Finirà nel nulla, spazzato sotto al tappeto come tutte le altre sporcizie di questi ultimi anni che per un caso sono finite sui giornali, anche quest’ ultimo segno della contiguità malata del Vaticano col potere: il Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che chiama al telefono il faccendiere Lavitola. Il quale, a sentire le intercettazioni pubblicate sul Corriere, doveva essere uno snodo essenziale per arrivare a Berlusconi.
“Uno che conta” forse ancor più di Bisignani, se accompagnava il premier persino nei viaggi di Stato. In Inghilterra il più importante ministro del Governo Cameron si è dimesso perché si portava dietro un amico, ma qui siamo molto più evoluti. Sappiamo stare al mondo.
E quindi anche la Chiesa, seconda a nessuno in sapienza mondana, sa quali campanelli suonare o, per meglio dire, quali numeri di telefono comporre. Si dirà: ma figurati, quello millantava, è chiaro: vedrai che arriverà prontissima la smentita del Vaticano. Io non ci giurerei: perché se per caso esiste l’ intercettazione anche della conversazione col cardinale Bertone, visto che Lavitola, indagato, aveva il telefono sotto controllo... pensa che figura.
Nessuno renderà conto a nessuno, tutto rimarrà segreto. I cattolici non hanno diritto di sapere. Non lo devono avere gli italiani, che fra poco si vedranno calare la legge bavaglio sul piatto, figuriamoci i cattolici, appartenenti a una comunità che non è nemmeno una democrazia. E che sembra cercare di assomigliarvi sempre meno.
Quindi la domanda rimarrà per aria come uno sbuffo di fumo, un rumore nella notte misterioso e indecifrabile, un movimento sospetto appena percepito con la coda dell’occhio. Cosa mai poteva volere il Segretario di Stato vaticano dal faccendiere Lavitola? Boh…
E poi, puff!, sarà sembrato solo uno strano sogno, come quelli che ti afferrano di nuovo, a tradimento, dopo che la radiosveglia ti ha appena strappato dal sonno con le notizie del giorno.