
Avvenire: «Torna la volontà laicista di negare il nostro ruolo pubblico».
Chiesa al contrattacco. Il campo di gioco è il solito, quello  dell'esenzione dal pagamento  dell'Ici, la tassa sugli immobili. Da quando si parla di  manovra, è diventato terreno di roventi polemiche, campagne  mediatiche e critiche piovute da più parti verso il mondo  cattolico: in tempo di sacrifici, diano tutti il proprio  contributo.  I vescovi, dopo le aperture del cardinal Angelo Bagnasco, non  ci stanno a farsi mettere sulla graticola. Anzi, hanno attribuito  l'assedio alla «ferma volontà di colpire l'impegno  caritativo della Chiesa»: e ciò nel quadro della ricorrente  «tentazione laicista» di negare alla religione un «rilievo  pubblico».
AVVENIRE SI SCAGLIA CONTRO  L'IGNORANZA. Questo il «movente autentico» da cui  nasce la polemica, secondo Giuseppe Dalla Torre, giurista  cattolico, molto ascoltato in Vaticano (fa parte anche  dell'Aif, l'Autorità vaticana di informazione  finanziaria), oltre che rettore della Lumsa.  A lui il quotidiano dei vescovi Avvenire ha affidato il  28 dicembre un editoriale per puntare il dito contro  «l'enorme ignoranza politica e massmediatica che circonda  tutta la materia dell'immenso sforzo del mondo cattolico  nell'impegno caritativo».L'esenzione dall'Ici, ha provato a giustificarsi Dalla  Torre, è prevista dalla legge «per una galassia di realtà,  nelle quali sono comprese istituzioni cattoliche, ma che va ben  al di là di queste, riguardando istituzioni di altre confessioni  religiose nonché una pluralità di istituzioni laiche, alcune  tradizionalmente vicine a partiti politici e sindacati, altre  nettamente caratterizzate da un'impronta ideologica».
«PERCHÉ LE POLEMICHE SOLO CONTRO LA CHIESA?».Perché, allora, la polemica, «tanto aspra e violenta, ha  riguardato solo la Chiesa cattolica, quasi fosse l'unica  beneficiaria di una facilitazione che vuole favorire espressioni  di solidarietà».Una questione, ha concluso il giurista, sicuramente interpretando  anche il pensiero dei vescovi italiani, che «non tocca solo i  cittadini credenti, ma tutti gli italiani, giacché pone in  discussione le basi stesse della casa comune, i valori sui quali  abbiamo convenuto di fondare la pacifica coesistenza nel rispetto  delle diversità».