venerdì 7 ottobre 2011

LA CONTROSCIENZA - UNO SQUARTO DAL PONTE








Inauguriamo una serie di articoli “tosti” sulla scienza killer. Ovvero, le menzogne assassine dei colossi ufficiali della medicina smascherate dai coraggiosi ricercatori di Science and Democracy.

Articolo di Rita Pennarola
E’ ormai da qualche anno che a New York un allarme silente e’ scattato nelle case. Attenti: quando chiamate il 118 per un familiare in gravi condizioni potrebbero arrivare le “squadrette della morte”: giungono in un baleno e, prima ancora di verificare

se le sue condizioni siano recuperabili, gli praticano una fiala di eparina, poi effettuano un crash cerebrale, una pratica definita in gergo “Minnesota”, con annientamento del cervello sul piano cognitivo, ma non su quello metabolico. In pochi minuti ecco trovato un nuovo donatore di organi, pronto a colmare la fame di fegati, cuori, reni e cornee che negli Stati Uniti (ed oltre) letteralmente dilaga. Per questo “geniale” procurement l’èquipe ricevera’ qualcosa come 100mila dollari. Cash. Visto che non ci sara’ nemmeno bisogno di convincere i parenti a donare gli organi.
La rivelazione arriva da un chirurgo di fama internazionale, Rocco Maruotti. Lui e’ un foggiano di origine, vive da sempre a Londra ed ha esercitato per decenni la sua attivita’ nelle sale operatorie di Pittsbourgh. Oggi, dopo un atroce dramma familiare, e’ entrato nella crescente schiera di ricercatori ed intellettuali afferenti a Science and Democracy, centinaia di uomini e donne che in tutto il mondo si battono per restituire dignita’ e diritti ad esseri umani sempre piu’ massacrati e mercificati dalle logiche del profitto, in medicina ed oltre.
«Quando si arriva in ospedale con un familiare gravissimo o questo viene soccorso in casa dall’ambulanza, in genere sono anche i familiari a perdere ogni barlume di lucidita’. Sopraffatti dal panico, diventano la preda ideale per la speculazione. Lo sanno bene i professionisti dell’e-procurement, che studiano per anni le tecniche di marketing da applicare in questi casi. Primo: non bisogna dare ai familiari nemmeno un istante per pensare; secondo: evitare in qualsiasi modo l’approccio diretto col malato, niente carezze o tentativo di risveglio. La persona in trauma cranico o colpita da ictus e’ gia’ un ammasso di organi da espiantare, nulla deve ricondurre alla sua personalita’, a sentimenti come amore o speranza». Piuttosto, tutto deve confluire nei messaggi propagandistici intorno al concetto di eternita’.
Fra le slides mostrate da Rocco Maruotti ce n’e’ una che agghiaccia piu’ delle altre. E’ la locandina di una pubblicita’ affissa in diversi posti degli States e mostra una giovane e bella ragazza dallo sguardo ammiccante. La scritta: “C’e’ un solo modo che voi avete per entrare dentro questa ragazza, donarle i vostri organi». In basso, le modalita’ di acquisto della “Donor card”.
IL BOIA DELL’ ESPIANTO
Non usa mezzi termini, il professor Maruotti. E va giu’ ancor piu’ duro: «il donatore di organi e’ atteso da una morte tripla. La prima, quando subisce il trauma cranico. La seconda, quando viene artificiosamente “resuscitato” per essere curarizzato e subire l’espianto; la terza quando gli vengono amputati i grossi vasi per prelevare i suoi organi mentre il cuore batte». Maruotti parla di una «agonia prolungata» che non trova eguali nella storia dell’umanita’. E ricorda quel boia dei penitenziari statunitensi, che si vantava di uccidere in meno di 9 secondi per accorciare il tempo della sofferenza. O ancora il genocidio dei nazisti, «che almeno non chiedevano alle vittime o ai loro familiari di apporre una firma di assenso al proprio omicidio». Nei trapianti non e’ cosi’: «tu firmi e l’agonia dura non meno di 24-48 ore». La “colpa”, quella dannata “colpa”, e’ degli air bag, che salvano ogni anno la vita a centinaia di migliaia di persone coinvolte in incidenti stradali. Per esempio, il tasso di mortalita’ sulle autostrade italiane e’ passato dall’1,14% del 1999 allo 0,52 del giugno 2010. E il Progetto Mister della Regione Emilia Romagna ci ricorda che gli incidenti stradali rappresentano infatti la prima causa di morte per la popolazione di eta’ compresa tra i 14 e i 29 anni.
Senza contare le regole per la sicurezza sul lavoro, i caschi obbligatori agli operai nei cantieri… Cosi’ vanno “perse” altrettante giovani vite in grado di donare organi e i reparti ospedalieri rischiano la chiusura. Che facciamo? Scendiamo in piazza per salvare i posti di lavoro ai chirurghi trapiantisti rimasti disoccupati? O vogliamo organizzare una colletta per rimpinguare le casse di Big Pharma, i cui farmaci anti-rigetto (in primis la Cyclosporina della Novartis) restano ad ammuffire per mesi negli scaffali? I ricercatori di SeD ricordano in proposito che l’industria farmaceutica spende il 75% in attivita’ di marketing, mentre mediamente solo il 20% e’ dedicato alla produzione e appena il 2% alla ricerca.
QUEL SALAME COSI’ UMANO
E cosi’ l’orrore non ha fine. Maruotti racconta cosa ha visto con i suoi occhi in Cina: un salame di carne umana. Carne scadente, naturalmente, visto che si tratta di muscoli e grasso dei detenuti, condannati ad esecuzioni capitali, non senza essere stati prima accuratamente espiantati. Loro erano cattivi (magari avevano osato protestare nelle piazze contro gli abusi del regime). Ma gli organi, beh, quelli dovevano essere buonissimi: prima l’espianto, poi l’esecuzione capitale. Infine, siccome del maiale non si butta via niente, ecco con gli avanzi di quei prigionieri una serie di belle collane di salami. A Pechino e dintorni pare ci sia chi le acquista. Magari solo come souvenir.
«Il principio – riprende Maruotti – come e’ stato giustamente affermato da diversi antropologi, e’ quello del cannibalismo. Ecco, l’espianto-trapianto e’ una forma di cannibalismo non orale, una situazione in cui riusciamo a non sentirci in colpa, martellati come siamo dai condizionamenti medico-mediatici. E’ insomma in atto un processo di de-umanizzazione, compresa la tendenza a concepire i diversi, e quindi anche gli ammalati gravi, come non-umani. Cosi’ accadeva al popolo che assisteva alle esecuzioni capitali nelle piazze, incitando il boia».
LA RIVOLTA DEI CAMICI
A fronte di una spesa crescente per le attivita’ di procurement, ivi comprese le sempre piu’ sofisticate tecniche di persuasione dei familiari, ad infliggere un duro colpo alle frenesie trapiantistiche sta provvedendo una presa di coscienza – tanto inattesa, quanto generalizzata – estesa alla intera classe medica. In Italia il Sistema Informativo Trapianti annesso al Ministero della Salute fino a tutto luglio 2011 segnala che sono stati effettuati 1.100 trapianti su 1.111 donatori. Mancano alcuni mesi alla fine dell’anno, ma il calo appare gia’ sensibile rispetto al 2010 (2.875 trapianti) e al 2009 (2.322).
Un gruppo di chirurghi australiani ha affermato categoricamente che c’e’ un solo modo per sottrarsi alla pratica dell’espianto: ribellarsi con ogni mezzo, anche a costo di “dare di matto”, quando il familiare arriva in ospedale in gravi condizioni. «Urlate, minacciate, denunciate!», e’ la loro esortazione.
La levata di scudi da tempo coinvolge anche anestesisti ed infermieri di questi reparti, cui la legge italiana non riconosce alcuna possibilita’ di obiezione. Per quasi tutti, la scelta e’ quella, quando e’ possibile, di chiedere il trasferimento ad un’altra unita’ ospedaliera. Soprattutto da quando le piccole voci, che una volta denunciavano in totale isolamento questi fenomeni, stanno diventando un coro. La notizia e’ sempre quella: non esistono medici donatori di organi. E se ci sono, cio’ avviene solo sulla carta. Lasciate che a donare siano gli altri: il loro motto resta sempre quello.
A Rocco Maruotti il cuore dal petto e’ stato strappato per davvero. Se oggi dedica la sua vita a contrastare, da luminare della scienza, la pratica «aggressiva ed estorsiva» dei trapianti, e’ perche’ lui, proprio lui, il famoso chirurgo di Pittsbourgh, un dannato giorno del 2009 si e’ trovato a passare dall’altra parte. Era tornato da Londra con la famiglia per trascorrere qualche giorno in provincia di Foggia. Con lui il piccolo Sacha, 5 anni, la gioia attesa da una vita. Durante la visita ad una famiglia di amici il bambino si sporge troppo, cade, batte la testa.
Racconta Rocco: «Sono morto io, in quel momento. Me lo hanno portato via. Ero come paralizzato, non sono riuscito ad oppormi all’espianto».
Cosi’ lui, che peraltro di trapianti nel corso della sua lunga professione non ne aveva mai eseguiti, ha trovato la forza per studiare e far conoscere al mondo tutti gli osceni dettagli di questa pratica mortifera, fino a descrivere minuziosamente le tecniche adottate per conferire ai familiari piu’ titubanti quella «magnifica sensazione d’immortalita’ che si acquista donando gli organi dei propri cari». Da li’ partono quelle oceaniche manifestazioni celebrative che sono poi il cuore di tutte le organizzazioni dei cacciatori di organi, lautamente finanziate dai governi. «A queste manifestazioni – aggiunge il chirurgo – non vengono pero’ mai invitati i familiari dei donatori, bensi’ solo i trapiantati. Servono essenzialmente ad oscurare la tragedia della morte, a negare la sofferenza umana. E a sancire il concetto per cui un corpo diventa denaro». Inutile dire che i chirurghi dissenzienti vengono espulsi dalle organizzazioni scientifiche “istituzionali”. Se giovani, restano generalmente senza lavoro.
Per contrastare il linguaggio orweliano della propaganda trapiantistica, Rocco Maruotti adotta nelle sue conferenze in giro per il mondo i termini brutali che i medici usano in questi casi fra loro. Niente “doni”: solo squartamento ed eviscerazione di pazienti ancora vivi.
LA CASTA SCIENZA
La sezione italiana dell’associazione internazionale Science and Democracy e’ guidata da un matematico, il professor Marco Mamone Capria dell’Universita’ di Perugia. Decisamente una bella testa e una mente ancor piu’ illuminata. A proposito del diritto che i cittadini hanno di criticare la scienza, ecco cosa scrive Mamone: «Se si possa criticare la scienza senza per cio’ stesso meritarsi l’accusa di irrazionalismo e’ questione non solo dotata di intrinseco interesse, ma cruciale per chi e’ interessato al problema del controllo democratico della scienza. La tesi oggi maggiormente diffusa al riguardo e’ negativa, e la si puo’ riassumere come segue. La scienza e’ un’attivita’ dotata di una forte ed essenziale componente specialistica, che impedisce al non specialista di intervenire in maniera significativa sulle sue produzioni. (…)». Percio’, «chi pensa di poter criticare la scienza senza “farne parte”, e’ un illuso; bisogna isolarlo perche’, rifiutando la razionalita’ scientifica, egli mette a repentaglio i fondamenti del consorzio civile e apre la strada a un ritorno alla barbarie».
Cosi’ nasce quella “casta” che dalla medicina dei trapianti alle sciagure nucleari, fino ai disastri ambientali, sta mettendo a repentaglio i destini del pianeta e della stessa umanita’, senza che nessuno, dall’esterno, possa avere a che dire alcunche’. Altro che magistrati o politici, sembra dirci Mamone: la casta piu’ pericolosa e’ proprio quella della scienza per cosi’ dire canonizzata e ufficiale.
Un ottimo motivo per passare dall’altra parte e aderire a Science and Democracy, che ad aprile scorso ha celebrato in Italia i suoi primi dieci anni con l’arrivo di ricercatori fuori dal coro provenienti da universita’ ed istituti di ricerca di mezzo mondo. In prima fila, anche Rocco Maruotti.
Di una scienza «oligarchica e autoritaria», come la definisce Mamone, oltre che plutocratica, i segnali non mancano. A partire da quella modulistica che oggi il ministero italiano pretende per concedere i (sempre piu’ rari) finanziamenti alla ricerca. Una modulistica in cui si e’ tenuti ad indicare “cosa si intende scoprire” e quanti “anni/uomo” impieghera’ la ricerca. E’ il “peer review system” anglosassone, che nei paesi in cui vige da decenni e’ stato piu’ volte criticato. «Ma – fa osservare Mamone – risulta particolarmente gradito ai governi, perche’ possono cosi’ razionalizzare a fini pubblici le proprie decisioni mediante l’avallo di un’opinione scientifica gia’ in partenza irreggimentata e piu’ facilmente controllabile».
R. P.