I giudici supremi spagnoli hanno bocciato il ricorso presentato nel 2005 dal Partito Popolare dell'allora leader e ora primo ministro Mariano Rajoy. La normativa divenne il simbolo delle politiche di uguaglianza e della protezione dei diritti di cittadinanza del primo governo Zapatero
La Corte Costituzionale spagnola ha dato il ‘via libera’ alle ‘nozze gay‘ bocciando un ricorso presentato nel 2005 dal Partito Popolare, contro la legge approvata dal governo socialista di Jose Luis Zapatero. Il tribunale ha stabilito che la legge contestata è costituzionale, legittimando così una norma che ha consentito finora la celebrazione di quasi 23mila unioni tra persone dello stesso sesso. Secondo fonti del Tribunale, la decisione è stata adottata con 8 voti a favore e 3 contrari.
Nel suo ricorso, il Partito Popolare (Pp) sosteneva che la legge che regolamenta le nozze gay snatura “l’istituzione fondamentale del matrimonio”, così come inteso finora, creando un vulnus all’articolo 32 della Costituzione, secondo cui sono “l’uomo e la donna” che “hanno diritto di contrarre il matrimonio con piena uguaglianza giuridica”. In particolare l’allora leader dell’opposizione e ora primo ministro Mariano Rajoy, presentò il ricorso alla suprema corte sia contro la polemica riforma del codice civile che riconosceva le nozze fra coppie dello stesso sesso che contro il diritto all’adozione, introdotto dalla normativa.
Il premier Rajoy ha detto che il suo partito è contrario all’utilizzo della parola ‘matrimonio’ nella legge, ma prima di conoscere la decisione della Corte Costituzionale, il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz-Gallardón, aveva anticipato che il governo non modificherà la normativa vigente. Il ministro ha riconosciuto che la sentenza “convalida che l’unione fra persone dello stesso sesso rientra nella concezione di matrimonio raccolta nel testo costituzionale, stabilendo una dottrina vincolante”. La normativa, pioniera in materia, nel 2005 divenne il simbolo delle politiche di uguaglianza e della protezione dei diritti di cittadinanza dell’esecutivo socialista di Zapatero. La Spagna fu allora il quarto Paese nel mondo a riconoscerle, dopo Olanda, Belgio e Canada e il suo esempio è stato seguito da una decina di Paesi. La sentenza della Corte costituzionale avalla in toto la normativa, anche se le motivazioni saranno rese note nei prossimi giorni.
La sentenza è stata celebrata in diretta da un concentramento organizzato dai collettivi di omosessuali, al quale hanno partecipato famiglie e gente comune, a Puerta del Sol, fra sventolii di bandiere arcobaleno. L’incertezza e la preoccupazione di finire in un limbo giuridico, in caso venisse accolto il ricorso del Pp, ha pesato come una spada di Damocle sulle coppie gay che in questi sette anni si sono unite in matrimonio ed hanno adottato figli.
Oltre 4.573 coppie gay si sono sposate nel solo 2006 e, da allora, una media di 3mila l’anno, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica. La media è aumentata del 21,5% lo scorso anno, fino a quota 3.880, dal momento, per il timore che potesse prosperare il ricorso davanti alla Corte Costituzionale. “Il minimo è che il Pp chieda scusa per la minaccia velata, permanente, che ha fatto gravare sui cittadini”, ha dichiarato la portavoce del Psoe, Elena Valenziano, nel commentare la sentenza con i media. “E’ una sentenza giusta e rappresenta un grande passo avanti, senza ritorno, sulla strada dei diritti civili”, ha commentato alla radio Cadena Ser Ernesto Gasto, consigliere socialista di San Sebastian, nel Paese Basco, che è stato il primo politico spagnolo a convolare a nozze con il consigliere socialista Inigo Alonso, di Lasarte, in Guipuzocoa, nel settembre del 2005. “Abbiamo diritto ad essere felici. Questo è un grande giorno per il nostro Paese”, ha assicurato Gasto, senza poter trattenere lacrime di commozione.
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