13 ottobre 2011 - Un documentario americano paragona l’ interruzione volontaria di gravidanza alla Shoah.
Si chiama 180 ed è un documentario che punta a “cambiare il nostro punto di vista sull’ Aborto”: paragonandolo all’ Olocausto. L’autore, Ray Comfort, passa praticamente la metà del tempo del cortometraggio, lungo appena mezz’ora, a chiedere ad ogni americano che incontra cosa pensi di Hitler, dell’ Olocausto e della Shoah.
Si chiama 180 ed è un documentario che punta a “cambiare il nostro punto di vista sull’ Aborto”: paragonandolo all’ Olocausto. L’autore, Ray Comfort, passa praticamente la metà del tempo del cortometraggio, lungo appena mezz’ora, a chiedere ad ogni americano che incontra cosa pensi di Hitler, dell’ Olocausto e della Shoah.
Parla con neonazisti ed ebrei, parla con cittadini comuni e chiede se “ucciderebbero la madre di Hitler” o il bambino nella culla, se potessero: in molti, pur professandosi di idee liberali, dicono di sì.
PARALLELI – E come racconta l’ Huffington Post è a quel punto che avviene la virata. “Comfort prende atto delle loro risposte e gli chiede di considerare quanto sia diverso uccidere per ordine di Hitler e praticare un aborto”: insomma, chiede l’autore, che differenza c’è fra sterminare migliaia di ebrei e impedire la nascita di migliaia di bambini? “Abbiamo un Olocausto in America, veri bambini vengono uccisi per la scelta della donna, ed è tutto legale. E’ come la Germania nazista: Hitler lo fece legalmente”.Messi davanti alla questione posta in tale maniera, in molti hanno cambiato idea rispetto alla libertà di scelta della donna: non dovrebbe essere concesso di abortire, visto che non è concesso il genocidio. A metà fra tattica psicologica e paradosso storico, 180 sta diventando virale fra i gruppi della galassia “pro-life” americana, che organizzano visioni di gruppo, se lo passano a vicenda e invitano alla diffusione. Ci sono già le testimonianze di come il documentario possa far cambiare idea alle persone.
PARALLELI – E come racconta l’ Huffington Post è a quel punto che avviene la virata. “Comfort prende atto delle loro risposte e gli chiede di considerare quanto sia diverso uccidere per ordine di Hitler e praticare un aborto”: insomma, chiede l’autore, che differenza c’è fra sterminare migliaia di ebrei e impedire la nascita di migliaia di bambini? “Abbiamo un Olocausto in America, veri bambini vengono uccisi per la scelta della donna, ed è tutto legale. E’ come la Germania nazista: Hitler lo fece legalmente”.Messi davanti alla questione posta in tale maniera, in molti hanno cambiato idea rispetto alla libertà di scelta della donna: non dovrebbe essere concesso di abortire, visto che non è concesso il genocidio. A metà fra tattica psicologica e paradosso storico, 180 sta diventando virale fra i gruppi della galassia “pro-life” americana, che organizzano visioni di gruppo, se lo passano a vicenda e invitano alla diffusione. Ci sono già le testimonianze di come il documentario possa far cambiare idea alle persone.
“Ero in una clinica per aborti col mio portatile, e due ragazze si sono fermate e hanno guardato il trailer. Poi hanno guardato l’intero DVD. Una di loro era incinta di quattro mesi, l’altra di tre. Stavano per abortire, erano il lacrime, mi hanno abbracciato e hanno scelto di far nascere i bambini e di scegliere invece l’adozione. Ho pianto anch’io: sia benedetto Dio per 180″.
VIRALE – Ma il paragone con l’ olocausto proprio non è stato gradito da chi quella stagione l’ha vissuta in prima persona. “E’ blasfemo ridurre una tragedia di proporzioni così monumentali ad una tragedia umana, e l’aborto è una tragedia umana”, scrive Elie Wiesel che commenta la vicenda con l’Huffington Post. D’opinione opposta sono ovviamente i media cristiani che festeggiano i cinquecentomila click sul video. Sono molte le persone e le famiglie che si dichiarano veri e propri fan del documentario.