Alla fine è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo regolamento del Tesoro sull’Imu per attività commerciali della Chiesa e altri enti no profit. Dopo tanti mesi di tentennamenti, soprattutto per le resistenze della Chiesa cattolica che non intendeva versare, il governo Monti ha deciso. L’Uaar è stata tra i primi a denunciare, già ai tempi dell’inchiesta I Costi della Chiesa ormai un anno fa, questo andazzo.
Cosa prevede il regolamento
Sulla base delle nuove disposizioni, le scuole paritarie non pagheranno l’imposta se svolgono attività a titolo gratuito o per mezzo di un “corrispettivo simbolico”, “tale da coprire solo una frazione del costo del servizio, tenuto conto dell’assenza di relazione con lo stesso”. Si intende senza fini di lucro l’attività didattica “paritaria a quella statale”; quando la scuola accetta alunni portatori di handicap e applica la contrattazione collettiva per personale docente e non, adegua le sue strutture agli standard e rende pubblici i bilanci.
Ma proprio sulla questione della retta simbolica si sono levati alti i lamenti delle scuole cattoliche, che già da tempo fanno lobbying per mantenere finanziamenti pubblici e privilegi. Padre Francesco Ciccimarra, presidente dell’Agidae (Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica), su Radio Vaticana ha dichiarato: “questa è la fine per le scuole cattoliche”. E prospetta scenari apocalittici: “tutte le scuole sono in fallimento, le chiuderemo in un anno, licenzieremo 200mila persone”.
Ci si chiede come sia possibile, visto che le scuole private cattoliche prosperavano da molto prima che il governo autorizzasse (con una norma del 2000) il finanziamento delle ‘paritarie’. E che, come noto, si fanno pagare profumatissime rette — dell’ordine di migliaia di euro l’anno per studente — ricevendo in più sostanziosi finanziamenti pubblici, spesso non versando le imposte. Il sospetto è che gli aiutini abbiano pompato un sistema affetto da gigantismo, ma che non è in grado di reggersi da solo a questi livelli.
In caso di immobili “misti” (in parte commerciali), il pagamento dell’Imu sarà “proporzionale” allo spazio utilizzato per le attività di lucro, al numero di soggetti e al tempo di utilizzo che garantiscono compenso. Gli enti che vogliono mantenere l’esenzione dovranno adeguare il proprio statuto entro la fine dell’anno.
Perché il governo continua a bluffare
Ma ci sono dei punti che destano forti sospetti, messi apertamente in evidenza Repubblica. Il quotidiano aveva già parlato, dopo la bocciatura da parte del Consiglio di Stato, di “bluff” da parte del governo volto ad ammorbidire l’Imu alla Chiesa. Ieri ha rilanciato in prima pagina con un articolo di Gianluigi Pellegrino, Lo strano modo di applicare il rigore. Dove si parla di “piano ordito e consumato” dall’esecutivo aggirando il parere del Consiglio di Stato. E non rispettando le richieste Ue, che chiedeva il versamento dell’imposta da chiunque offra beni e servizi sul mercato. Cliniche e strutture assistenziali, convenzionate e non, possono trovare scappatoie. Quelle accreditate sono esentate se i servizi sono “gratuiti”, “salvo eventuali importi di partecipazione alla spesa previsti per la copertura del servizio” (in pratica, il ticket). Se invece non sono convenzionate con il sistema sanitario nazionale, per godere dell’esenzione la retta deve essere simbolica, non oltre la metà della media di mercato.
Anche per le scuole, aver prospettato l’esenzione a fronte di una retta “simbolica” tale da coprire “una frazione del costo effettivo del servizio” si presta a mille interpretazioni. Smentendo anche qui il carattere di gratuità del servizio. Per alberghi, attività ricreative, sportive, culturali, si parla sempre di esenzione nel caso di prezzo non superiore alla “metà dei corrispettivi medi”: “una porta spalancata, anche qui”, rimarca Repubblica, “ad abusi e scappatoie”.
Ci sentiamo di condividere le parole usate da Pellegrino, che riconosce il serbatoio di solidarietà e servizi che viene dal mondo cattolico e dagli enti no profit. Ma al contempo ricorda che esiste una netta distinzione tra strutture che fanno solo beneficenza (meritevoli di esenzione) e quelle che hanno dei ricavi però pretendono di non pagare l’Imu come le altre perché parte degli introiti “andrebbero (in teoria) in un complessivo gruppo che fa anche beneficenza”.
Non si possono confondere questa due attività per mantenere privilegi. Anche perché “a questo punto la beneficenza non la fanno loro ma noi cittadini”, aggiunge il giornalista. In realtà i cittadini — anche atei e agnostici — già la fanno senza saperlo. Ad esempio, quando parte del loro otto per mille viene assegnato senza che lo scelgano alla Chiesa cattolica, che ne utilizza una minima parte per opere di bene. Solo che poi, ad ostentare bontà con tanto di spot pubblicitari frutto di una chiara strategia di marketing, pagati cifre esorbitanti, è la Chiesa stessa. Ma sempre con i soldi altrui. Un discorso che non solo i ’soliti’ anticlericali fanno da tempo, ma che sempre più persone iniziano a comprendere e per cui si indignano, visto lo sbilanciamento a favore delle gerarchie ecclesiastiche specie in un periodo di crisi come questo.
Mentre tentenna per la Chiesa regalandole di fatto un anno di esenzione, il governo ha invece subito ripristinato la vecchia Ici per la prima casa per tutti gli altri contribuenti già per il 2012, senza scappatoie. E questo nuovo regolamento per il 2013 lascia immensi spazi di interpretazione discrezionale. Inoltre, le case in cui abitano vescovi e sacerdoti non pagano l’imposta, essendo assimilate alle “pertinenze” degli edifici di culto.
Il rischio di una multa, dopo la procedura di infrazione avviata dalla commissione europea per distorsione della concorrenza, non è ancora scongiurato. E rivela un approccio tutt’altro che ‘europeista’: nonostante Mario Monti si presenti come uomo delle istituzioni internazionali, pur di compiacere le gerarchie vaticane rischia di allontanare ancora di più l’Italia dall’Europa ed esponendola, secondo stime, al pagamento di circa tre miliardi di euro di multa.
A fronte delle strategie dubbie e poco trasparenti messe in campo dal governo ‘clerical-tecnico’ dietro le quinte per favorire la Chiesa in contrasto con il Parlamento, il pericolo è che il gioco politico non regga. A farne le spese come al solito saranno i cittadini, costretti magari a pagare sia l’ammenda comunitaria, sia una ‘tassa sull’Imu’ al posto di chi questa imposta non vuole proprio pagarla.