Il consiglio comunale di Alcalà de Henares però vuole mettere mano alla situazione.
Da qualche parte succede. El Pais ci comunica che la municipalità di Alcalà de Henares, in Spagna, vuole obbligare la chiesa locale di pagare le imposte sulla proprietà in tutto il territorio.
TASSA - La Chiesa dovrà quindi pagare la versione locale dell’Imu, detta Ibi. A favore della norma hanno votato tutti i partiti presenti nel consiglio comunale. Il sindaco, il conservatore Bartolomé González ha confermato che non verranno fatti sconti. Questa posizione ha trovato il favore dei comuni vicini, con la municipalità di Móstoles pronta a proporre una norma simile. Eppure la Chiesa è pronta a dare battaglia visto che negli accordi bilaterali siglati tra Vaticano e Spagna dopo la morte di Franco le proprietà della Chiesa dovevano essere “esentate” dal pagamento dell’Ibi.
QUATTRO MILIARDI DI EURO - Secondo il Partito Socialista questo accordo non può valere in eterno in quanto le proprietà ecclesiastiche dedicate al commercio ed affittate a conto terzi rappresentano un’attività economica. Il socialista Fernando Fernández ha confermato che la Chiesa dovrebbe versare il suo contributo per le 100 mila proprietà presenti in tutta la Spagna. Questa tassazione potrebbe portare nelle tasche dello stato qualcosa di quattro miliardi di euro.
CONTRO OMOSESSUALITA’ E ABORTO - L’arcivescovo di Madrid Antonio María Rouco Varela ha risposto che la Chiesa pagherà l’Ibi solo se la legge verrà cambiata. Stante così le cose nessuno verserà una lira. Il vescovo di Alcalá Juan Antonio Reig Plà ha fomentato l’ambiente cittadino la scorsa settimana in occasione del sabato santo con attacchi mirati contro omosessualità e aborto. Nel suo sermone il vescovo ha attaccato questi “vizi” dichiarando che sono fatti apposta per corrompere le menti dei giovani e che queste portano all’inferno.
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