martedì 6 novembre 2012

Conferme sui Neanderthal: erano destrìmani e sapevano parlare

L’Uomo di Neanderthal non finisce di stupirci. Le scoperte su questo nostro antico progenitore continuano a sovrapporsi, riservandoci novità interessanti, aggiungendo sempre qualche tassello in più al quadro d’insieme della conoscenza, sempre meno generalizzata e più definita, di questo nostro lontano – anche se non più di tanto – “cugino”.

Resti di scheletri completi sono oggi a disposizione degli studiosi, miniere di informazioni realmente preziose, fonti di confronto fra studiosi e cultori della materia.
Uno dei più importanti di questi resti, anche se incompleto, fu scoperto nel 1957 in Francia, in fondo ad una lunga galleria di una cava a circa 800 metri dalla famosa Grotta di Lascaux.
Consiste in resti scheletrici della parte superiore di un corpo, inumato intenzionalmente assieme ad ossa di orso e di cervo.
 
L’individuo, mancante peraltro del cranio, del bacino e degli arti inferiori, fu soprannominato “Regourdou”, dal nome della località vicina al sito. Due decenni fa alcuni ricercatori esaminarono le ossa del braccio di Regourdou, traendo opportune conclusioni preliminari sull’arto destro che oggi sono state riprese e ulteriormente approfondite.
 
“Era rimasta la mandibola e una parte di ossa della sezione superiore del tronco. A noi interessavano quelle su cui poggiava la base cranica” ha precisato David Frayer, professore di Antropologia presso l’Università del Kansas. “Più di vent’anni fa alcuni studiosi avevano esaminato i resti e avevano verificato che l’individuo in questione aveva la mano destra più robusta, conclusione cui si era giunti in base alle tracce lasciate dalle impronte muscolari sul braccio destro, che risultavano più marcate rispetto a quelle sul braccio sinistro”.
 
La proprietà di poter usare una mano piuttosto di un’altra è una caratteristica prettamente umana ed è segno di una lateralizzazione cerebrale, vale a dire una specializzazione di uno dei due lobi del cervello.
 
Ora, è noto che il lobo sinistro del cervello presiede al controllo della parte destra del corpo e in un essere umano è anche sede del centro del linguaggio.
Da questa constatazione si può ragionevolmente estrapolare che se i Neanderthal erano destrìmani, cioè usavano principalmente la mano destra, come l’80 per cento degli esseri umani moderni, e se questo era in stretto rapporto con uno sviluppo maggiore della parte sinistra del cervello, era legittimo supporre che questi individui avrebbero anche potuto essere in grado di articolare delle parole al posto dei suoni o dei versi tipici degli altri animali. In altri termini, si può a ragione ritenere che i neandertaliani abbiano avuto la capacità di sviluppare una forma di linguaggio simile a quello degli umani moderni.
 
A queste conclusioni è arrivato il nuovo studio congiunto di Frayer e del team internazionale guidato da Virginie Volpato, ricercatrice dell’Istituto Senckenberg di Francoforte, in Germania, che, dopo aver osservato con attenzione la robustezza delle braccia e delle spalle e averla rapportata con le angolazioni dei graffi sui denti, ha confermato che Regourdou era destrìmano.
 
Lo studio sulla dentatura, infatti, ha posto in evidenza un andamento particolare dei graffi sulla parte interna dei denti, tutti orientati obliquamente nello stesso verso. Questi segni sono la dimostrazione del modo in cui il Neanderthal si cibava, strappando la carne a morsi con bruschi movimenti della mascella (la sua terza mano) in un unico verso, mentre tratteneva il pezzo di carne con la mano sinistra, tagliandolo con la destra.
 
“Tirare il cibo con la mano sinistra e tagliarlo con la destra lascia graffi obliqui in una particolare direzione, se l’utensile colpisce per caso un dente”, conferma il professor Freyer.
 
“Abbiamo graffi sui denti di altri neandertaliani, ma in tutti i casi finora osservati si trattava di denti isolati o di denti in mandibole non connesse direttamente con altro materiale scheletrico”, ha aggiunto Frayer. “Questa è la prima volta che siamo stati in grado di controllare il verso dei graffi sui denti di una mascella rinvenuta insieme agli arti superiori dello stesso individuo e così abbiamo potuto fare un’analisi più accurata delle braccia, della clavicola, dell’omero, del radio e dell’ulna, dal momento che li avevamo per entrambe le braccia. Abbiamo controllato lo spessore corticale ed eseguito altre misurazioni biomeccaniche. Tutti gli esami hanno confermato che l’intero impianto scheletrico era più robusto nella parte destra rispetto alla sinistra”.
 
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista PLos ONE.
 
Anche riguardo la correlazione tra lateralità della mano e lateralità del cervello Frayer non ha dubbi: “Questa correlazione sta a dimostrare che il cervello umano era costituito in un modo “moderno” già da mezzo milione di anni e da allora la struttura non è cambiata”, asserisce lo studioso. “Non c’è ragione di sospettare quindi che questa struttura possa risalire ancora più lontano nel tempo e che il linguaggio abbia quindi radici molto antiche”.

Leonardo Debbia
6 novembre 2012

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