Calza a pennello l'uscita editoriale (gennaio 2009) del volumetto di cento
pagine dell'accademico di diritto pubblico, Michele Ainis. Il gustoso pamphlet,
intitolato polemicamente Chiesa padrona. Un falso giuridico dai Patti
Lateranensi a oggi (ed. Garzanti) si pone per fortuna in controtendenza ai
festeggiamenti istituzionali dell'80° anniversario del Concordato, la cui
parziale modifica del 1984, a quanto pare, viene considerata del tutto
irrilevante ai fini dell'impianto complessivo favorevole agli indiscussi
privilegi della chiesa romana.
Basti p.es. pensare alla recente immissione in ruolo degli insegnanti di
religione cattolica o al fatto, ben ricordato dall'autore, che le istanze di
nullità dei matrimoni religiosi vengono utilizzate, in sede civile, per far sì
che il coniuge più ricco non debba versare gli alimenti a quello più povero.
Le prime trenta pagine sono dedicate alle assurde elargizioni pubbliche
(statali e regionali) a beneficio di istituzioni cattoliche gestite in maniera
del tutto privata: si riferiscono agli anni 2000-2008, con brevi puntatine a
talune scandalose date storiche. Queste sono, diciamo, le pagine più
"finanziarie" del volumetto, che per il resto svolge la sua argomentazione
sposando tesi costituzionaliste a favore della laicità statale.
Il pamphlet è chiaramente un invito a rimuovere tout-court dagli
articoli fondamentali della Costituzione quell'obbrobrio pattizio denominato
"articolo 7", lì finito per motivi esclusivamente politici, con l'avallo
decisivo - come noto - dei comunisti di Togliatti, preoccupati di non fare di
una questione per loro marginale, quale quella religiosa, occasione di
spaccature giacobine in un paese sconvolto dalla guerra e da vent'anni di
fascismo.
L'incongruenza di quell'articolo, con cui s'ammette la presenza di due Stati
sovrani all'interno del nostro paese (cui però si dovrebbe aggiungere quello che
detiene le tante basi Nato, senza dimenticare che anche la Repubblica di San
Marino gode di ingiustificati privilegi), è oggi resa ancor più evidente non
solo dall'accresciuta laicizzazione della società civile, ma anche dalla sua
aumentata pluriconfessionalità, dovuta ai fenomeni migratori. Qui però veniamo
al punctum dolens del pamphlet.
L'autore avrebbe dovuto focalizzare meglio la sua attenzione sul fatto che il
crescente laicismo dei movimenti sociali risulta di gran lunga superiore alla
consapevolezza che di questo valore si ha a livello politico-istituzionale,
dove, in questo momento, si fa persino fatica a riconoscere alle confessioni
a-cattoliche il diritto a manifestare la propria diversità dal Vaticano. Eppure,
se non si valorizzano questi movimenti laicisti, è assai dubbio che la politica
ufficiale, quella parlamentare, sarà in grado di rimuovere, da sola, il suddetto
articolo.
In tal senso ci pare singolare che all'autore sia sfuggito che l'art. 8, in
cui vorrebbe far rientrare, peraltro giustamente, i rapporti dello Stato con
tutte le confessioni, ivi inclusa la cattolico-romana, se è sufficiente per
garantire l'equidistanza laica dello Stato nei confronti delle religioni, non lo
è certo quando è in gioco la tutela dell'atteggiamento non-religioso.
E' vero che l'art. 8 può essere ritenuto non idoneo a garantire un diritto
del genere, ma allora perché non dire che anche l'art. 19 resta inadeguato a
soddisfare le esigenze del laicismo nazionale? Il diritto assente nella nostra
Costituzione è proprio quello che non assicura la libertà "da" qualsiasi
religione.
Dovrebbe essere oggi lapalissiano (ma sappiamo bene che non lo è) il fatto
che i cittadini vanno rispettati non solo a prescindere dalle loro fedi
religiose, ma anche a prescindere dall'atteggiamento che hanno nei
confronti della religione qua talis: atteggiamento che può essere anche
agnostico e persino ateo.
Questo aspetto cruciale della laicità va inserito esplicitamente proprio
all'interno del dettato costituzionale, in quanto non può essere sufficiente
limitarsi a una generale legge sulla questione religiosa, auspicata dall'autore,
con cui si vorrebbe sanare, una volta per tutte, quell'ingiustificata asimmetria
a favore dello Stato del Vaticano, la cui religiosa anomalia si pone a livello
mondiale.
Non ci sarà mai alcuna giuridica e politica separazione di chiesa e Stato se
sul piano etico e filosofico non si arriva a riconoscere all'opzione ateistica
una piena legittimità costituzionale.
Fonte: Ainis Michele, Chiesa padrona. Un falso giuridico dai Patti Lateranensi a
oggi, 2009, Garzanti Libri
http://www.homolaicus.com/diritto/chiesa-padrona.htm