto di Nicora il fedelissimo Calcagno.

Secondo fonti vaticane l’intenzione del Segretario di Stato era quella di far sostituire anche un altro membro, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, molto stimato nella Curia romana, con il fidato Versaldi. Sfumata questa nomina, Bertone non si è perso d’animo e ha fatto scegliere al Papa il suo ex vicario di Vercelli divenuto cardinale come delegato pontificio della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. “In tale veste – recita un comunicato vaticano – il cardinale Versaldi avrà il compito di guidare l’istituto religioso e di indirizzare le strutture sanitarie da esso gestite verso un possibile risanamento economico, escludendo tuttavia una partecipazione della Santa Sede in tali opere”. Il riferimento è all’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (Idi) da mesi sull’orlo del fallimento. La sanità, infatti, è un tema che ha sempre attirato il Segretario di Stato di Sua Santità. Non pochi mesi fa era andato in fumo il tentativo dei suoi uomini di salvare il San Raffaele di don Luigi Verzè. Gli era andato meglio con l’ospedale di padre Pio a San Giovanni Rotondo, dove Bertone ha sistemato un uomo a lui vicino, Domenico Francesco Crupi, alla direzione generale.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/23/dalla-finanza-alla-sanita-manovre-di-bertone-nella-lotta-di-potere-nel-papato-di/510076/