In una Chiesa che ha il suo "mercato" più promettente non in Europa ma in America latina, Africa, Asia e persino negli Stati Uniti, gli indicatori convergono su un solo candidato: il cardinale canadese Marc Ouellet
ROMA, 10 giugno 2012 – La Chiesa cattolica è come la Fiat-Chrysler. Langue in Italia e in Europa, rivà forte negli Stati Uniti, ha il più promettente mercato nel resto del mondo. Con un pensierino a chi sarà il futuro papa.
La nazione che oggi ha il più alto numero di cattolici è il Brasile, con 134 milioni, più che l'Italia, la Francia e la Spagna messe assieme. Lì il cattolicesimo è riuscito a far fronte a una concorrenza agguerrita, che nei decenni passati gli ha inferto seri colpi. Perché quando tra le élite cattoliche neomarxiste era in voga la teologia della liberazione i fedeli non si convertirono in massa al suo verbo. Passarono a milioni alle nuove Chiese pentecostali, con le loro celebrazioni festose, la musica, il canto, le guarigioni, il linguaggio ispirato. Ma oggi questo esodo si è arrestato. Anche nella Chiesa cattolica i fedeli trovano quel calore di partecipazione e quella fermezza di dottrina che tre, quattro secoli fa fecero il successo delle Riduzioni, le missioni dei gesuiti tra gli indios. L'anno prossimo la giornata mondiale della gioventù sarà in Brasile. Papa Joseph Ratzinger ha promesso che ci sarà.
Poi ci sono le tigri asiatiche. La Corea del Sud ne è l'emblema. Lì i cattolici aumentano con ritmi stupefacenti, con ogni anno decine di migliaia di nuovi battezzati adulti. Sono stati l'anima del movimento popolare che pacificamente rovesciò le dittature militari. E sono parte attiva dei ceti produttivi che hanno fatto il miracolo economico coreano. Nella capitale Seul i cattolici sono oggi il 15 per cento, quando solo mezzo secolo fa neppure esistevano. E come in una grande azienda, la Chiesa cattolica coreana si è data l'obiettivo di convertire entro il 2020 il 20 per cento della popolazione: "Evangelizzazione Venti Venti" è il titolo del programma.
In Asia, le Filippine sono l'unica nazione nella quale i cattolici sono maggioranza, con 76 milioni di fedeli. Ma oltre che in Corea, il cattolicesimo è in crescita in vari altri paesi. Anche e più dove è perseguitato, come in Cina.
Lì le stime sul numero dei cristiani, cattolici e non, oscillano da un minimo di 16 milioni a un massimo di 200. Rodney Stark, studioso tra i più accreditati, individua in 70 milioni la cifra più realistica. Le donne si convertono in misura doppia degli uomini. E le conversioni sono più frequenti nelle città, soprattutto tra i ceti emergenti e più agiati. Chi visita le università cinesi resta sorpreso dal clima che vi si respira, più palpabilmente "cristiano" che in tante università occidentali.
Per non dire dell'Africa. Sotto il Sahara, nell'ultimo secolo, i cattolici sono passati da meno di 2 milioni a 130 milioni, con un impeto missionario che non ha precedenti nei duemila anni di vita della Chiesa. Il carattere più sorprendente di questa espansione è che essa è partita dall'Europa proprio mentre la Chiesa lì ansimava, sotto l'incalzare di una cultura e di poteri ostili al cristianesimo.
Ma le sorprese non sono finite. Negli Stati Uniti, la Chiesa cattolica ha resistito meglio delle Chiese protestanti storiche all'avanzata della secolarizzazione proprio dove ha rifiutato di allinearsi alle culture e ai modi di vita dominanti. E oggi appare molto più attiva sulla scena pubblica non solo grazie ai nuovi vescovi "affermativi" che la guidano, ma anche per la presenza tra i suoi fedeli di schiere sempre più numerose di immigrati dall'America latina. Per Benedetto XVI la Chiesa degli Stati Uniti è la prova che lo spegnimento della fede non è il destino ineluttabile dell'Occidente.
Insomma, la metamorfosi in atto nel cattolicesimo mondiale è tale che, a voler fare un esercizio di scuola, il candidato a papa che più vi corrisponde è oggi senza ombra di dubbio il cardinale Marc Ouellet, 68 anni, plurilingue, canadese, già arcivescovo del Québec, cioè di una regione delle più secolarizzate del pianeta, valente teologo di scuola ratzingeriana, oggi prefetto della congregazione vaticana che sceglie i nuovi vescovi, e soprattutto per molti anni missionario in America latina (Sandro Magister).
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