sabato 3 novembre 2012

Il sostegno ai politici clericali viene da chi più dovrebbe criticarli

Una mole con­si­de­re­vo­le di stu­di ha di­mo­stra­to come la re­li­gio­ne pro­spe­ri so­prat­tut­to lad­do­ve le ine­gua­glian­ze so­cia­li sono più gran­di. E que­sto spie­ga al­me­no in par­te per­ché una so­cietà ric­ca qual è quel­la de­gli Sta­ti Uni­ti si ca­rat­te­riz­za per tas­si di pra­ti­ca re­li­gio­sa più ele­va­ti ri­spet­to all’Eu­ro­pa. Tut­ta­via nes­su­no, si­no­ra, si era av­ven­tu­ra­to nel cer­ca­re di com­pren­de­re qua­li di­na­mi­che po­li­ti­che ed eco­no­mi­che si in­ne­sca­no su tali pre­mes­se.

Una ri­cer­ca di due stu­dio­si, Ekrem Ka­ra­koç e Bi­rol Bașkan, ha co­min­cia­to a col­ma­re il vuo­to. Ba­san­do­si sui dati del World Va­lues Sur­vey, han­no in­nan­zi­tut­to ri­le­va­to che i più an­zia­ni, i più po­ve­ri, i meno istrui­ti e le don­ne ten­do­no in me­dia a fa­vo­ri­re can­di­da­ti non solo con for­ti cre­den­ze re­li­gio­se, ma an­che ca­pa­ci di la­sciar­si espli­ci­ta­men­te con­di­zio­na­re dal­la fede nel­le loro de­ci­sio­ni di go­ver­no.
Se­con­da “sco­per­ta”: se è scon­ta­to che sia­no i più fe­de­li a so­ste­ne­re con più zelo l’in­fluen­za del­la re­li­gio­ne sul­la po­li­ti­ca, non lo è con­sta­ta­re come que­sto con­cet­to sia tra­sver­sa­le. I ri­cer­ca­to­ri non han­no in­fat­ti in­di­vi­dua­to dif­fe­ren­ze so­stan­zia­li tra cat­to­li­ci, or­to­dos­si, mu­sul­ma­ni e in­dui­sti. L’uni­ca ec­ce­zio­ne si­gni­fi­ca­ti­va è rap­pre­sen­ta­ta dai pro­te­stan­ti. E tut­ta­via, an­che dopo aver pre­so tut­to que­sto in con­si­de­ra­zio­ne, ri­ma­ne co­mun­que il fat­to che chi vive in so­cietà più di­se­gua­li ten­de an­che a es­se­re più cle­ri­ca­le. E ten­de a es­ser­lo quan­to più è po­ve­ro.

L’ul­te­rio­re do­man­da da por­si, come ha fat­to Tom Rees (che su Epi­phe­nom ha se­gna­la­to e com­men­ta­to la ri­cer­ca), è que­sta: fino a che pun­to vo­ta­re per can­di­da­ti cle­ri­ca­li au­men­ta real­men­te l’ine­gua­glian­za so­cia­le?

Se si guar­da l’In­di­ce di Svi­lup­po Uma­no, ela­bo­ra­to dall’Onu, si nota que­sta ten­den­za: più è ele­va­ta l’in­fluen­za del­la re­li­gio­ne, mi­no­re è lo svi­lup­po del pae­se. Agli ul­ti­mi po­sti del­la clas­si­fi­ca tro­via­mo sol­tan­to na­zio­ni ca­rat­te­riz­za­te da leg­gi im­pron­ta­te a dot­tri­ne re­li­gio­se e dall’as­sen­za di atei di­chia­ra­ti, men­tre in te­sta vi sono pae­si am­pia­men­te se­co­la­riz­za­ti sia per quan­to ri­guar­da le co­scien­ze, sia per quan­to ri­guar­da le isti­tu­zio­ni.

Non è del re­sto una no­vità: già gli il­lu­mi­ni­sti, nel Set­te­cen­to, fa­ce­va­no po­le­mi­ca­men­te no­ta­re come la re­li­gio­ne pro­spe­ras­se sull’igno­ran­za. È del re­sto evi­den­te che, quan­do la si­tua­zio­ne è così di­spe­ra­ta da non in­trav­ve­de­re al­cu­na so­lu­zio­ne ra­zio­na­le, quel­le ir­ra­zio­na­li tro­va­no va­ste pra­te­rie in cui pa­sco­la­re. Non sol­tan­to per le (vane) spe­ran­ze che su­sci­ta­no, ma an­che per il po­te­re (po­li­ti­co ed eco­no­mi­co) del­le or­ga­niz­za­zio­ni che le pro­pa­gan­da­no.

Le con­fes­sio­ni re­li­gio­se e le for­ma­zio­ni po­li­ti­che che le so­sten­go­no non han­no al­cun in­te­res­se a ri­dur­re le di­su­gua­glian­ze, per­ché un cam­bia­men­to mi­ne­reb­be il con­sen­so di cui di­spon­go­no. Dal can­to loro i più svan­tag­gia­ti, che non avreb­be­ro al­cun in­te­res­se a fa­vo­rir­le, non sono qua­si mai nel­la con­di­zio­ne di ren­der­se­ne con­to. È un pro­ble­ma noto da più di due se­co­li, ed è sta­to ri­sol­to sol­tan­to lad­do­ve, gra­zie all’istru­zio­ne, alla mag­gio­re li­bertà di espres­sio­ne e al be­nes­se­re, la po­po­la­zio­ne ha ca­pi­to che è pre­fe­ri­bi­le ave­re isti­tu­zio­ni e una clas­se di­ri­gen­te im­pron­ta­te al prin­ci­pio di lai­cità.

http://www.uaar.it/news/2012/11/03/sostegno-politici-clericali-viene-chi-piu-dovrebbe-criticarli/