Nelle persone che sperimentano presunti ricordi di una vita precedente, queste memorie iniziano solitamente a manifestarsi da bambini. Ma se si confronta la registrazione dei racconti originari con quelli fatti da adulti, si scopre che metà di questi non corrisponde affatto ai resoconti infantili, che sono quindi o vistose distorsioni o false memorie. Stranamente, queste persone conservano ben pochi altri ricordi dell'infanzia, e molti preferiscono la "vita passata" (red)
Argomento prediletto di innumerevoli film, i ricordi di “vite precedenti” sembrano per alcune persone un fenomeno reale. Tuttavia a quanto pare mancano decisamente di costanza nel tempo. A stabilirlo è una ricerca condotta a Reykjavik da due psicologi dell'Università d'Islanda, E. Haraldsson e M. Abu-Izzedin, che in un articolo pubblicato sul “Journal of Nervous & Mental Diseas” riferiscono i risultati di una loro ricerca in proposito.
L'esperienza di questi “ricordi” - che ha qualche punto di contatto con quella ben più frequente dei déjà vu - può incidere notevolmente sulle convinzioni e le scelte di chi la sperimenta, anche se non sono stati condotti studi sistematici in proposito.
Per colmare almeno in parte questa lacuna, Haraldsson e Abu-Izzedin sono partiti dall'osservazione che questi presunti ricordi vengono riferiti con maggior frequenza da bambini. Hanno quindi rintracciato 28 adulti, membri della comunità dei drusi del Libano, che negli anni settanta, quando erano bambini, erano stati intervistati in proposito. A registrarne accuratamente i racconti era stato Ian Stevenson, biochimico e psichiatra della University of Virginia School of Medicine, che si dedicò attivamente allo studio di diversi fenomeni parapsicologici.
I ricercatori hanno rilevato che 12 dei 28 soggetti asserivano di avere tuttora ricordi ben precisi della loro vita passata; altri 12 riferivano di averne ancora qualche ricordo.
L'esame delle risposte raccolte in questo nuovo studio, tuttavia, sarà una delusione per chi crede nella reincarnazione. E non tanto perché, sulla trentina di memorie di una vita passata riferite in media da ciascun bambino, gli adulti ne conservavano in media solo otto: il problema
è che metà di questi ricordi non corrispondeva affatto a quelli raccontati molti anni prima.
Dunque – osservano i ricercatori – o le registrazioni di Stevenson erano state lacunose (cosa non molto probabile poiché lo psichiatra era un sostenitore della reincarnazione, alla ricerca di quanti più dati possibile per confortare la sua tesi), oppure metà dei resoconti di oggi sono falsi ricordi o vistose distorsioni di quelli originari. Inoltre, tre dei soggetti non sapevano nemmeno dire se la loro fosse una memoria diretta o un ricordo del fatto che in famiglia se ne era parlato molto.
Stranamente, rilevano ancora Haraldsson e Abu-Izzedin, alla domanda su che cos'altro ricordassero della loro prima infanzia, i soggetti hanno saputo riferire molto poco o addirittura nulla. In compenso, il 21 per cento ha affermato che la sua vita precedente era migliore di quella attuale. In ogni caso, concludono gli autori, non vi sono indizi che la memoria di una presunta vita passata abbia influito negativamente sul percorso esistenziale di queste persone, che svolgono tutte una vita normalmente attiva.
http://www.lescienze.it/news/2012/11/16/news/ricordi_vite_passate_falsi_ricordi-1371291/