I tradizionalisti devono firmare un "Preambolo dottrinale" per rientrare nella Chiesa con uno status simile all' Opus Dei. "Legittima discussione" su aspetti del Concilio Vaticano II.
Alessandro Speciale - Città del Vaticano.
La Santa Sede è pronta ad arrivare ad una piena riconciliazione con i tradizionalisti lefebvriani, purché questi accettino i contenuti di un breve “Preambolo dottrinale”: è quanto emerso dall’ incontro che si è tenuto questa mattina in Vaticano tra il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Lefebvre. [.
..]Alessandro Speciale - Città del Vaticano.
La Santa Sede è pronta ad arrivare ad una piena riconciliazione con i tradizionalisti lefebvriani, purché questi accettino i contenuti di un breve “Preambolo dottrinale”: è quanto emerso dall’ incontro che si è tenuto questa mattina in Vaticano tra il cardinale William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e monsignor Bernard Fellay, superiore della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Lefebvre. [.
Una proposta allettante, per i tradizionalisti, che in cambio dell’ accettazione di quella che viene definita la “base fondamentale” per una “eventuale e auspicata riconciliazione”, verrebbero riaccolti nella Chiesa cattolica con la formula della “prelatura personale” – una struttura canonica di cui fin ad oggi ha goduto solamente l’Opus Dei, slegata dal riferimento a un territorio preciso e libera dalla supervisione dei vescovi locali e delle Conferenze episcopali.
Il “Preambolo dottrinale” offerto oggi ai lefebvriani, come anticipato ieri da Vatican Insider, è un testo sintetico, di due o tre pagine, che riafferma i principi fondamentali della fede cattolica necessari per mantenere l’unità della Chiesa. Il suo contenuto, ha detto però il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, è destinato a rimanere segreto.
In una nota, la Sala Stampa della Santa Sede si limita a spiegare che il testo “enuncia alcuni principi dottrinali e criteri di interpretazione della dottrina cattolica, necessari per garantire la fedeltà al Magistero della Chiesa e il ‘sentire cum Ecclesia’”, ma lascia “alla legittima discussione lo studio e la spiegazione teologica di singole espressioni o formulazioni presenti nei documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero successivo”.
Il “Preambolo dottrinale” non sembra contenere, quindi, una richiesta esplicita di “pieno riconoscimento del Concilio e del magistero di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e dello stesso Benedetto XVI”, come affermato dalla Segreteria di Stato in una nota del dicembre 2009.
L’incontro di questa mattina arriva dopo due anni di colloqui dottrinali che hanno permesso di “chiarire le rispettive motivazioni e relative motivazioni”, sottolinea la Sala Stampa vaticana. Il dialogo della Santa Sede con i lefebvriani era stato riavviato nel 2009 da papa Benedetto XVI con la sua decisione di cancellare la scomunica ai quattro vescovi tradizionalisti, tra cui il controverso monsignor Richard Williamson che in un’intervista aveva negato l’Olocausto.
L’incontro di questa mattina arriva dopo due anni di colloqui dottrinali che hanno permesso di “chiarire le rispettive motivazioni e relative motivazioni”, sottolinea la Sala Stampa vaticana. Il dialogo della Santa Sede con i lefebvriani era stato riavviato nel 2009 da papa Benedetto XVI con la sua decisione di cancellare la scomunica ai quattro vescovi tradizionalisti, tra cui il controverso monsignor Richard Williamson che in un’intervista aveva negato l’Olocausto.
Secondo padre Lombardi, i colloqui di questa mattina sono stati "cortesi" e "vivaci". La risposta dei lefebvriani al documento vaticano è attesa nel giro di qualche mese.
L’offerta del Vaticano, spiega la Sala Stampa vaticana, tiene conto “delle preoccupazioni e delle istanze presentate” dai lefebvriani “in ordine alla custodia dell’integrità della fede cattolica” di fronte a quella che papa Benedetto XVI, nel suo discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, aveva definito “l’ermeneutica della rottura del Concilio Vaticano II rispetto alla Tradizione”, ovvero un’ interpretazione del Concilio che lo metteva in contrapposizione con la storia millenaria della Chiesa.
L’offerta del Vaticano, spiega la Sala Stampa vaticana, tiene conto “delle preoccupazioni e delle istanze presentate” dai lefebvriani “in ordine alla custodia dell’integrità della fede cattolica” di fronte a quella che papa Benedetto XVI, nel suo discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005, aveva definito “l’ermeneutica della rottura del Concilio Vaticano II rispetto alla Tradizione”, ovvero un’ interpretazione del Concilio che lo metteva in contrapposizione con la storia millenaria della Chiesa.