La selezione naturale prevista da Darwin ha continuato ad agire sull'umanità nonostante i progressi sociali e tecnologici: è quanto afferma una ricerca che ha valutato alcuni parametri chiave relativi al successo riproduttivo in una popolazione preindustriale, che sono risultati del tutto simili a quelli misurati per altre specie. Sarebbe così sfatato un luogo comune che vede l'uomo “civilizzato” sottratto alle leggi evolutive. La ricerca ha però evidenziato un azione diversa su uomini e su donne, mentre non sono state registrate differenze in base al censo. (red)
La specie umana continua a evolversi per selezione naturale e selezione sessuale, nonostante i progressi della tecnologia e della medicina e l'estrema adattabilità alle diverse condizioni ecologiche dimostrate nella sua storia: lo afferma un nuovo studio pubblicato sulle pagine della rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”, a firma di un gruppo di ricercatori di un'ampia collaborazione internazionale. Il risultato è destinato a mettere un punto fermo su un annoso dibattito sull'importanza della selezione darwiniana nell'uomo.
Per verificare se i cambiamenti demografici, culturali e tecnologici portati dalla rivoluzione agricola abbiano influenzato la selezione naturale e sessuale nella nostra specie, gli studiosi hanno analizzato gli archivi di alcune chiese della Finlandia, sfruttando il notevole sviluppo della genealogia di questo paese scandinavo, in cui i registri ecclesiali annotavano non solo le date di nascita e di morte dei fedeli, dei loro matrimoni e della nascita della prole, ma anche alcune informazioni sul censo, utilizzate per la riscossione delle imposte.
Si è così avuto accesso a una base di dati su circa 6000 persone vissute tra il 1760 e il 1849, rappresentative di popolazione umana con diverse caratteristiche adatte agli scopi della ricerca: una monogamia imposta socialmente, un basso livello di accoppiamenti con più partner (non esistendo il divorzio ci si poteva risposare solo se vedovi), un ambiente di vita ecologicamente limitato e definito (gli spostamenti nel paese sono rimasti scarsi fino all'inizio del Novecento) e caratterizzato da tassi di mortalità e fertilità naturali tipici di molte società preindustriali.
Dai registri è stato possibile valutare quattro parametri chiave che definiscono la selezione in termini darwiniani: sopravvivenza all'età
adulta, possibilità di accoppiamento, successo nell'accoppiamento e fertilità per partner. E il risultato è stato sorprendente: se si guarda al successo riproduttivo relativo nell'arco di vita, che misura l'effetto complessivo della selezione, i dati statistici non mostrano significative differenze rispetto a misure analoghe fatte su altre specie.
“Abbiamo dimostrato che una significativa selezione darwiniana ha agito su popolazioni relativamente recenti e che probabilmente essa agisce ancora: gli esseri umani continuano a essere influenzati sia dalla selezione naturale sia dalla selezione sessuale”, ha spiegato Virpi Lummaa, ricercatore del Department of Animal and Plant Sciences, project leader dello studio. “Questo significa che i progressi dell'umanità non hanno impedito alla nostra specie di evolversi ancora, proprio come le altre specie che vivono allo stato selvaggio. Rappresenta un errore comune pensare che l'evoluzione abbia avuto luogo molto tempo fa e che per comprendere noi stessi sia necessario guardare al nostro passato di cacciatori-raccoglitori”.
Un risultato importante e più specifico dello studio è che la selezione darwiniana agisce in modo differente su donne e uomini. “Le caratteristiche che aumentano il successo di accoppiamento hanno più probabilità di evolvere velocemente nel sesso maschile che non in quello femminile”, sottolinea Alexandre Courtiol, ricercatore del Wissenschftskolleg zu Berlin e principal investigator dello studio. “Ciò è dovuto al fatto che accoppiarsi con più partner dimostra di aumentare il successo riproduttivo più nell'uomo che nella donna. Inoltre, sorprendentemente, la selezione sembra aver agito su poveri e benestanti con lo stesso impatto”.
http://www.lescienze.it/news/2012/05/02/news/evoluzione_specie_umana_popolazione_preindustriale_agricoltura-998498/