sabato 2 giugno 2012

Quel massone di un prete che complotta contro il Papa


I dilemmi e i silenzi di Benedetto XVI accentuano uno scontro sotterraneo nella Chiesa. Fatto di corvi, di Ior e di una guerra per bande in Vaticano 

E’ la seconda volta che un Papa va in visita a Milano, e questa uscita per Joseph Ratzinger arriva al momento giusto. Niente di meglio che lasciare Roma per un po’ visti i veleni che si respirano Oltretevere. Sempre più forti, specialmente se in mattinata qualcuno ha avuto il coraggio di passare Repubblica al pontefice, e indicato l’articolo firmato oggi dal suo direttore Ezio Mauro. Su ispirazione di Ettore Gotti Tedeschi?


IL PAPA E IL BANCHIERE – Di questo sembra essere convinto Dagospia, che racconta di un ex presidente dello Ior pronto a varcare la soglia di Largo Fochetti ieri, prima della pubblicazione dell’articolo che offre una chiave di interpretazione interessante dello scandalo pontificio. Di quello del corvo, ma anche dello Ior: due storie che Repubblica intrecciava insieme in una visuale dove il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato nominato da Ratzinger dopo le dimissioni di Angelo Sodano, giunto al limite di età e anche a quello di chiacchiere intorno al ruolo dei Legionari di Cristo nei confronti di Karol Wojtyla.

QUEL MASSONE DI BERTONE – Bertone è considerato un segretario troppo politico, nel suo amore per le relazioni con gli uomini di potere e nella sua tendenza ad allargare il più possibile il suo ambito di potere. Fino ad arrivare a frequentazioni inopportune:
Una missiva del segretario del Governatorato della Città del Vaticano, arcivescovo Carlo Maria Viganò (oggi rimosso da Bertone e inviato a Washington come Nunzio apostolico), che denuncia una serie di malversazioni, traffici e complotti in Vaticano ma soprattutto sostiene – dietro gli omissis, dice chi ha letto gli originali – che il Segretario di Stato è influenzato da personaggi esterni e da “ambienti massonici”, che gli tolgono autonomia.
E ce ne sono altre due, di lettere che criticano aspramente Bertone:
Poi la lettera del cardinale Dionigi Tettamanzi indirizzata direttamente al Papa per chiedergli se davvero ha ispirato la richiesta che Bertone ha rivolto a nome di Benedetto XVI all´ex vescovo di Milano, spingendolo a lasciare la presidenza dell´istituto Toniolo, che controlla due giganteschi centri d´influenza e di potere come l´università Cattolica e il Policlinico Gemelli.
E quella di Nicora:
Infine, la lettera del cardinale Attilio Nicora, presidente dell´AIF, l´Autorità di Informazione Finanziaria del Vaticano, che denuncia il rifiuto dello Ior, la Banca della Santa Sede, di dare informazioni trasparenti su movimenti bancari sospetti prima dell´entrata in vigore della legge vaticana antiriciclaggio, il 1° aprile 2011.
IL PUNTO – Attenzione, perché è la terza la più importante. Perché è quella che ha portato allo scontro tra Gotti Tedeschi e Bertone, e all’addio frettoloso e inopportuno del banchiere che aveva aiutato Ratzinger a scrivere la sua ultima enciclica. Subito dopo è caduto Paolo Gabriele, e con lui – scrive sempre Repubblica – potrebbe andare Padre Georg, collaboratore di primo piano del papa che invece in un altro retroscena a firma di Fabio Tonucci pubblicato dal giornale di Ezio Mauro veniva indicato come colui che aveva scoperto Gabriele. Un bel guazzabuglio, nel quale però non è impossibile riuscire a mettere mano. Perché in realtà si capisce benissimo chi sta vincendo la battaglia.

IL CORVO RIMANE NERO – Nonostante l’asserita intenzione di volere il bene del Papa, che qualche fazione cerca di far trapelare all’esterno nello scandalo del Vatileaks, l’idea dei cardinali rimane comunque netta e precisa. “Il tradimento, l’inganno, il giocare a nascondino, non aiutera’ mai nessuno, ne’ il Papa ne’ ad alcun Prefetto di congregazione”. Lo sottolinea il primate del Messico, cardinale Norberto Rivera Carrera, in una intervista a ‘la Stampa’. “Credo invece che soltanto la trasparenza e la lealta’ – avverte – aiutino le persone e dunque anche il Papa. Compiere questi atti, anche se si dice di essere motivati da buone intenzioni, non aiuta nessuno”. Il primate del Messico dice di non sapere “quale sia lo scopo delle fughe di notizie. E non so se la Segreteria di Stato abbia dei problemi, non ci ho mai lavorato. Posso solo testimoniare che nelle riuinioni alle quali ho partecipato, nelle quali interveniva la Segreteria di Stato, si trattava di interventi propositivi e fruttuosi”. Il primate messicano intervenendo sulle polemiche sul cardinale Tarcisio Bertone dice: “puo’ anche accadere che i metodi di lavoro di qualcuno non piacciano a qualcun altro, o che una decisione non trovi d’accordo tutti. Ma bisogna rispettare il modo di lavorare dell’altro. Se il Papa continua a volere al suo fianco il cardinale Bertone e’ perche’ ha la sua fiducia”.

L’OPINIONE DI VEGLIO’ – Vatileaks e la vicenda dei “corvi” trafugatori di notizie con l’arresto dell’ex maggiordomo Paolo Gabriele rappresentano ‘una dura prova’ per Benedetto XVI che rafforza pero’ nei cardinali della Curia romana ‘l’orgoglio di servire un Papa straordinario’. Mentre i presunti scontri tra porporati, e in particolare il braccio di ferro sul segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, non sono altro che retroscena giornalistici ‘ispirati dalla ricerca del sensazionalismo a tutti i costi’. La pensa cosi’ uno dei capi dicastero vaticani, presidente del pontificio consiglio della Pastorale per i Migranti, il cardinale Antonio Maria Veglio’, creato proprio da Benedetto XVI nel concistoro di quest’anno. ‘Sono orgoglioso di servire questa Chiesa e questo Papa – afferma Veglio’ all’ANSA -, una persona straordinaria, di un’intelligenza superiore’. ‘Come ha gia’ detto piu’ autorevolmente in questi giorni proprio Benedetto XVI – spiega -, si sta dando un’immagine del tutto distorta della Chiesa. In questi giorni, lo dico con affetto, ho persino dubitato un po’ dell’intelligenza dei giornalisti perche’ sulle pagine dei quotidiani si leggono cose evidentemente ispirate dalla necessita’ di fare del sensazionalismo a tutti costi e che non di rado sconfinano quasi nella stupidita’. Tanto per cominciare – continua – perche’ sappiamo bene che la Chiesa e’ stata affidata da Gesu’ agli uomini ma e’ di Gesu’, la Chiesa e’ sua e in essa vi agisce lo Spirito Santo’. ‘Certo – prosegue Veglio’ – ci sono dei momenti piu’ difficili come quello che stiamo vivendo ora, delle prove da superare, il Papa lo ha detto chiaramente e dispiace perche’ sono cose che fanno soffrire il Papa e la Chiesa ma ribadisco, la Chiesa non e’ il Papa e i cardinali, questa e’ una concezione clericale. La Chiesa e’ l’insieme dei preti, dei religiosi, dei missionari, dei laici, Chiesa siamo tutti noi’. Ma e’ possibile che uomini di chiesa abbiano sbagliato? ‘Certo – ammette Veglio’ -, e’ possibilissimo, uomini di Chiesa ed anche del Vaticano. C’e’ un aneddoto riguardante Napoleone che era intenzionato a distruggere la Chiesa e il cardinal Consalvi gli fece notare che non ci sarebbe riuscito poiche’ nell’impresa non erano riusciti nemmeno i preti. Si ammette la possibilita’ di sbagliare, si ammette che in questo momento c’e’ stato qualche cosa che non va pero’ la Curia romana non e’ divisa’. ‘Siamo tutti con il Pontefice – sottolinea Veglio’ -. Ci sara’ qualcuno, qualche corvo come sono stati chiamati, che per interessi suoi fa queste cose, non so per quale motivo. Ma io mi sento contento di servire la Chiesa sotto questo Papa, una persona eccezionale. Ogni tanto i giornali lo dipingono come una persona quasi perduta, ma quando mai? E’ un uomo di una intelligenza superiore, basta leggere quello che scrive. Questi laici che lo criticano – aggiunge – mi fanno ridere perche’ non gli arrivano nemmeno alla caviglia’. Il Papa, conclude, ‘avra’ tutta la serenita’ e la lucidita’ di andare avanti, non sono queste le cose che possono spaventare la Chiesa’.

SE LA CHIESA NON SI SPAVENTA – Il messaggio insomma è chiaro. Stanno tutti con quello che in una lettera al Papa viene indicato come massone, l’accusa più infamante per un cattolico insieme a quella di essere comunista. E anche Ratzinger sembra che non sia per nulla determinato a cambiare il segretario di Stato, per lo meno fino a quando non uscirà qualcosa di concreto nei suoi confronti. Il suo papato, d’altronde, è vecchio: nel senso che l’anzianità di Benedetto XVI lo mette nella posizione di voler pensare che se c’è da cambiare, lo farà il suo successore. Tanto più che anche la parte opposta, secondo il Papa, non è composta di sant’uomini. Il corvo e l’ex presidente dello Ior sono l’uno due battuto da Bertone ai suoi avversari. E loro non vinceranno la partita con le chiacchiere.

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