Nei sacri palazzi del Vaticano prosegue, senza concedersi alcuna sosta, il programma di diffamazione dell’ateismo. Programma che ha una lunga e autorevole tradizione, e che dopo la parentesi conciliare è stato rilanciato in grande stile dagli ultimi due papi. I loro subalterni li seguono disciplinatamente, “obbedienti” e “sottomessi” come pretende il Catechismo.
L’attacco all’ateismo del guardiano dell’ortodossia
L’ultima bordata arriva da mons. Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Non è ancora cardinale, ma è già divenuto responsabile dell’ex Sant’Uffizio: in pratica, “il guardiano dell’ortodossia”. Un incarico ricoperto per ventiquattro anni da un altro tedesco, che lo usò come trampolino di lancio per l’ascesa al pontificato: Benedetto XVI. Il compito assegnato al prefetto è di vigilare sulla “purezza” della dottrina della Chiesa cattolica. E quindi di gettare discredito su ogni portatore sano di eventuali “contaminazioni”.
Il nuovo Ratzinger ha dunque pensato bene di attaccare frontalmente quello che la Chiesa cattolica considera il suo nemico numero uno. Non la mortalità infantile, non la sofferenza del prossimo, ma l’esistenza di persone che fondano la propria vita su valori esclusivamente umani. Intervenendo al quinto congresso mondiale di metafisica, secondo quanto riporta Radio Vaticana ha voluto innanzitutto rassicurare la propria platea: “diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali”, “la fede è anche oggi più che mai “moderna”, e apre dunque alla speranza di fronte al pessimismo di quanti negano “la possibilità della conoscenza di Dio per mezzo della Rivelazione”. Tutto va bene, madama la marchesa.
Se tutto va bene, non si capisce dunque perché, esattamente come il papa, Müller continui a perdere tanto tempo a criticare l’ateismo. La contrapposizione è manichea: “l’ottimismo della visione cristiana del mondo e dell’uomo” si contrappone alla “visione del mondo pseudo-scientifica propagandata dal neo-ateismo” che “viene ai nostri giorni esaltata come programma di opinione da imporre all’intera umanità”. Di qui il “carattere disumano e intollerante” di questa visione nichilista che si maschera con una “morale filantropica e umanitaria”.
Non è finita qui. Müller ammette che la vita è assai breve. Ma proprio per questo motivo “merita profittare del tempo quale risorsa per destarsi dal sonno dell’ideologia dell’autorealizzazione e dell’uomo che si costruisce da sé”. Perché, sottolinea, “l’uomo riconosce se stesso come persona” solo alla luce di Dio: “solo in Dio incontra la pace nella sua ricerca della verità e nella sua tensione al bene”. E solo in Dio realizza la sua piena libertà “sotto forma di amore”. “La forma della libertà umana, quindi, non si realizza nell’opposizione a Dio”, come vorrebbe il neo-ateismo, “ma solo sul fondamento della perfetta libertà spirituale di Dio”.
Non pago, Müller ha rincarato la dose sull’Osservatore Romano. Ha ripreso gli stessi concetti, ha scritto che i libri di Dawkins e Hitchens “promuovono uno stile di vita edonistico improntato all’utile e al profitto”, e ha concluso con accuse ancora più pesanti: “volgendo uno sguardo retrospettivo sull’ateismo politico coltivato dal nazionalsocialismo in Germania o sul programma stalinista di estinzione della Chiesa, realizzato nell’Unione Sovietica, risulta ancora più evidente il carattere disumano e intollerante di tale neo-ateismo. Appare infatti chiaro che il cosiddetto ateismo scientifico difficilmente può opporre resistenza al suo stesso trasformarsi in ateismo quale visione globale del mondo e dunque quale programma politico-totalitario di assoluta disumanità”.
Una rappresentazione falsa e derisoria
Difficilmente qualche lettore delle Ultimissime si riconoscerà in tale descrizione. Né vi si riconosceranno gli esponenti più noti del “nuovo ateismo”: Richard Dawkins, Daniel Dennett, Sam Harris, Michel Onfray, il defunto Christopher Hitchens. Nessuno di essi indulge al nichilismo, nessuno di essi ritiene che la realizzazione di se stessi passi sic et simpliciter per l’opposizione a Dio, nessuno di essi si è particolarmente impegnato a promuovere la ricerca “dell’utile e del profitto”, nessuno di essi rimpiange l’esperienza sovietica – anzi, tutti l’hanno criticata anche duramente. Qui non siamo nemmeno al travisamento, alla creazione dell’uomo di paglia: Müller si limita malignamente a inventarsi qualcosa che non esiste proprio. Letteralmente.
Come l’idea che il nazismo fosse ateo. Come poteva un regime ateo stipulare un Concordato con la Chiesa cattolica solo pochi mesi dopo la presa del potere, mettere fuori legge le associazioni atee, avere un motto quale “Dio è con noi”, avere un führer così affettuoso nei confronti della Chiesa cattolica da farne parte fino alla fine, prendere quale esempio di programma antisemita le bimillenarie parole contro il giudaismo della Chiesa? Semplicemente, non poteva. Il nazismo non era ateo, e il tedesco Müller mente sapendo di mentire.
Altrettanto grottesco è sostenere che ”l’uomo riconosce se stesso come persona” solo alla luce di Dio. Molti increduli sono sempre stati impegnati, “in prima persona”, per la difesa dei diritti civili, tra cui anche quello della libertà di religione e dalla religione. Comprendiamo che al monsignore non piaccia che atei e agnostici costruiscano la propria “personalità” autonomamente, ma proprio per questo avrebbe dovuto, più saggiamente, evitare di imbarcarsi in certe affermazioni. Anzi, paradossalmente, è proprio il fedele cattolico eterodiretto, quello che segue pedissequamente il magistero ecclesiastico che gli impone sottomissione, ad avere più difficoltà a riconoscere se stesso come “persona”, come individualità singola chiaramente distinta dalle altre.
Quanto al “carattere disumano e intollerante” del nuovo ateismo, Müller dimentica di portare evidenze a sostegno delle sue tesi. Perché se l’unica evidenza è rappresentata dalla sua esaltazione quale “programma di opinione da imporre all’intera umanità”, è facile rispondere che non solo non si vede tale esaltazione da parte della cultura dominante, ma anche che un tale programma è né più né meno quello della Chiesa cattolica, che auspica la conversione dell’intera umanità alla propria dottrina.
Demonizzazione e sottovalutazione del fenomeno ateo
Come si vede, il livello argomentativo non è certo elevato. Come non lo è quello di un altro teologo, addirittura anglicano, spesso citato dai media cattolici: Alister McGrath. Nel 2002 scrisse un libro, The Twilight of Atheism (Il crepuscolo dell’ateismo). Purtroppo per lui, soltanto quattro anni dopo sarebbe esploso, con L’illusione di Dio, il fenomeno del new atheism. Ma McGrath non si dà per vinto, e pochi giorni fa è stato intervistato da Avvenire. L’assunto contenuto nel titolo, Nuovi atei al capolinea, è vanificato dalle argomentazioni dell’articolo: la sua tesi, in sostanza, si riduce alle affermazioni confidenziali di una collega, nemmeno citata. Sembra quasi che gli si debba credere per fede.
Tanto sta tramontando l’ateismo che i vescovi cattolici si sono dovuti riunire, per quasi un mese, a discutere di “nuova evangelizzazione”. Nel documento finale hanno scritto che, “anche nelle forme più aspre di ateismo e agnosticismo”, sentono “di poter riconoscere, pur in modi contraddittori, non un vuoto, ma una nostalgia, un’attesa che attende una risposta adeguata”. Non conosciamo alcun non credente che si trovi tale condizione, ma forse la nostra è una visione parziale.
O, più probabilmente, la Chiesa cattolica e il mondo cristiano istituzionale non hanno interesse a capire cosa pensano e cosa vogliono davvero gli atei e gli agnostici. E non voglio nemmeno dotarsi degli strumenti per arrivarci: un po’ come quando l’Inquisizione controriformistica cercava di appiccicare a cristiani non conformisti del Cinquecento etichette eretiche di oltre un millennio prima.
Invitiamo le gerarchie della cristianità a dare un’occhiata alla nostra sezione Ecco gli atei e gli agnostici. Troveranno tante persone che non rientrano nei loro schemi, perché (in genere) sono soddisfatti di come sono e di come conducono la propria vita, riempita dei tanti interessi che hanno e dei tanti ideali che coltivano per costruire un mondo migliore. Per tutti, anche per chi non la pensa come loro. E forse anche i leader cristiani capiranno perché le fila dell’incredulità si ingrossano ogni giorno di migliaia e migliaia di persone di ogni nazionalità. Ora che non ci sono più i Costantini o gli eserciti coloniali a far espandere il gregge cristiano con l’uso della forza e della coercizione, capire sul serio chi sono gli atei e gli agnostici eviterà loro di spararle ancora troppo grosse. E sarà senz’altro assai più utile dell’inventarsi persone inesistenti da demonizzare, in aggiunta alle tre che già adorano.