La dieta degli antenati dell'uomo moderno ha iniziato a discostarsi da quella tipica delle grandi scimmie intorno a 3.5 milioni di anni fa. La scoperta è avvvenuta analizzando la composizione isotopica dei denti di un australopiteco ritrovato in Ciad, che ha rivelato un'alimentazione in cui, oltre a frutta e germogli e foglie di alberi, erano presenti prodotti di piante di tipo erbaceo, fra cui le graminacee, che richiedono adattamenti specifici (red)
La dieta degli antenati dell'uomo si è discostata da quella tipica delle grandi scimmie molto prima di quanto si pensasse. A stabilirlo è stato uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Oxford, di N’Djamena, in Ciad; e del Collège de France, che pubblicano in proposito un articolo sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Per arrivare a questa conclusione, Julia Lee-Thorp e colleghi hanno analizzato i rapporti isotopici del carbonio (C 13/C 12) depositato nei denti di Australopithecus bahrelghazali, un ominide vissuto circa 3,5 milioni di anni fa, i cui resti fossili sono stati ritrovati nel 1993 a Bahr el Ghazal, nella regione di Toro Koro, in Ciad: si tratta dunque delll'unica specie di australopiteco scoperta fuori dall'Africa orientale.
Il carbonio presente nei denti deriva infatti da quello assorbito per via alimentare, il quale presenta rapporti isotopici differenti e caratteristici a seconda che provenga da foglie e frutti di arbusti e piante ad alto fusto (piante C3) oppure da vegetali di tipo erbaceo (piante C4).
Nei denti di A. bahrelghazali, i ricercatori hanno identificato la firma isotopica propria di una dieta ricca di alimenti derivati da piante C4, un tipo di alimenti che non fa parte della dieta standard delle grandi scimmie e che rappresenta in qualche misura una sfida dato che per un loro adeguato sfruttamento sono necessari adattamenti a livello sia dentale sia digestivo, poiché sono ricchi sia di fitoliti (depositi di granuli silicei delle cellule vegetali) sia di amidi complessi.
In effetti, fino a non molti anni fa si riteneva che negli antenati dell'uomo moderno questo cambiamento nella dieta fosse avvenuto molto più recente, tanto che la scoperta (avvenuta appena lo scorso anno) che Paranthropus
boisei – vissuto un milione di anni e mezzo fa - avesse un regime alimentare all'85 per cento a base di piante erbacee, era considerata da alcuni una sorta di “aberrazione” isolata.
Il fatto che A. bahrelghazali abbia adottato così precocemente una dieta di questo tipo è messo in relazione dagli autori con la necessità di sopravvivere in un ambiente molto più aperto di quello abitato da altri ominidi contemporanei, come A. afarensis in Africa orientale. I dati paleoambientali raccolti indicano infatti che il paesaggio del bacino del Ciad all'epoca era caratterizzato da una vasta savana, con pochi alberi collocati per lo più ai bordi di un grande lago e dei corsi d'acqua a esso connessi. La sopravvivenza in un habitat simile, evidentemente, era condizionata dalla capacità di ampliare lo spettro degli alimenti utilizzati, includendovi le nuove risorse C4.
http://www.lescienze.it/news/2012/11/13/news/australopiteco_dieta_piante_erbacee_carbonio_denti-1363469/