Nei paesi in via di sviluppo, scrive The Independent, circa 215 milioni di donne non hanno accesso alla contraccezione né ad alcuna forma di family planning. Sono costrette quindi ad avere delle gravidanze, spesso loro stesse poco più che bambine e condannate ad una situazione di minorità, povertà e disagio. Non aiuta certo l’atteggiamento delle religioni più influenti, come cristianesimo e islam, che condanna il controllo delle nascite e il ricorso a metodi contraccettivi e spinge ad una iper-natalità che non fa altro che aggravare la situazione di certi paesi.
Queste donne, che sono tra le più povere al mondo, incidono per circa l’82% su 75 milioni di gravidanze non volute stimate in tutto il pianeta ogni anno. Per aiutarle e garantire loro il diritto ad una scelta responsabile, il governo britannico e la Bill and Melinda Gates Foundation hanno intenzione di organizzare un summit sul tema il mese prossimo. E di donare circa 120 milioni di sterline l’anno, per favorire l’accesso alla contraccezione per i prossimi otto anni. Ma l’ammontare totale dei fondi stanziati sarebbe di circa 2,6 miliardi. Per attivare cliniche e centri medici capaci di fornire supporto e assistenza.
Un report diffuso al Parlamento inglese da Andrew Mitchell dell’International Development Secretary ha snocciolato dati preoccupanti sulla condizione delle donne, specie nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia del Sud. Dana Hovig, della Marie Stopes International, ricorda che ogni anno 358mila donne – la maggior parte delle quali non ha scelto di rimanere incinta – muoiono in gravidanza o durante il parto. Altre 47mila muoiono a causa di aborti praticati in maniera non sicura. In particolare in Uganda circa il 10% delle nascite riguarda ragazze sotto i 15 anni, in un paese dove il tasso di crescita demografica è tra i più alti al mondo (circa il 3,3% annuo).
Mentre l’amministrazione Bush ha ritirato nel 2002 i fondi Usa per lo United Nation Population Fund perché si riteneva che sostenesse gli aborti forzati, Obama ha ripristinato l’erogazione di denaro. Si stima che circa altre 90mila donne potrebbero essere salvate ogni anno se venisse implementato nel mondo il servizio di controllo medico. E Babatunde Osotimehin, direttore esecutivo del fondo Onu, ribadisce che garantisce che il “family planning è il più importante intervento per lo sviluppo umano in quelle aree” perché “permette ai giovani di fare scelte sulle loro vite” e “consente alle donne di avere il numero di bambini che vogliono e che possono accudire”, dando la “possibilità di proteggersi da malattie infettive”.